Avete presente tutta l’agitazione di Andrea Coia e dei vari gruppi di minoranza in Assemblea Capitolina per consentire ai locali di allargarsi sul suolo pubblico allo scopo di recuperare gli spazi persi per il distanziamento?
Il 22 maggio la giunta Capitolina era arrivata ad approvare una delibera, la 87, che ha previsto il meccanismo della richiesta di nuova OSP e contemporaneo allestimenti degli arredi, lasciando i controlli e il rilascio della concessione ad un secondo momento. Fin da subito noi abbiamo rilevato i rischi di un meccanismo del genere, così come informalmente confermato anche dalla Polizia Locale che si è vista impossibilitata a controllare il mare di nuove installazioni spuntate ogni giorno dal 22 maggio.
Quella delibera di giunta doveva però essere solo il primo passo del disegno della nuova normativa, essendo la gran parte delle modifiche competenza dell’Assemblea Capitolina. La previsione ad esempio di installare gli arredi fino a 20 metri di distanza dal locale, nel caso di impossibilità a farlo sul fronte, non può essere decisa dalla giunta ma necessita di un passaggio in Aula Giulio Cesare.
La delibera di giunta tra le considerazioni preliminari riporta infatti che: “… la Giunta Capitolina ha dato mandato al Dipartimento Sviluppo Economico di predisporre una proposta di Deliberazione da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea Capitolina …“.
In altre parole, il 22 maggio la giunta Capitolina ha approvato una prima parte di misure per consentire ai locali di estendersi sul suolo pubblico e allo stesso tempo ha chiesto al Dipartimento di predisporre un’ulteriore delibera per “terminare il lavoro”, allargando ulteriormente le maglie grazie alle competenze dell’Assemblea Capitolina.
Passato però un mese dalla prima delibera, della seconda si sono perse le tracce. Nella concitazione dei primi momenti della fase 2 si puntava ad una veloce approvazione anche del secondo testo, volendo dare agli esercenti un quadro normativo chiaro in cui operare. Ma la cosa appare essersi persa e noi una spiegazione ce l’abbiamo.
Una volta infatti che a fine maggio è passato il messaggio, veicolato da Virginia Raggi e giù fino all’ultimo dei suoi, che l’amministrazione concedeva di occupare il suolo pubblico praticamente senza verifiche preliminari o controlli, pian piano gli esercenti hanno cominciato a darsi da fare senza badare molto alla liceità o meno delle loro installazioni. E si sono cominciate a vedere nuove OSP dei tipi più disparati. Ecco una panoramica.
A prescindere da come ognuno possa trovare queste istallazioni (ve ne sono di imbarazzanti), il problema è che esse sono state decise in autonomia dall’esercente, senza che nessuno degli uffici abbia svolto la benché minima verifica. Se si considera che ormai si è a livello di molte centinaia di nuove OSP realizzate in autonomia, si capisce come si sia messo in piedi un meccanismo diabolico che sta portando ad una vera e propria invasione di arredi in tutta la città, molti dei quali in violazione di qualche norma vigente.
In Prati alcuni cittadini hanno affidato il loro grido di dolore al seguente volantino:
Ecco allora perché nessuno sembra più avere fretta nell’approvare la delibera di Assemblea Capitolina che dovrebbe completare la normativa emergenziale in materia di OSP.
Per fare un esempio pratico: sulla base della sola delibera di giunta non si potrebbe occupare la sosta tariffata con nuove OSP, bensì occorre che l’Assemblea Capitolina, con apposita delibera, lo consenta.
Risposta attuale dell’amministrazione? Ecchissenefrega! Tanto i controlli sono praticamente impossibili e anche quando avvenissero l’esercente se la caverebbe con una multa risibile che non si sa se e quando verrà notificata (gli uffici sono infatti talmente oberati da pratiche che chissà quando potrebbero lavorare eventuali sanzioni).
Non male la realizzazione del far west cittadino da parte di una forza politica che a parole faceva della legalità la sua stella polare.
2 risposte
Sulla deliberazione della Giunta Capitolina n. 87 del 21/22 maggio 2020 si è reso necessario acquisire il “parere” dei Municipi che è stato espresso entro l’11 giugno 2020: la Giunta Capitolina deve ora controdedurre ai pareri dei Municipi, prima di trasmettere tutta la documentazione alla Assemblea Capitolina. L’art. 181 del D.L. n. 34/2002 (“decreto rilancio”) è combinato con il successivo art. 264, che la 2° comma prescrive idonei controlli, anche a campione, con l’eventuale sanzione prevista dal codice penale aumentata da un terzo alla metà
Marciapiedi, anche ampi, ridotti a “viottoli” dove dover fare lo slalom fra gli avventori (‘mbriaconi, aggiungo io, vedendo i tipi che bazzicano i baretti intorno casa mia), dove una donna da sola, magari con dei bambini al seguito, ha poco piacere a passare.
Come al solito, in questo disgraziato Paese, basta la voce del condono, della sanatoria, della scappatoia, del liberi tutti e…..viaaaaaaa, si arraffa tutto il possibile (nello specifico il suolo pubblico, di TUTTI!!!!! Non dei baristi nè dei ristoratori.
D’altronde questa è la politica degli annunci, del guadagno di consenso nell’immediato e ‘sti cavoli di viene dopo)
Bastava fare le cose in silenzio,stabilire innazitutto regole chiare in ossequio al diritto d’impresa ma anche al diritto alla sicurezza e tranquillità dei pedoni: perchè devo essere io-pedone a dover rinunciare a passare sul marciapiede e devo andare per strada? Perchè devo sentirmi a disagio nel passare VICINO a gente seduta ai tavoli?
Invece siamo al “liberi tutti” e, citando il buon Guzzanti, alla “fàmo un po’ come ca@@o ci pare”.
E tutto questo grazie a quel fenomeno di Virginia e ai suoi magnifici assessori.
Grazie, grazie davvero per i danni al decoro, al vivere civile, per l’aver oberato di lavoro uffici già sottodimensionati e che non brillano per efficienza e grazie pure per lasciare sicuramente una mòle di contenzioso assurda.
Resistiamo un altro anno fino a quando gli honesti toglieranno le tende e speriamo di risollevare questa “brutta copia” di metropoli occidentale, dallo sprofondo in cui è precipitata