Il dibattito sulle Olimpiadi stenta ancora a partire, con il comitato organizzatore che ha tutto l’interesse a dare la cosa per acquisita, la nuova amministrazione che continua ad avere le idee confuse ed i Radicali e Fassina che insistono perché si tenga un referendum in cui siano i cittadini ad indicare la decisione ultima. I Radicali stanno per questo raccogliendo le firme mentre Fassina ha presentato una mozione in Assemblea Capitolina.
Sulla possibilità di tenere il referendum vi sono opinioni discordanti: da una parte il comitato organizzatore dice che non c’è il tempo necessario, dall’altra Radicali e Fassina affermano il contrario.
Su queste pagine abbiamo già avuto modo di presentare le diverse opinioni che abbiano nell’ambito della redazione, tendenzialmente favorevole qui e tendenzialmente contraria qua.
Chi scrive vede l’ipotesi del referendum come quella più ragionevole per prendere una decisione ponderata ed informata. Solo con un referendum infatti si può aver modo di conoscere tutti gli aspetti dell’organizzazione di un’Olimpiade, con particolare riguardo per i costi che tradizionalmente vengono drasticamente sottostimati.
In questi giorni Il Post ha ripreso un articolo del New York Times Magazine dove si racconta di come la città di Boston sia arrivata a rifiutare la candidatura alle Olimpiadi del 2024 (quelle a cui Roma è ancora candidata). La storia ruota attorno alla figura di Chris Dempsey, un consulente che, dapprima favorevole all’evento, ha poi finito per fondare il comitato “No Olimpiadi di Boston 2024”.
Dal pezzo de Il Post:
“Ma per quanto tutto sembrasse a favore dei giochi di Boston, Dempsey racconta che più ci pensava, più l’idea gli sembrava assurda. Per quanto ridotte e sostenibili, le Olimpiadi sono pur sempre le Olimpiadi. Una vittoria della candidatura di Boston avrebbe significato «togliere tempo e attenzione a temi come l’educazione e le abitazioni per i più poveri e spenderlo su questioni come: “Dove andrà il velodromo? Chi lo pagherà?” Per me divenne molto chiaro che, se avesse vinto il Comitato 2024, per i dieci anni successivi l’unico tema su cui si sarebbe discusso sarebbero state le Olimpiadi». Dempsey, invece, ritiene che la città di Boston abbia altri problemi che meritano l’attenzione della politica e della cittadinanza, come ad esempio il suo sistema dei trasporti pubblici in crisi e la mancanza di alloggi popolari.” (grassetti nostri)
Come non pensare che anche a Roma abbiamo ben altri problemi che meritano attenzione e che stentiamo non solo a risolvere ma anche ad affrontare in condizioni normali, senza avere l’assillo di un’organizzazione complessa come quella di un’Olimpiade.
Che dire infatti della questione rifiuti dove ancora stiamo cercando il bandolo nella matassa, con la concreta possibilità di continuare così ancora per mesi, e con la bellezza di 14 inchieste diverse della magistratura nei confronti dell’azienda che i rifiuti li gestisce, con la possibilità che esse di rivelino tutte bombe ad orologeria che una volta scoppiate rimetteranno in gioco ogni eventuale aggiustamento?
Come già detto, chi scrive è tendenzialmente contrario ad organizzare l’evento a Roma ma assolutamente favorevole a che si sviluppi un vero dibattito cittadino che permetta a tutti di farsi un’opinione informata.
Apparentemente a Boston ciò è successo e l’esito è stato di un certo tipo. Conoscere come sono andate le cose lì può magari aiutare ad uscire dalla solita logica italica in cui le grandi decisioni le prendono pochi interessati nelle segrete stanze, con le conseguenze negative che però rimangono sempre a carico della moltitudine silenziosa.