Del nuovo piano industriale di AMA abbiamo parlato a ridosso della sua approvazione, basandoci sul contenuto del comunicato emesso da AMA e rilanciato dal Campidoglio.
Vogliamo tornarci oggi a seguito dell’audizione del Direttore Generale dell’Azienda, Andrea Bossola, in Commissione Ambiente, lo scorso mercoledì 18, e dopo aver preso visione del documento che illustra il piano.
Riguardo l’audizione del DG di AMA, diciamo subito che non ci ha convinto neanche un po’ e il motivo è che l’ing. Bossola ha fondamentalmente “volato basso”, molto basso, sia nella presentazione del piano che nelle risposte fornite ai commissari.
Sinceramente ci saremmo aspettati l’illustrazione della visione strategica di AMA, un disegno di quello che sarà l’azienda da qui a cinque anni o anche più, oltre ad una stretta correlazione con il piano di gestione dei rifiuti Roma Capitale approvato lo scorso dicembre.
Invece il DG di AMA ha parlato della difficoltà di raggiungere alte percentuali di raccolta differenziata nelle grandi città, con Roma che con il suo 45% eccelle a confronto con Londra (al 33%), Parigi (al 25%) o Berlino ( al 32%), dell’intenzione di aumentarla la percentuale di Roma, della necessità di migliorare lo spazzamento e la pulizia in generale della città, dei circa 700 milioni che AMA investirà in infrastrutture, mezzi e personale per migliorare tutti i servizi. Tanti punti coperti, ma nessuna visione.
Perché ad esempio non partire dall’obiettivo di riduzione della produzione dei rifiuti a Roma contenuto nel piano di gestione? Contrariamente al trend generale, Roma è una città dove la produzione dei rifiuti è stabile o addirittura in aumento, mentre il piano di gestione indica l’obiettivo dell’8% di riduzione entro il 2030. Il punto non è stato affrontato per nulla dall’ing. Bossola, il quale si è concentrato molto sull’aumento della raccolta differenziata per arrivare al 60% nel 2028 (il piano di gestione prevede il 65% entro il 2030). Al riguardo ha detto che AMA prevede un aumento del porta a porta, la creazione in alcune zone delle cosiddette “domus ecologiche” (postazioni presidiate da AMA dove conferire i rifiuti in maniera differenziata), ma che rimarrà centrale il ruolo della raccolta stradale, tant’è che fin da subito verrà potenziato il servizio di raccolta a “bordo cassonetto”, ossia la rimozione dei rifiuti che vengono conferiti a terra nel caso di cassonetti pieni (o di estrema pigrizia del cittadino).
Purtroppo dai toni e dalle parole dell’ing. Bossola è apparsa chiara la scarsa convinzione di poter raggiungere l’obiettivo sulla raccolta differenziata, tant’è che tra le misure che verranno realizzate a breve ha citato l’installazione di altri mega-cassoni per i rifiuti indifferenziati sul tipo di quello messo qualche settimana fa a Tor Bella Monaca.
Anche sulle risposte ai commissari il DG di AMA non ha brillato, contestando il mezzo disastro dei rifiuti a Natale o riconoscendo l’evasione monstre della TARI a Roma ma alzando le mani sulla possibilità per AMA di contrastarla
Passando invece alla lettura del documento di AMA che illustra il nuovo piano industriale, esso si compone di cinque parti:
I – Miglioramento della pulizia e del decoro urbano
II – Incremento Raccolta Differenziata e ridisegno del modello di raccolta
III – Logistica e Autonomia impiantistica
IV – Iniziative trasversali
V – Business Plan 2022-2028
Nella parte I si spiega che la carenza di pulizia è dovuta a riduzione del personale, obsolescenza dei mezzi e costante presenza di rifiuti intorno ai cassonetti. Le azioni previste per migliorare pulizia e decoro sono: potenziamento del servizio di Recupero Materiali Misti (RMM), ossia della raccolta a bordo cassonetto (in ciò dando per scontato che il conferimento fuori dei cassonetti rimarrà una costante!?!), potenziamento dei servizi di spazzamento e acquisto di nuovi mezzi.
