Una bella inchiesta del Corriere della Sera ha riportato di attualità il tema delle piste ciclabili e del loro degrado. Già diversi nostri lettori ci avevano segnalato lo stato di abbandono del tratto che corre lungo via della Moschea dove rami mai potati rischiano di colpire in pieno viso i ciclisti. Questa istantanea di Fabrizio (pubblicata nella nostra rubrica Foto dei Lettori) risale a poche settimane fa.
Si fa un gran parlare in questi giorni di nuove piste ciclabili e del Grab, il grande raccordo anulare delle bici che ha ottenuto un finanziamento da parte del Ministero dei Trasporti di oltre 4 milioni di euro. Un progetto, quello del Grab, poco funzionale alla mobilità cittadina e dedicato soprattutto a quei ciclisti della domenica che usano la bici per portare a spasso il figlio ma non per andare a lavorare o a fare le commissioni di tutti i giorni. A Roma, infatti, servono piste ciclabili all’interno della città, lungo le principali arterie (la Nomentana per esempio), sul Lungotevere (a basso costo realizzando una cosiddetta “ciclabile leggera” che si ottiene spostando di qualche metro la sosta delle auto verso il centro della carreggiata come dimostrammo qui). Nuove piste che saranno ancor più indispensabili se – come speriamo – la riforma dei cartelloni pubblicitari verrà completata e porterà a Roma quel servizio di bike sharing presente in tante altre città.
Insomma le ciclabili devono essere realizzate e pure in tempi brevi. Ma questo non significa che quelle esistenti vadano dimenticate. Il problema comune a tutte le opere pubbliche realizzate a Roma è la loro mancata manutenzione. Si inaugura un giardino, una fontana, una scalinata e poi sistematicamente li si abbandona. Lungo la pista di Tor di Valle il Corriere ha documentato una piccola terra dei fuochi. Quintali di rifiuti accatastati ai margini e bruciati. Oltre alla produzione di diossine velenose, rendono difficile il transito dei ciclisti, invadono le corsie con materiali pericolosi quali eternit e scarti di medicinali. Una lunga teoria di telecamere costate chissà quanto e fuori uso. Una vegetazione totalmente allo stato brado che non viene seguita da anni.
Possibile che chi costruisce un’opera non si ponga il problema di come manutenerla? Ne avevamo parlato a proposito dell’ultima pista realizzata a Roma, quella di Monte Mario. Ma il problema si porrà ancora più prepotente quando saranno terminate le piste in corso di progettazione.
La differenza tra Roma e le altre capitali è talmente abissale che per colmarla ci vorranno decenni. A Berlino ci sono ben 620 km di ciclabili che costituiscono una rete nevralgica del trasporto quotidiano. A Parigi le piste superano i 370 km e il bike sharing è utilizzato da 90 mila persone al giorno. Perfino Londra ha realizzato 97 km di ciclabili nonostante il clima poco felice. Insomma i dati parlano chiaro: Roma è come al solito l’ultima in Europa. Il timore che si costruiscano nuove piste senza prevedere alcun tipo di manutenzione però è ancora maggiore.
L’amministrazione 5stelle si segnala per una verifica di tutti i progetti in corso e per lo stop ad alcuni che non la convincono. Noi ci auguriamo che voglia sbloccare le piste progettate, che voglia dare il via alle ciclabili leggere sulle strade con carreggiata adeguata ma che soprattutto voglia inserire nelle delibere un piano di manutenzione futura. Sennò meglio non realizzarle.