Perché Roma continua a non avere un delegato alla ciclabilità?

Nonostante gli ingenti investimenti, la ciclabilità a Roma è sempre al palo, con ciclisti delusi e inascoltati e la maggioranza dei cittadini che continua a pensare alla bici come a mezzo di svago. Serve qualcuno che ci lavori a tempo pieno!

Il tema della mobilità alternativa, essenzialmente la ciclabilità, a Roma è molto dibattuto: da una parte vi è una sparuta minoranza di persone che considerano la bicicletta il mezzo principe per spostarsi in città, dall’altra vi è la stragrande maggioranza dei cittadini che la bici riesce a vederla al massimo come strumento di svago domenicale.

Le esperienze di città molto più avanzate di Roma in termini di sostenibilità dei trasporti dimostrano che hanno molta più ragione i primi, mentre per i secondi sarà probabilmente solo questione di tempo (molto) per capire che la bicicletta dovrebbe essere effettivamente la prima scelta per muoversi con un mezzo privato.

 

Purtroppo le ultime amministrazioni capitoline hanno avuto atteggiamenti contraddittori rispetto alla mobilità sostenibile.

Ricordiamo il sindaco Marino che si faceva vanto di andare in bicicletta al Campidoglio, ma poi non molto fece per incentivare l’uso del mezzo a Roma.

 

L’amministrazione Raggi è stata poi assolutamente schizzofrenica in tema di mobilità ciclabile. Partì in tromba nominando nell’agosto 2016 un delegato alla ciclabilità, che però dopo meno di un anno e risultati modesti (benché probabilmente a lui si deve lo sblocco della ciclabile sulla Nomentana) si dimise alla chetichella. Incredibilmente non venne nominato un nuovo delegato e quindi a dispetto dei proclami del M5S che aveva detto di voler puntare sulla mobilità sostenibile, a Roma nessuno si è più dedicato a tempo pieno alla mobilità ciclabile.

Nonostante ciò si sono realizzate piste ciclabili anche molto importanti, quella sulla Tuscolana su tutte, grazie però soprattutto alla spinta dei Municipi.

Con l’avvento della pandemia e della necessità di spostarsi in sicurezza ci si è buttati sulle cosiddette “ciclabili transitorie“, ossia percorsi ciclabili fatti in fretta e furia, da però consolidare quanto prima. Nei proclami si è parlato di 150 km di nuove ciclabili al ritmo di 3 km al giorno, mentre nei fatti ci si è limitati a qualche decina di chilometri con più di un problema di realizzazione.

Come scrivemmo a marzo 2021:

Senza dubbio l’amministrazione Raggi è quella che ha realizzato di gran lunga le maggiori infrastrutture per la mobilità dolce a Roma. La cosa però è avvenuta con decisioni sempre estemporanee, calate dall’alto e mai condivise neanche con i cittadini e le realtà associative che da anni si occupano della ciclabilità.

Questo ha portato ad interventi sostanzialmente slegati uno dall’altro, non di rado progettati male e su cui a volte si è stati costretti a rimetterci le mani (lungotevere Aventino, seconda parte di via Tuscolana).

Considerata la situazione di estrema arretratezza di Roma in tema di mobilità dolce, oltre a prevedere risorse materiali per realizzare i progetti ci sarebbe stato da sensibilizzare i romani sull’importanza di affrancarsi progressivamente dal mezzo privato a motore. Sarebbe state utili campagne informative che mostrassero costi e svantaggi dei mezzi a motore e risparmi e vantaggi della mobilità dolce. Invece ci si è limitati al rito delle domeniche ecologiche e si è lasciato crescere il partito dei difensori dell’automobile fornendogli a volte anche dei validi motivi di rivalsa; in questo modo si corre il serio rischio che la prossima amministrazione dia retta ai troppi scontenti (pur spesso male informati) e smonti molto di quanto fatto per la ciclabilità.

 

Con la nuova amministrazione non è ben chiaro cosa aspettarsi in tema di mobilità ciclabile. La realizzazione di ulteriori tratti di piste ciclabili sta andando avanti, ma né l’assessore alla mobilità Patané né il sindaco Gualtieri hanno mai mostrato un particolare interesse a spingere per un consistente incremento della mobilità ciclabile a Roma.