Nella parte II si parla di come si intende arrivare al 60% di differenziata entro il 2028, ossia aumentando la raccolta del cosiddetto “altro differenziato“, che sono gli indumenti, i RAEE (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), gli ingombranti, ecc. Si descrive poi il nuovo modello di raccolta che prevedrà sette diverse modalità e passerà dall’attuale rapporto Porta-A-Porta (33%) e raccolta stradale (67%), ad un PAP al 45% e stradale al 55%. Uno dei modelli di PAP sarà costituito dalle “domus ecologiche”, che verranno introdotte a ridosso di strade strette e senza uscita, dove la raccolta manuale prende troppo tempo. La raccolta stradale vedrà l’introduzione di un centinaio di “cassoni scarrabili” (il mega-cassone di Tor Bella Monaca), che secondo il piano “apportano un impatto positivo sul decoro urbano” (?!?), e il passaggio ai nuovi cassonetti “a campana”, sul tipo di quelli installati recentemente in viale Libia, che hanno il vantaggio di non dover essere installati necessariamente sul lato destro delle strade; purtroppo però per questi nuovi cassonetti occorrerà aspettare il 2025.
Da notare che l’ultima pagina della parte II riguarda dei fantomatici Centri di Riuso:
“Attraverso l’apertura dei Centri di Riuso, alla base di una gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti, il ciclo di vita dello scarto potrà essere prolungato in modo creativo, limitando al minimo il ricorso alla discarica e all’incenerimento“.
Nessuna indicazione però di quanti centri sono previsti, dove e quando si prevede di realizzarli.
La parte III descrive gli impianti e le infrastrutture di cui AMA intende dotarsi nei prossimi anni, tra cui i due impianti di trattamento dei rifiuti organici, a Cesano e Casal Selce, nuovi impianti per il trattamento della carta e della plastica e ovviamente il nuovo termovalorizzatore di Santa Palomba. Sono anche previste nuove autorimesse, nuove stazioni di trasferenza, centri di stoccaggio e sedi di zona.
Infine nella parte IV si parla di investimenti in sistemi informativi e sensoristica sui mezzi operativi.
Anche dalla lettura del piano cogliamo una scarsa convinzione di poter raggiungere l’obiettivo della raccolta differenziata, stante che la gran parte della raccolta rimarrà stradale e non presidiata, modalità che ha già dimostrato quanto poco affidabili siano i cittadini nel differenziare con i cassonetti.
Al riguardo ci chiediamo perché non si sia scelto di introdurre le “domus ecologiche” in tutto il territorio cittadino, potendo così eliminare i cassonetti stradali e poter contare su una qualità di rifiuto differenziato enormemente maggiore.
Ci rimane il dubbio che in realtà il vero obiettivo dell’amministrazione e di AMA è conferire quanto più indifferenziato possibile al futuro termovalorizzatore, anzi ai futuri impianti di trattamento dei rifiuti indifferenziati, stante che nei piani della Regione Lazio di tali impianti ve ne sono ben tre nuovi, per una capacità totale di circa 1.050.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati. Con una produzione a Roma di 1.550.000 tonnellate di rifiuti l’anno, l’eventuale 60% di differenziata lascerebbe 620.000 tonnellate di indifferenziato, insufficienti ad alimentare tutti i nuovi impianti.
Sarà che alla fine nessuno si straccerà le vesti per il mancato raggiungimento dell’obiettivo del 60% di differenziata?
Da ultimo, in aggiunta a tutte le considerazioni fatte, non si può non considerare che AMA rimane sostanzialmente lo stesso carrozzone degli anni e decenni passati, non avendo avuto l’attuale amministrazione, come quella che l’ha preceduta, il coraggio di mettere mano alle dinamiche che stanno alla base dei problemi dell’azienda, come ad esempio lo strapotere dei sindacati, gli anomali tassi di assenteismo, l’esercito di inabili (oltre 1.500!?!), ecc.
A dimostrazione della sostanziale continuità dell’attuale gestione con quelle passate, riportiamo l’incipit del comunicato che nel maggio 2021 rilasciò l’AMA, allora guidata dall’amministratore unico Stefano Zaghis, a seguito dell’approvazione del piano industriale 2020-2024.
“Rifiuti: piano industriale da 340 milioni di euro di investimenti e 8 nuovi impianti entro il 2024.
Tutto molto simile all’oggi, col rischio di continuare a rimestare l’acqua nel paiolo e a vivere in una città-discarica.