In questi giorni stiamo assistendo ad un ritorno del moralismo da pandemia che avevamo già visto durante il lockdown di marzo e aprile. In quei mesi il cittadino che si riteneva “giusto” restava rigorosamente tappato in casa ed era pronto a criticare chi invece correva al parco o prendeva aria sulla spiaggia. I runner erano considerati gli untori, mentre agli altri sarebbe rimasto il compito di contenere la diffusione del virus. Peccato che tutti gli studi scientifici abbiano dimostrato che le cose non stavano così, ma poco importa.
Questa odiosa supremazia etica si è riproposta nei giorni delle festività natalizie nei confronti di coloro che escono a fare shopping e affollano le vie del centro. Anche in questo caso c’è sempre qualcuno che è pronto a scattare fotografie di viali pieni di gente, senza però spiegare perché anch’egli si trovi nel medesimo luogo. Insomma la responsabilità sull’arrivo o meno della terza ondata è tutta demandata al comportamento degli italiani e non alle scelte della politica nazionale e locale.
Purtroppo i censori di Facebook e Twitter non comprendono che così facendo stanno distogliendo l’attenzione dai reali responsabili e stanno scaricando colpe su chi non ne ha.
Venendo al dettaglio del caso romano, invece di accusare una ipotetica signora Maria che si reca in centro per comprare i regalini alle nipoti sfruttando il cashback che il Governo le ha proposto, sarebbe più utile prendersela con la giunta comunale che ha permesso alla signora di andarci utilizzando l’auto privata.
L’apertura sconsiderata della Ztl nel periodo che notoriamente è il più congestionato dell’anno non poteva che aumentare il caos dentro le Mura Aureliane, mettere più persone a rischio contagio e ingolfare le strade di automobili che non è possibile parcheggiare.
Le scelte popolari e populiste quasi mai coincidono con l’interesse generale. Per assecondare i commercianti del I Municipio si è presa una decisione che sta rendendo più difficile la vita di tutti: residenti e lavoratori del centro, consumatori e anche gli stessi negozianti. Un sondaggio poco affidabile commissionato da Confcommercio a fine settembre avrebbe dimostrato che i romani sarebbero fuggiti dai negozi del centro se non fossero stati riaperti i varchi (l’infografica che segue è stata realizzata dal Messaggero il 30 settembre).
Sulla base di questi dati, la Sindaca Raggi e l’assessore al Traffico, Calabrese, hanno deciso di sospendere la Ztl fino al prossimo 15 gennaio lasciando, per la prima volta negli ultimi 30 anni, che a Natale chiunque potesse raggiungere piazza Venezia o via del Babbuino in macchina. Il risultato è stato drammatico in termini di traffico e inquinamento, ma non ha sollevato minimamente gli affari del commercio, tanto che Romolo Guasco, direttore di Confcommercio Roma, ha stimato il calo del giro di affari del 18% al quale si somma il mancato arrivo dei turisti.
Ma come? Non si era detto che aprendo la Ztl si sarebbe mitigato il danno economico degli operatori? A sostenere questa teoria c’era anche una parte della amministrazione capitolina con Andrea Coia, presidente della Commissione Attività Produttive e Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea Capitolina, schierati per il via libera alle automobili. Sul fronte opposto il presidente della Commissione Mobilità, Enrico Stefàno, che – incredulo per il comportamento dei colleghi di partito – ha ribadito le ragioni del No all’apertura dei varchi.
PIU’ CONTAGI. La riflessione che pochi fanno e che Stefàno richiama in un suo post su Facebook, riguarda l’uso dei mezzi pubblici. Se, infatti, è vero che una parte di romani si è recata nel I Municipio in auto grazie allo spegnimento delle telecamere, è anche vero che un’altra (imponente) parte ha proseguito ad usare i mezzi pubblici. E proprio costoro hanno risentito maggiormente del caos traffico e, servendosi di autobus più lenti, sono stati esposti a rischio di maggior affollamento sui mezzi e quindi di contagio.
Il meccanismo è ben spiegato da MetroxRoma che in un articolo molto intelligente, ha dettagliato il funzionamento dei mezzi pubblici in una zona centrale prendendo ad esempio la linea 40, una delle più frequentate di Roma.
