Oggi, 3 dicembre, è la Giornata Internazionale delle persone con disabilità, istituita nel 1981 dall’ONU.
Purtroppo a Roma non pare esservi traccia di questa ricorrenza, e dire che la città come livello di rispetto dei diritti dei disabili è a livelli infimi.
In passato abbiamo così parafrasato il detto di Voltaire:
“Il grado di civiltà di una città si può misurare osservando le condizioni che riserva ai portatori di disabilità“.
Con un tale metro, Roma si classificherebbe senza dubbio agli ultimi posti di un’eventuale classifica di civiltà, ma la cosa non appare riguardare la nuova amministrazione capitolina.
Non solo infatti sul sito internet del Comune di Roma non vi è traccia della ricorrenza odierna, ma non è neanche chiaro chi dovrebbe occuparsi dei temi legati alla disabilità nell’ambito della nuova amministrazione. In quella uscente c’era la figura del “disability manager“, seppur non se n’è cavato granché, mentre nella nuova non pare che la delega sia stata assegnata a qualcuno esplicitamente.
Un altro brutto segnale del livello di disinteresse del sindaco Gualtieri al tema è dato dall’assenza nelle linee programmatiche, approvate dall’Assemblea Capitolina lo scorso giovedì 19 novembre, di una sezione dedicata ai diritti dei disabili, così sistematicamente violati a Roma.
A nostro avviso la violazione quotidiana dei diritti dei disabili non può che essere una delle priorità della nuova amministrazione e tanta disattenzione va segnalata e superata.
Per fare la nostra pur insignificante parte, rilanciamo la lettera aperta a tutte le istituzioni che un cospicuo numero di rappresentanti di associazioni ha redatto e pubblicato.
Ne segnaliamo il contenuto sulla pagina dell’associazione Égalité, animata da Dario Dongo che già in passato ha fatto parlare di sé, e ne riprendiamo l’incipit ed i punti salienti qui di seguito:
“Chiediamo alle Istituzioni e alla società civile di affrontare la Giornata internazionale delle persone con disabilità con responsabilità. 15 anni sono passati, dall’adozione della UN Convention on the Rights of Persons with Disabilities (CRPD), ma la sua attuazione in Italia è ancora di là da venire.
Guardiamo oggi alla ricostruzione che attende l’Italia dopo il Covid-19, per chiedere l’inclusione effettiva dell’ampia comunità dei disabili – pari al 5,2% della popolazione italiana, 1 su 6 a livello globale (1) – in ogni progetto d’interesse collettivo. Infrastrutture, beni e servizi pubblici e privati.
Le priorità che vogliamo sottolineare:
1) BARRIERE (ARCHITETTONICHE MA NON SOLO) E AUTONOMIA
2) INCLUSIONE
3) CAREGIVER
4) SORDITÀ
5) DIGNITÀ”
Qualche giorno fa Dario Dongo è stato protagonista di un nuovo episodio di discriminazione, avendo dovuto affrontare con la sua sedia a rotelle una scala della fermata metro Cipro, supportato dall’aiuto di un’altra persona.
In quell’occasione lo stesso Dongo ha dichiarato:
“Una vergogna che prosegue indisturbata e impunita, la sistematica inaccessibilità delle fermate delle metropolitane di Roma Capitale. Attendiamo dal nuovo sindaco Gualtieri un cambio di rotta, con un intervento deciso nei confronti dei vertici di Atac“.
Decisamente sì, pur appena insediato, occorre già un cambio di rotta del nuovo inquilino del Campidoglio, se non altro nella considerazione che meritano i diritti delle persone con disabilità a Roma.
Cominciare a riconoscerli e a dargli la giusta importanza è il primo passo per sperare di poterli pian piano risolvere.