Per quanto ci riguarda basta il fatto che in quasi due anni di mandato l’assessore Lucarelli non abbia mai speso neanche una parola sull’attuazione della riforma degli impianti pubblicitari (quella, approvata dall’Assemblea Capitolina nel 2014, che ridurrebbe il numero di cartelloni, aumentandone valore e introiti per il Comune, dando più decoro alla città e servizi come il bike sharing o le toilette pubbliche) per giustificarne l’immediata sostituzione da parte del sindaco.
Ma sul tema dei cartelloni siamo integralisti, lo sappiamo, e d’altronde anche lo stesso sindaco Gualtieri non ha mai citato l’argomento, condividendo quindi con l’assessore la responsabilità del nulla di fatto.
Qualche giorno fa è poi uscita la notizia, data dallo stesso assessore Lucarelli, dell’avviso di garanzia ricevuto per presunta corruzione e turbativa d’asta.
L’accusa di corruzione sarebbe relativa alla gestione della sicurezza nell’ambito della festa della Befana di piazza Navona, dove i giudici ipotizzano che l’assessore avrebbe favorito la famiglia Tredicine, in gran parte titolari dei banchi della festa, coinvolgendo la Protezione Civile. A compenso del favore l’assessore avrebbe ricevuto alcune bottiglie di vino del valore di qualche centinaio di euro in totale.
La turbativa d’asta sarebbe invece collegata al tentativo di spostare il Mercato dei Fiori presso la Fiera di Roma.
In entrambi i casi l’assessore si è detta certa dell’archiviazione delle procedure e il sindaco ha deciso di confermarle la fiducia.
Su queste vicende abbiamo preferito non pronunciarci sul momento, ritenendo che non possa bastare un avviso di garanzia per mettere in discussione un assessore; cosa ben diversa sarebbe nel caso ci dovesse essere un eventuale rinvio a giudizio. Non possiamo però non rilevare l’estrema leggerezza dell’assessore al commercio che accetta un pacco natalizio contenente costose bottiglie (lei stessa avrebbe parlato di bottiglie da “poche decine di euro l’una“, che evidentemente considera di consumo quotidiano mentre i comuni mortali le riservano alle occasioni speciali) da esponenti di una famiglia famosa, che intrattiene numerosi e controversi rapporti con l’amministrazione capitolina e che è oggetto di indagini dei giudici da anni.
C’era anche stata qualche mese fa la vicenda della collaboratrice dell’assessore, assunta nel suo staff, arrestata nell’ambito delle indagini su una talpa nella Procura di Roma. Anche in quel caso nulla di veramente compromettente per l’assessore ma l’ennesimo segnale di una sua profonda leggerezza ed inesperienza a muoversi in ambiti oggettivamente molto delicati.
Il motivo per cui oggi riteniamo che l’assessore Lucarelli non possa più essere mantenuta nel suo ruolo è però collegato ad altro e riguarda il dover prendere definitivamente atto dei danni che una persona tanto inesperta, incapace ed irresponsabile (nel senso di scansare sistematicamente le sue responsabilità) sta causando alla città di Roma.
La delega principale dell’assessore Lucarelli è alle attività produttive (avrebbe in realtà anche quelle alle pari opportunità e alla sicurezza) e in quasi due anni di mandato il risultato della sua gestione sul tessuto produttivo di Roma è pari a zero!
Zero iniziative per provare a stimolare a Roma iniziative produttive che vadano oltre il peggior sfruttamento del turismo.
Zero iniziative per provare ad invertire la tendenza del commercio a trasformare tutto in somministrazione, spesso della peggior specie, pensando a qualcosa per incentivare il ritorno dell’artigianato o delle librerie.
Ma soprattutto zero iniziative per rimettere ordine in materie che da anni vivono in un vero e proprio far west, con normative obsolete, spesso inapplicabili, che incentivano abusi e prepotenze e fanno soccombere chi volesse operare regolarmente.
Della cartellopoli romana abbiamo già accennato ed è semplicemente incredibile che una materia che faceva parlare di sé nella cronaca nera romana già ai tempi del sindaco Veltroni venga del tutto ignorata dall’assessore Lucarelli, nonostante vi sia una riforma giù approvata dall’Assemblea Capitolina che aspetta solo di essere attuata.
Vi è però il tema delle Occupazioni di Suolo Pubblico (OSP) che è ormai divenuto esplosivo e dove l’assessore latita fin dall’inizio del suo mandato.
L’ultima novità al riguardo è una sentenza del TAR che ha annullato il diniego di una nuova occupazione ad un esercente di piazza Trinità dei Monti. Il Municipio I aveva infatti respinto la richiesta di OSP perché non prevista dal Piano di Massima Occupabilità (PMO), piano che però – su istanza dell’esercente – il TAR ordinò che fosse rivisto ma l’amministrazione non aveva provveduto.
Evitando di addentrarci in tutti i dettagli tecnici della questione, questo ennesimo episodio dimostra, benché non ce ne fosse bisogno, che l’utilizzo del suolo pubblico in centro storico, ma non solo, è ormai sfuggito a qualsiasi governo e possibilità di controllo.
