A forza di insistere pure i sordi ti ascoltano. L’assessore al Commercio Cafarotti, quello che voleva a piazza Navona “porchetta e romanella”, ha fatto macchina indietro. Ha capito che la norma scritta dal suo collega Andrea Coia sulla festa della Befana era una schifezza. E ha annunciato che la cambierà entro l’anno prossimo.
Amen!
L’articolo potrebbe finire qui perché chi ci legge sa bene quanto abbiamo avversato la scelta dei 5Stelle di denominare l’evento di piazza Navona “fiera“. Un escamotage giuridico per rendere privilegiati quegli operatori che hanno una maggiore anzianità, cioè la famiglia Tredicine e tutti i loro parenti. Non è un caso se il bando del 2017 ha assegnato più della metà delle postazioni ai Tredicine al punto che nello stesso Movimento sono scoppiati diversi mal di pancia fino alla spaccatura.
L’assessore dell’epoca, Meloni, se la prese con Andrea Coia. I due litigarono, scambiandosi pesanti accuse dalle pagine dei giornali, fino a che Meloni – dopo aver definito il suo collega/avversario Coiacine – si ritirò. Il suo successore, Cafarotti, sposò la linea Coia, spiegando che piazza Navona era bella così. E che anzi lui aveva nostalgia di quel mercatino con la porchetta di quando era ragazzo.
Un’ingenuità? Forse, anzi ce lo auguriamo perché non potrebbe essere altrimenti. A nulla è servito il grido di allarme che veniva dalle associazioni cittadine, dai giornali, dai blog sul monopolio Tredicine. Sul fatto che la piazza sarebbe diventata un mercato da terzo mondo, pieno di cineserie e senza alcuna qualità. Nessun cibo tipico della nostra tradizione, nessun gioco artigianale, nessun elemento consono alla cornice storica di una piazza considerata tra le più belle al mondo.
E così è stato. Il mercatino che si è presentato quest’anno e l’anno prima potevi trovarlo nella periferia di Vercelli o il venerdì a Ventimiglia. Ma niente di davvero adatto a piazza Navona e soprattutto niente di tipico.
Il resto è storia recente. Il blitz della Polizia Locale che scopre così tante irregolarità da far chiudere la fiera, un numero di licenze ritirate inferiore al disponibile, le attività culturali e ricreative del tutto assenti. Insomma un flop che non è una sorpresa se perfino diarioromano, composto notoriamente da tonti, aveva anticipato il fallimento.
Il 9 settembre del 2017, data della presentazione alla stampa del bando, scrivevamo: “….. va ricordato che la festa della Befana è classificata dal punto di vista amministrativo come “fiera” e quindi soggetta a tutta una serie di restrizioni. Se l’Assemblea Capitolina, oltre a spostarne la competenza dal Municipio al Dipartimento, l’avesse riclassificata come “festa”, si avrebbero avuti a disposizione ben altri spazi di manovra per fare qualcosa di veramente innovativo, pur nel rispetto delle tradizioni natalizie”.
La politica in questo caso ha tutte le responsabilità e la politica ha un nome e cognome ben preciso: Movimento 5Stelle. Se, infatti, la precedente giunta guidata da Ignazio Marino era arrivata al punto di non far tenere l’evento natalizio di piazza Navona proprio per dare un taglio netto al passato, Virginia Raggi appena insediata ha voluto che venisse ripristinata. Ma l’ha fatto nel peggiore dei modi. Il bando, predisposto dall’assessorato al commercio con la supervisione della commissione di Andrea Coia, era scritto male. La qualità dei prodotti? C’era ma facilmente aggirabile. La filiera artigianale? Molto sfumata. E soprattutto quella denominazione “fiera” che ha cambiato le sorti del mercatino.
Eppure gli era stato detto a Coia che se inquadrava l’evento nella categoria “fiera” non avrebbe potuto fare a meno di assegnare la maggior parte dei posti a chi li aveva avuti negli ultimi 30 anni. E gli era stato spiegato che in questo modo si sarebbe tagliato fuori chiunque altro avesse provato a vendere cibi artigianali e prodotti diversi. Insomma per fare un esempio se il noto panificio Bonci avesse deciso di preparare un panettone speciale per piazza Navona non avrebbe potuto partecipare, perché la dicitura “fiera” glielo avrebbe impedito.
Cafarotti ha scritto una relazione alla Sindaca nella quale ha spiegato tutte queste cose. E a noi fa sorridere perché invece della relazione avrebbe potuto stampare uno solo dei tanti articoli pubblicati sull’argomento da diarioromano, Romafaschifo, il Messaggero con la brava Camilla Mozzetti. Insomma in giunta hanno scoperto che entro i prossimi 12 mesi il bando va ritirato e la Befana di piazza Navona deve diventare una festa. Esattamente come la notte di San Silvestro o la festa della Musica dove ad organizzare è il Campidoglio che può assegnare le postazioni a chi ha determinati requisiti, a prescindere dall’anzianità di servizio.
Un anno per un’operazione di questo tipo è molto poco. Gli operatori potrebbero impugnare davanti al Tar la revoca del bando che gli assegnava le postazioni fino al 2026 (e lo faranno sicuramente), poi la delibera dovrà andare in commissione, in Municipio, in assemblea capitolina. Insomma siamo solo all’inizio di un procedimento lungo e complesso e – senza voler essere profeti di sventura – possiamo affermare con certezza che non si farà in tempo. D’altronde è molto più difficile mettere mano ad una cosa sbagliata che cominciarne una nuova.