A fine marzo scorso il TAR ha annullato la delibera con cui nel 2014 il Comune di Roma aveva approvato la variante al progetto di parcheggio interrato di via Giulia.
Non sono chiare le conseguenze che un tale pronunciamento potrà avere, considerato che il parcheggio è stato nel frattempo ultimato ed è operativo da mesi. Rimane il fatto che la tesi che alcune associazioni di cittadini hanno portato avanti per anni, cercando inutilmente di convincere della cosa il Comune ed il Municipio, è stata confermata dal TAR. In pratica risulta così assodato che il parcheggio “interrato” di largo Perosi – via Giulia non è per niente interrato ma emerge da un lato di oltre 3 metri.
E dire che bastava dargli un’occhiata alla struttura del parcheggio per capire che esso è tutt’altro che completamente sottoterra, ma evidentemente certe istituzioni rispondono ad altre dinamiche che la mera realtà dei fatti.
La storia di questo parcheggio è lunga e travagliata. Proviamo a delinearne di seguito i punti salienti.
Di un parcheggio interrato nell’area di Largo Perosi – via Giulia si cominciò a parlare nel lontano 2008; a febbraio di quell’anno l’allora Sindaco Veltroni firmò l’ordinanza che vi autorizzava la costruzione di un parcheggio interrato da parte di una ditta privata.
Quando la ditta che si aggiudicò la concessione iniziò gli scavi iniziò un dibattito pubblico sull’opportunità di costruire un parcheggio interrato in un’area tanto particolare, soprattutto considerando che si trattava di un progetto che non prendeva in alcuna considerazione la sistemazione di superficie. La proposta della ditta prevedeva infatti tre piani di parcheggio interrato lasciando al di sopra una non meglio definita spianata.
La cosa che a molti risultò anomala fu proprio questo intervenire parzialmente in un’area che aveva subito nel 1939 la demolizione di due palazzi, Lais e Ruggia, primo passo del progetto che doveva portare alla realizzazione di un ampio corridoio dal centro di Roma al Gianicolo. Il progetto non fu però portato avanti per il sopraggiungere della guerra e la ferita inferta alla continuità delle costruzioni di via Giulia non fu mai rimarginata. L’area rimase quasi abbandonata, finendo con l’accogliere un parcheggio di superficie ed un deposito di mezzi della nettezza urbana.
Per sostenere la necessità di rivedere le modalità d’intervento in via Giulia, ed in assenza di una qualsiasi interlocuzione al riguardo da parte del Comune di Roma, nell’aprile 2010 le associazioni che si riconoscono nel Coordinamento Residenti Città Storica organizzarono un convegno pubblico in cui intervennero urbanisti, architetti, geologi, ingegneri, tutti professori universitari. Nel convegno fu affrontato l’intervento previsto in via Giulia sotto molteplici aspetti, arrivando alla conclusione che in un luogo tanto delicato non si poteva intervenire con un progetto parziale ed improvvisato. I relatori del convegno firmarono quindi un appello all’allora Sindaco Alemanno chiedendo:
“… DI VOLER PROCEDERE A UNA SOSPENSIVA DEI LAVORI DI CANTIERE CHE PERMETTA DI INDIVIDUARE, CON LA PIU’ AMPIA PARTECIPAZIONE DELLA CITTADINANZA E DELLA COMUNITA’ SCIENTIFICA, UN PROGRAMMA DI INTERVENTO ADEGUATO IN QUEST’AREA COSI’ DELICATA DELLA ROMA ANTICA.”
L’idea che molti cittadini avevano, e che tutti gli studiosi coinvolti sposarono, era che fosse imperdonabile non cogliere l’occasione per dare finalmente una sistemazione complessiva a quell’area, quand’anche si fosse deciso dell’utilità di farci stare un parcheggio interrato.
Va detto che in molti dubitavano della reale utilità di un parcheggio in quel luogo come soluzione alla sosta selvaggia che da sempre ha riguardato le strade dell’area, via Giulia inclusa. Se infatti da una parte si professava che i posti auto realizzati sarebbero stati “pertinenziali”, ossia acquistabili solo dai proprietari di immobili della zona, dall’altra il concetto di “pertinenzialità” era stato esteso a tutto il territorio cittadino; in questo modo i posti auto del parcheggio avrebbero potuto essere acquistati da qualunque proprietario immobiliare di Roma, vanificando gli sforzi per spedire nel sottosuolo le auto in sosta su via Giulia e dintorni.