La normativa in materia di OSP risale al 2005 e già dall’inizio aveva mostrato un quadro sanzionatorio inefficace e premiale per gli abusi, che infatti hanno sempre prosperato a Roma. Quella normativa aveva introdotto i PMO come strumento opzionale a disposizione dei Municipi per governare l’uso del suolo pubblico da parte degli esercizi commerciali soprattutto nelle aree con maggior richiesta di OSP.
Il Municipio I fin dall’inizio decise di avvalersi dello strumento dei PMO definendo un elenco di strade e piazze dove predisporre una progettazione d’insieme delle OSP; quell’elenco venne integrato da Soprintendenze/Sovrintendenze, anch’esse interessate a governare al meglio l’utilizzo del suolo pubblico, e il Municipio iniziò a predisporre ed approvare le schede di dettaglio per ognuno dei luoghi inclusi nell’elenco. Durante il suo mandato nel Municipio I il presidente Orlando Corsetti riuscì a far approvare oltre un centinaio di schede di dettaglio ma quando venne sostituito da Sabrina Alfonsi, le rimostranze di tanti esercenti che si erano visti negare la possibilità di avere OSP riuscirono a fermare quasi del tutto il completamento dell’elenco (negli otto anni di mandato Alfonsi furono approvate solo 5 o 6 nuove schede di dettaglio).
Il problema del mancato completamento del PMO municipale è stato negli anni sollevato più volte dai giudici del TAR, i quali hanno sollecitato il Municipio a procedere con l’approvazione delle schede di dettaglio mancanti per superare la disparità di trattamento tra gli esercenti soggetti al PMO, con schede di dettaglio approvate, e quelli che invece sono ancora in attesa dell’approvazione.
Questa disparità può essere comprensibile nel tempo limitato a completare la redazione del PMO, ma alla lunga costringe il TAR a riconoscere il diritto ad operare degli esercenti laddove l’amministrazione capitolina manca nei suoi doveri di regolatore.
E, incredibile a dirsi, a Roma abbiamo anche ex presidenti del Consiglio del Municipio I che si vantano per aver bloccato per anni l’approvazione di nuove schede di dettaglio del PMO municipale!?! (ma nel PD romano si trova questo e altro …)
La situazione già complicata in materia di OSP è stata definitivamente terremotata dagli sconsiderati interventi dell’assessore al commercio di Virginia Raggi, Andrea Coia, il quale ha prima avocato al Comune la redazione dei PMO, rendendola così definitivamente impossibile non essendo gli uffici del Comune attrezzati alla bisogna, e poi ha promosso la famigerata normativa emergenziale per il COVID con la quale si è data la stura a migliaia di nuove OSP senza alcun controllo preventivo e con l’impossibilità di farne a posteriori.
Al tempo ci ritrovammo soli a parlare di “far west” ed oggi, a distanza di tre anni, nessuno più mette in dubbio che la situazione è ormai definitivamente e del tutto fuori controllo.
Ebbene su un tema così importante, che riguarda sia la possibilità per gli esercenti di operare con ragionevole certezza sugli investimenti, sia il diritto di tutti ad usufruire compiutamente e in sicurezza del suolo pubblico, sia la possibilità per il Comune di contare su entrate consistenti da utilizzare per fornire servizi a tutti, su un tale tema l’assessore Lucarelli non ha ancora fatto nulla né è alle viste il fantomatico nuovo regolamento sulle OSP di cui si vocifera in ambienti capitolini da mesi.
La materia è senz’altro complessa e delicata e non solo necessita di una nuova regolamentazione ma meriterebbe che le nuove regole scaturissero da un dibattito pubblico che metta a confronto le legittime esigenze del commercio con l’interesse pubblico a che i luoghi migliori della città non divengano enormi ed incontrollate mense a cielo aperto.
E invece dall’assessore Lucarelli il nulla più totale, un silenzio di tomba che conferma sia la già nota grande inesperienza della persona, ma anche la sua incapacità a gestire una materia complessa e complicata come le attività produttive a Roma.
Noi riteniamo che si sia perso fin troppo tempo e così Roma ha proseguito nella sua spirale di degrado ed impoverimento, anziché approfittarne per almeno invertire la tendenza e provare a ripartire su presupposti diversi.
A puro titolo di esempio (PURO TITOLO DI ESEMPIO!), dell’assessore alle attività produttive del sindaco Ignazio Marino nei circa due anni di mandato ricordiamo la realizzazione del più grande spostamento di bancarelle dai luoghi storici visto a Roma e una quisquilia come la riforma degli impianti pubblicitari che la città aspettava da decenni.
En passant facciamo notare che quell’assessore sarebbe nuovamente disponibile, avendo terminato il mandato da consigliere regionale, e se il sindaco Gualtieri cercasse una persona capace, esperta e responsabile non dovrebbe fare altro che chiamarla (fa parte del suo stesso partito).
Realisticamente temiamo che ciò non si verificherà, avendo Gualtieri dimostrato una certa ritrosia alle persone capaci ed esperte, ma di certo non è più possibile continuare ad avere un assessore alle attività produttive “fantasma”: ne va della possibilità per Roma di rimettersi su binari di crescita equilibrata e sostenibile, soprattutto in vista di appuntamenti importanti come il Giubileo.