Dello stravolgimento del commercio a Roma, in centro storico ma anche negli altri ambiti cittadini, avevamo parlato la prima volta ad ottobre 2015, al tempo della caduta della Giunta Marino. In quel pezzo avevamo descritto come sfruttando le normative esistenti a tutela degli esercizi artigianali si stava in realtà riempiendo la città di minimarket, attività alimentari di vario genere e negozi di souvenir, sostituendo così il commercio tradizionale con esercizi di bassissima qualità ed enorme impatto visivo.
Del problema fu interessato anche il commissario Tronca, che però decise di non occuparsene, e la patata bollente se la ritrovò l’attuale amministrazione.
Il tentativo di modifica della normativa per vietare l’apertura di nuove attività “food” in centro storico ed altri ambiti, promosso dalla consigliera municipale Nathalie Naim e dall’on. Orlando Corsetti, benché sostenuto da molte associazioni di cittadini non è stato accolto dall’attuale amministrazione, con la motivazione che era allo studio un provvedimento diverso.
Ebbene per una volta pare si possa dire che l’amministrazione sia stata di parola ed abbia predisposto in tempi ragionevoli un provvedimento che alla prima, seppur sommaria, descrizione che ne viene data sembrerebbe possa efficacemente affrontare il problema.
“Mai più ‘negozi-suk’ nel Centro Storico di Roma, con vetrine e ingressi utilizzati come magazzini per l’esposizione delle merci. Stop anche a insegne di cattivo gusto con schermi luminosi e led. Via libera a precisi criteri di qualità per le attività artigianali e di vendita al dettaglio di prodotti alimentari, con misure per frenare il proliferare dei minimarket.”
Questo l’incipit del lancio dell’agenzia di stampa Omniroma che presenta il provvedimento approvato in Giunta. Il fatto che tale provvedimento si fondi sulla distinzione tra tre diversi ambiti geografici, Città Storica, Ambito intermedio e Sito Unesco, con tutele e controlli diversi, fa pensare ad un lavoro ben fatto, che cerca di dare risposte differenziate a realtà tra loro diverse.
Ancora da Omniroma:
“Tra le più importanti novità del provvedimento c’è lo stop all’apertura di nuove attività di vicinato alimentare, sia artigianali che di vendita al dettaglio, in tutti i rioni dell’area Unesco: il divieto durerà tre anni dall’entrata in vigore del regolamento. Prevista la revisione biennale degli indici di saturazione per la verifica di eventuali mutamenti ed il conseguente mantenimento o meno del divieto di apertura di nuove attività.”
“Laddove consentite, invece, le nuove attività di vendita al dettaglio di prodotti alimentari dovranno … assicurare la provenienza certificata dei prodotti, l’etichettatura e identificazione al fine di agevolarne la rintracciabilità secondo la normativa vigente in materia…
Per le attività artigianali le prescrizioni di qualità prevedono l’uso esclusivo di prodotti di provenienza certificata, escludendo precotti e surgelati; …
La disciplina di adeguamento delle attività già in esercizio sarà graduale: obbligo di mettersi in regola entro 12 mesi dall’entrata in vigore del provvedimento; di 6 mesi in relazione alle prescrizioni sul decoro.”
Accogliamo quindi l’approvazione in Giunta di questo provvedimento come un fatto positivo, riservandoci di valutarne tutto il merito quando sarà disponibile il testo e soprattutto verificando quello che accadrà in Assemblea Capitolina al momento della sua approvazione.
Questa iniziativa, sollecitata fin dai tempi dell’amministrazione Marino da associazioni e politici, è stata intrapresa dall’assessore Meloni che ancora una volta ha dimostrato di essere l’unico esponente dell’amministrazione in carica capace di ascoltare i cittadini, di verificare la fondatezza delle loro richieste e di cercare di dare risposta ai problemi da loro sollevati.
La capacità di ascolto critico l’assessore Meloni l’ha dimostrata rifiutandosi di sposare, giusto o sbagliato che fosse, il tentativo di modifica normativo portato avanti dall’on. Corsetti e dalla consigliera Naim, ma mettendo al lavoro il suo staff per predisporre un provvedimento che provasse a dare una soluzione al problema sollevato e che solo uno stolto poteva non riconoscere.
C’è un punto fondamentale della nuova normativa che poi è il problema centrale a Roma: il tema dei controlli. Le nuove norme prevedono controlli serrati per tutte le attività commerciali esistenti e tali controlli se effettuati con gli standard soliti romani equivalgono al nulla più assoluto. Ci sarà quindi bisogno di squadre specializzate di agenti di Polizia Locale, efficaci e motivati a reprimere gli abusi, e uffici commercio nei Municipi in grado di lavorare le numerose pratiche sanzionatorie che prevedibilmente verranno emesse, soprattutto nel primo periodo.
Solo in Municipio I, dove è localizzato un numero monstre di attività commerciali, ci sarà da aspettarsi una valanga di sanzioni da lavorare da parte di un ufficio commercio che già oggi è sovraccarico di lavoro e drammaticamente sotto organico.
Speriamo sinceramente, e contiamo, che l’assessore Meloni ed il suo staff abbiano pensato anche a questi aspetti che se ignorati porterebbero al fallimento della migliore delle riforme.
Rileviamo quindi con soddisfazione, ancora una volta, che l’assessore Meloni si conferma come l’unico elemento della Giunta che si dimostri in grado di fare il proprio mestiere, analizzando la realtà cittadina e cercando di dare risposte concrete e meditate ai problemi.
Se solo gli altri assessori della squadra Raggi imparassero da Adriano Meloni a non aver paura di ascoltare i cittadini, si risparmierebbero gran parte delle figuracce di cui riempiono le cronache, ed i loro social, e riuscirebbero a capire da dove cominciare per riformare veramente Roma. Ma d’altronde il coraggio o ce l’hai o nessuno può dartelo.