Parigi dice addio ai monopattini in sharing. Roma prova a regolamentarli

Nella capitale francese un referendum ha detto no al caos. Dal 1 settembre i "trotinette" non saranno più in strada. Ma non tutti sono d'accordo
La corsia riservata alle due ruote a rue de Rivoli (Parigi)

 

Anche a Roma si sono tenuti referendum su questioni cittadine ma l’esito non è stato tenuto in considerazione dalla politica. Ad esempio quello sulla messa a gara del trasporto pubblico (erroneamente definito privatizzazione di Atac) fu votato da 400 mila persone nel novembre del 2018 eppure la Sindaca dell’epoca, Virginia Raggi, proseguì come un treno nell’affidare ad Atac il servizio. Si è comportata diversamente la Sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, che lunedì ha preso atto del referendum sui monopattini e ha stabilito che dal prossimo 1 settembre lo sharing dei piccoli mezzi a due ruote cesserà.

La consultazione popolare era stata voluta dalla stessa prima cittadina che non aveva mai fatto mistero di essere preoccupata per il caos provocato dai monopattini ma ha preferito che a decidere fossero i parigini i quali domenica hanno votato per eliminarli definitivamente. Non mancano le polemiche perché alle urne si sono recate poco più di 100 mila persone, neanche l’8% del corpo elettorale, un numero che alcuni considerano troppo esiguo per prendere decisioni così rilevanti.

Nella realtà, in democrazia, se non sono stabiliti dei quorum, anche una percentuale ristretta di elettori decide per gli altri e dunque la Hidalgo ha accettato di buon grado l’esito del referendum. Meno entusiasta il ministro dei Trasporti francese, Clément Beaune che spingeva più per una regolamentazione severa: “Se ben organizzati possono essere una chance“, ha detto parlando della piccola mobilità urbana. Ma a preoccupare il comune di Parigi è stato il crescente numero di incidenti che vede coinvolti i monopattini con 408 sinistri del 2022, contro i 318 del 2021.

Il caos sulle strade, con l’abbandono dei mezzi su marciapiedi e passaggi pedonali, era stato affrontato già lo scorso anno grazie alla realizzazione di stalli dedicati in ogni strada. Ma è probabile che ciò non sia bastato ai parigini per digerire questa tipologia di trasporto sicuramente invasiva.

E a Roma? Di bandirli totalmente non si parla proprio anzi l’assessore ai trasporti Eugenio Patané, intervenendo sulla drastica scelta parigina, ha spiegato che si tratta di contesti urbani differenti. “Parigi – dice Patané – ha una superficie di 105kmq mentre Roma quasi 1.200“.  Questa storia che sentiamo ripetere da anni, relativa alle dimensioni di Roma, non regge affatto e diarioromano lo ha spiegato più volte. Il territorio di Parigi è enormemente più grande, con una popolazione complessiva di 12 milioni di abitanti. Solo che i francesi – così come gli inglesi, i tedeschi, etc – hanno diviso il territorio delle loro capitali in comuni differenti sebbene facciano parte di fatto di un’unica città. E’ come se a Roma, il quartiere di piazza dei Navigatori facesse parte della capitale e quello dell’Eur fosse un comune a se stante, che non entra nel computo degli abitanti. Insomma, divisioni formali del territorio non devono costituire un alibi per la nostra inefficienza gestionale.

 

Tornando al tema dei monopattini, Patané afferma di considerare “la mobility sharing strategica nell’ottica soprattutto dell’ultimo miglio: da casa alla stazione, dalla stazione all’università, a scuola, a lavoro e in un sistema come quello di Roma i monopattini sono strategici“.

Tanto è vero che a giugno del 2022, il Campidoglio aveva annunciato il nuovo regolamento e un nuovo bando che avrebbe ridotto il numero di mezzi sulle strade. L’obiettivo è vietare il parcheggio selvaggio, il passaggio sui marciapiedi e arginare il caos che è sotto gli occhi di tutti. Il bando è in ritardo rispetto alle date previste ma si farà entro i prossimi mesi e porterà anche alla riduzione degli operatori autorizzati a restare sul territorio. Proprio martedì, la commissione aggiudicatrice ha indicato il 31 maggio come data finale per l’avvio delle procedure.

Dunque Roma e Parigi, le due città gemellate, seguono un percorso diverso in tema di monopattini. Occorre però osservare che Parigi dispone di un vero bike sharing pubblico, diffuso capillarmente su tutto il territorio e dai costi estremamente ridotti, oltre allo sharing privato delle biciclette. Per cui – nonostante l’addio ai monopattini – la capitale francese proseguirà ad essere molto più avanti ed efficiente in tema di micromobilità. Roma – come purtroppo sappiamo – ha abbandonato (forse per sempre) il bike sharing pubblico e cerca di rimediare alla grave mancanza come può. Ma non saranno certo i monopattini a svolgere il ruolo che dovrebbe spettare alle bici condivise.

 

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