A Roma la normativa in materia di Occupazioni di Suolo Pubblico (OSP) “emergenziali”, ossia concesse per sopperire ai distanziamenti causa COVID19, è stata disegnata e applicata come peggio non si poteva fare.
Quando il testo predisposto dall’allora assessore Andrea Coia è stato approvato dall’Assemblea Capitolina noi abbiamo parlato di introduzione del “far west” a Roma e i fatti ci hanno dato ragione.
Se infatti l’estensione della possibilità di allestire arredi esterni ha dato la possibilità a moltissimi locali di ricominciare a lavorare quasi normalmente, la cosa è avvenuta senza nessunissimo controllo, col risultato che ognuno ha messo in strada quello che ha voluto, sia in termini di posizionamento che di ampiezza.
Si sono ad esempio sequestrati interi marciapiedi o passaggi pedonali senza che la Polizia Locale abbia mai avuto la possibilità di intervenire, stante la mancanza per i locali del titolo di concessione. La presentazione di un numero esorbitante di nuove concessioni (oltre 3.000 nel solo Municipio I) ha infatti reso impossibile per gli uffici commercio la verifica delle pratiche, col risultato che si è totalmente perso il controllo della situazione.
Tutto ciò è inoltre avvenuto a costo zero per i locali, essendo stati sospesi i canoni di concessione fino al 31 dicembre di quest’anno. Se questa cosa poteva essere comprensibile in un primo momento, consentendo ai locali di recuperare una parte delle perdite subite con le lunghe chiusure, man mano che si va avanti diviene sempre più un privilegio ingiustificato e riservato ad una sola categoria di esercenti.
Ripresa in gran parte l’attività per la maggioranza dei locali, non si vede infatti perché gli si debba concedere una nuova esenzione dal canone OSP, considerato anche che le tariffe sono di per sé già alquanto ridicole; nelle aree di maggior pregio il costo è infatti di circa 80 centesimi di euro al metro quadrato al giorno, una quisquillia insignificante per qualsiasi locale.
Nonostante ciò, il governo nazionale pare intenzionato a prorogare l’esenzione del canone OSP fino a fine marzo 2022, ma addirittura c’è chi vorrebbe estendere la misura a tutto il 2022!?!
E tra costoro c’è la non rimpianta ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, che scrive di portare avanti questa battaglia da anni ascoltando le richieste dei ristoratori.
Che la Raggi ascolti le richieste dei ristoratori e se ne faccia portatrice nelle diverse sedi non c’è nulla di male, trattandosi di legittima attività di lobbying.
Quello che è meno buono è che ella questa cosa la faccia da anni, anche quando era sindaca, dimenticandosi evidentemente di tutti gli altri operatori commerciali che, colpiti anch’essi dalle chiusure causa COVID19, non hanno praticamente ricevuto nulla dal Comune.
A dimostrare l’assurdità di questa cosa c’è l’emblematico esempio di piazza Campo de’ Fiori, un luogo dove la quasi totalità delle attività commerciali sono di somministrazione.
Tutti i locali presenti sulla piazza hanno abbondantemente usufruito degli ampliamenti OSP emergenziali e, considerati gli affollamenti che da sempre caratterizzano il luogo, si direbbe che essi non dovrebbero avere alcun problema a ricominciare a pagare i risicati canoni OSP; siamo anzi abbastanza sicuri che sarebbero ben felici di farlo a patto che gli ampliamenti vengano resi permanenti.
Ma su piazza Campo de’ Fiori c’è anche una piccola libreria, Fahrenheit 451, che “Dal 1989 in Campo de’ Fiori, sotto l’ombra eretica di Giordano Bruno svolge la sua attività di spaccio trionfante di libri nuovi e rari“. Nella quasi totale omologazione dei locali della piazza, questa libreria rappresenta un avanposto di cultura che meriterebbe di essere preservato ed anzi incentivato, se non addirittura premiato.
Ovviamente anche la libreria Fahrenheit 451 ha subito grosse perdite per la chiusura prolungata, perdite per un’attività come questa difficili da recuperare, ma l’amministrazione capitolina per esercizi come questo non ha previsto assolutamente nulla. Probabilmente alla libreria è arrivato un qualche minimo ristoro previsto dal governo nazionale e niente più.
È dall’inizio della pandemia che facciamo notare questa evidente sproporzione tra gli aiuti destinati agli esercizi di somministrazione, svariate decine di milioni, e il nulla dedicato a tutti gli altri esercizi commerciali, ai quali fu dedicata la ridicola iniziativa #RomaRiapre di cui non si è saputo più nulla.
Non contenta di aver causato la chiusura di chissà quante attività commerciali, non avendo previsto nulla per aiutarle a stare a galla nel momento più difficile della pandamia, l’ex sindaca continua ad impegnarsi per far piovere sempre di più dov’è già abbondantemente bagnato e dove la normativa approvata dalla sua amministrazione ha già causato un caos che occorreranno anni per riportare sotto controllo.
Ci eravamo ripromessi di abbandonare nel dimenticatoio quella che è stata senza ombra di dubbio il peggior sindaco dell’era moderna a Roma, ma ci vediamo costretti a rievocare il personaggio nel momento in cui appare continuare a far danni alla città.
Chi ha ricoperto il ruolo di sindaco, nel momento in cui non viene riconfermato alle successive elezioni, ben farebbe a passare la mano a qualcun altro e ad occuparsi d’altro. Virginia Raggi invece, evidentemente in mancanza di altro a cui dedicarsi, sembra voler continuare a seguire le cose di Roma nonostante la sonora bocciatura rifilatale dai romani.