Scrive MetroxRoma: “Con la ZTL chiusa, la Linea 40 per andare da Termini a Borgo Sant’Angelo impiega circa 20 minuti ad andare e 23 minuti a tornare. Diciamo quindi che il 40 ha un “tempo di giro”, andata-ritorno, di 43 minuti. Considerato che facendo il giro il mezzo percorre circa 9km, otteniamo che il bus va ad una velocità media, o “commerciale”, di circa 12,5 km/h.
Volendo garantire un servizio con un bus ogni 4 minuti, per calcolare i mezzi che servono basta dividere il tempo di giro (43 min) per la frequenza (4 min). Arrotondando in eccesso otteniamo che servono 11 autobus.
Ma cosa succede se apro la ZTL? Anzitutto, aumenta il traffico. Come è ovvio il traffico aumenta il tempo di percorrenza del bus, che rimane in coda. Diciamo che il traffico gli fa perdere 5 minuti ad andare e 5 a tornare. Al tempo di giro di 43 minuti dobbiamo quindi aggiungere 10 minuti, arriviamo così a 53 minuti.
Con un tempo di giro di 53 minuti, per ottenere una frequenza di 4 minuti occorrono 14 autobus. Quindi tre in più di prima, semplicemente perché la velocità media è passata da 12,5 km/h a 10,1 km/h.”
Dunque avete capito? Con la Ztl aperta servono più autobus per garantire la stessa frequenza. Ma siccome più autobus non ci sono, è chiaro che quelli che restano saranno più affollati e quindi a maggior rischio contagio.
All’aumentare della velocità di giro dei bus, aumenta la capacità di trasporto passeggeri. Per restare nell’esempio, a 12,5 km/h si potranno trasportare 1.500 passeggeri/ora con 11 vetture. A 15 km/h, con le stesse vetture, si trasporteranno 2000 passeggeri ma più distanziati perché la frequenza scenderà a tre minuti, rispetto ai quattro.
NON C’E’ POSTO PER PARCHEGGIARE. L’altro tema che nessuno tiene in considerazione è il fatto che già normalmente in centro la sosta è satura. Ma con decine di migliaia di veicoli in più è praticamente impossibile poterle fermare e questo costituisce un limite strutturale all’uso dell’auto privata in centro. Ecco perché tutti gli studi sulla mobilità e i trasporti spiegano che l’unico mezzo che possa rendere accessibile i centri storici è la metropolitana e non è un caso se tutte le grandi capitali europee (tranne Roma) hanno una capillare rete di trasporto sotterranea che raggiunge le aree più pregiate delle città.
MANCA UNA VISIONE POLITICA. Non c’è da stupirsi se su questo delicatissimo tema sia scoppiata la bagarre all’interno del M5S con discussioni pubbliche che sono solo la punta dell’iceberg di una divergenza totale sul futuro della capitale. Scrive Enrico Stefàno in un post molto duro ma altrettanto condivisibile:
“Se abolisci la ZTL come un Alemanno qualunque, a quel punto le persone votano l’originale, tanto che differenza c’è? Se devi correre dietro alle recriminazioni di un tessuto produttivo fermo agli anni ’60 dove il modello di business è “il marito accompagna la moglie in centro e poi l’aspetta in macchina” (non scherzo) non capendo che cosi vinceranno sempre i centri commerciali, a quel punto stai ricreando gli stessi schemi da città di provincia (con tutto il rispetto) che hanno soffocato lo sviluppo della Capitale d’Italia per decenni”.
Stefàno ha ragione da vendere ma purtroppo sembra parlare sempre meno a nome del Movimento e sempre più come battitore libero. Il progetto di un centro storico dove le auto occupano spazi marginali e dove le persone possano passeggiare e godere delle bellezze della città risale ormai alla prima giunta Rutelli. Eppure, dopo 30 anni, ci troviamo ancora a discutere delle stesse cose con l’aggravante che il resto del mondo queste conquiste le ha date già per assodate, mentre noi siamo ancora fermi a modelli superati e intollerabili.
La pandemia non ha fatto altro che aggravare questa nostra arretratezza culturale, con la differenza che in questo caso non si parla più solo di tempo perso in auto ma anche di vite umane a rischio per potenziali contagi su mezzi pubblici lenti e affollati!