 

Un segnale chiaro di questa scarsa passione è dato dal perdurare della mancanza di un riferimento chiaro per tutte le questioni che attengono alla ciclabilità. Non c’è nessuno infatti nell’amministrazione capitolina che si preoccupi di informare sui progetti in corso e in programma, così come non c’è alcun canale formalizzato con cui i cittadini posso interloquire con l’amministrazione, per fare segnalazioni, sottomettere quesiti o presentare suggerimenti e idee.

Finisce allora che i più interessati sono costretti ad affidare ai social le loro riflessioni o domande, con la speranza che qualcuno le raccolga o risponda, cosa che molto difficilmente accade.

Ecco qualche esempio recente di tweet in tema di ciclabilità, a partire da una concatenazione partita da colui che a suo tempo definimmo il Bike Manager di Roma in pectore (che però in pectore è rimasto, purtroppo).

 

 

 

Qui abbiamo il direttore di Roma Servizi della Mobilità che comunica estemporaneamente sulla nuova ciclabile di via Ugo Ojetti:

 

 

Un paio di esempi di cittadini che provano a segnalare problemi ricorrenti:

 

 

Oppure cittadini che segnalano qualche errore macroscopico (che davvero non si capisce come possa verificarsi di tale portata):

 

 

Considerati gli ingenti investimenti che si stanno facendo per realizzare nuovi chilometri di piste ciclabili e soprattutto l’opportunità che si ha a Roma di incrementare notevolmente il numero di persone che si spostano in bicicletta (oggi a livelli bassissimi), noi continuiamo a credere che una persona nell’amministrazione capitolina incaricata di occuparsi esclusivamente di ciclabilità sarebbe indispensabile.

A prescindere dai poteri e le risorse che una tale figura potrebbe avere, il solo fare da collegamento tra i vari uffici comunali coinvolti nei progetti (lavori pubblici, mobilità, Roma Servizi per la Mobilità, ecc.) e tra l’amministrazione e i cittadini costituirebbe un impulso straordinario ai progetti già in essere ed uno stimolo per introdurne di nuovi.

 

Nel nostro piccolo sono anni che chiediamo l’istituzione della figura del delegato alla ciclabilità, ma curiosamente abbiamo notato che nessuna delle associazioni di ciclisti né i singoli appassionati di mobilità ciclabile avvertano una simile esigenza.

 

Noi rimaniamo della nostra idea e siamo anzi convinti che prendendo la persona giusta si potrebbe realizzare a Roma una piccola rivoluzione. Il nome che abbiamo in mente lo abbiamo già fatto, una persona di grande competenza e passione peraltro ex-deputato della stessa area politica dell’attuale maggioranza capitolina.

Se solo l’assessore Patané volesse …

 

 

P.s.: parlando di sviluppo della ciclabilità, non possiamo non ricordare che a Roma continua a mancare un vero servizio di bike sharing sovvenzionato, ovvero un modo per far utilizzare gratuitamente la bici a chi non ne ha una ma deve fare spostamenti brevi in città. Un delegato alla ciclabilità potrebbe spendersi costantemente con l’assessorato al commercio affinché si decida ad attuare la riforma degli impianti pubblicitari che prevede che una parte degli impianti siano dedicati a sovvenzionare il bike sharing cittadino.

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4 risposte

  1. A Roma la bicicletta e’ e sara’ sempre un mezzo per la passeggiata domenicale (basta andare su una ciclabile a caso e verificare con i propri occhi).
    Non esistono le condizioni (salite, discese, strade strette, traffico, mancanza stalli dove lasciarle senza che ladruncoli vari le portino vie, ecc. ecc.).
    Soldi dei cittadini sprecati.

    1. Le sue motivazioni sono tutte facilmente superabili, a partire dal considerare le bici a pedalata assistita, grazie alle quali tra non molto verranno probabilmente effettuate molte delle cosegne delle merci in centro città.

  2. Il problema è che l’uso della bici e la creazione delle piste ciclabili è stato visto dalle precedenti amministrazioni (e mi sa anche dall’attuale) solo come spot elettorale. Hanno semplicemente dipinto strisce per terra che riescono a scontentare ciclisti e altri utenti della strada senza favorire un bel nulla. Il fatto che si sia andato a misurare la crezione delle piste in km. e non in “cose fatte bene” la dice lunga.

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