Purtroppo, senza grande sorpresa, l’appello che scaturì dal convegno del 2010 fu ignorato da Alemanno e gli scavi della ditta concessionaria proseguirono, portando nel 2011 alla scoperta delle “scuderie di Augusto”.
Quello che fu giudicato un ritrovamento di grande importanza portò ad una prima revisione del progetto, con la dittà che si vide costretta a limitare il parcheggio e per recuperare lo spazio preso dai reperti propose costruzioni di superficie (albergo, appartamenti ed urban center). Il nuovo progetto ricevette il parere positivo delle Soprintendenze ma la mobilitazione di cittadini e associazioni spinse l’allora ministro Bray ad intervenire per bloccare tutto.
Non volendo evidentemente rischiare oltre, la ditta presenta allora un nuovo progetto di parcheggio da loro definito “interrato”, che recupera lo spazio occupato dai reperti incrementando di un piano la costruzione, da tre a quattro, aumentandone così l’altezza sia in profondità, finendo al di sotto della falda, che in superficie, non potendo quindi più essere completamente interrato.
Nonostante i rilievi che i comitati cittadini fanno fin da subito sul nuovo progetto, affermando che esso presenta notevoli differenze rispetto a quello originariamente approvato per cui necessita di una nuova Valutazione d’Impatto Ambientale, il Comune nel luglio 2014 lo approva e dà il via libera alla ditta per la sue realizzazione.
Nel 2014 vi è anche un’iniziativa del Municipio I, che decide di lanciare un processo partecipativo per decidere la sistemazione di superficie dell’area del parcheggio. Cittadini ed associazioni vi partecipano, nella speranza di riuscire a convincere il Municipio che il parcheggio non sarebbe stato interrato e che quindi più che decidere della superficie, con tutti i vincoli che una struttura come il parcheggio non-interrato pone, va rivalutato il progetto complessivo alla luce delle modifiche apportate. Ma i rappresentanti del Municipio non vogliono sentire ragioni: il loro processo partecipativo era circoscritto alla sistemazione di superficie e solo di ciò bisognava parlare. Tale processo porta quindi a decidere per un giardino soprastante il parcheggio ignorando il fatto che la struttura del parcheggio, tutt’altro che interrata, non consentirà di installare alberi di alto fusto, non potendo avere una sufficiente profondità di terreno.
Nell’autunno del 2016 infine il parcheggio apre al pubblico, confermando i timori di coloro che fin dall’inizio avevano detto che esso non sarebbe servito ad eliminare la sosta selvaggia di superficie. La stragrande maggioranza dei posti auto disponibili sono infatti tutt’altro che pertinenziali, anche per l’elevato costo di acquisto, ed è la ditta stessa che pubblicizza l’utilizzo del parcheggio da parte dei non residenti (offrendo la sosta ad ore, abbonamenti e convenzioni aziendali). Insomma un parcheggio attrattore di traffico anziché un’occasione per liberare una parte del centro storico dalla sosta selvaggia.
Il problema più evidente è però al momento la sistemazione di superficie che continua a mancare, con il Municipio che accusa il Comune di non voler dare l’assenso definitivo alle risultanze del processo partecipativo ed il Comune che non appare prendere posizione alcuna.
Il risultato finale di questo intervento iniziato in maniera superficiale e condotto in modo irresponsabile da tutte le istituzioni coinvolte è un pressoché inutile parcheggio semi-interrato che però ha messo una pietra tombale su qualsiasi possibilità di dare una sistemazione decorosa a via Giulia nella parte che subì gli sventramenti del 1939.
Intervenire in centro storico con tanta insipienza e miopia anziché risolvere problemi ne causa di nuovi. Si sarebbe potuto lanciare un concorso di idee internazionale per trovare la migliore sistemazione possibile a quella parte di via Giulia, includendovi anche la necessità di realizzarci un parcheggio, se proprio si fosse dimostrato necessario. Ed invece si è concessa l’area ad un privato senza curarsi minimamente di come essa si sarebbe presentata ad intervento ultimato.
I cittadini la pochezza ed i rischi dell’intervento li avevano colti fin dall’inizio e ci hanno rimesso soldi propri per cercare di far valere le proprie ragioni davanti al TAR, al solo scopo di far valere il bene comune mentre le istituzioni non si è capito bene quale bene abbiano fatto (anche se è facile intuirlo).
Peccato che la sentenza del TAR sia giunta a cose già fatte, come troppo spesso accade, ma soprattutto è un peccato mortale che largo Perosi e quel tratto di via Giulia siano condannati a rimanere un non-luogo per l’invadente presente del parcheggio semi-interrato.
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