Lo striscione bianco con le lettere colorate sta ancora lì per ricordare ai più distratti lo scandalo del raddoppio della via Portuense all’altezza del ponte ferroviario. Poche centinaia di metri di strada che potevano essere concluse in 12 mesi. E invece il tappo provocato dal cantiere fermo da ormai 7 anni crea disagi enormi ai pendolari che dai quartieri Villa Bonelli, Magliana, Corviale, Trullo e Monteverde sono destinati a Trastevere, Marconi o Colombo.
I mezzi pubblici non passano più da qui, essendo la carreggiata troppo stretta. E le auto restano incolonnate più di 30 minuti per superare l’ostacolo.
Il rimpallo di competenze di questi anni tra Municipio, Comune, Ferrovie dello Stato e Sovrintendenza non ha permesso di trovare una soluzione razionale al problema. E il problema è quanto di più normale e prevedibile a Roma: un ritrovamento archeologico.
Una struttura romana che probabilmente era parte di un impianto termale è emersa durante gli scavi. In una città che dovrebbe essere abituata a fare i conti con il proprio magnifico passato, una questione come questa si poteva risolvere in pochi mesi. E invece tutto si è fermato. Chissà forse in attesa che il proprietario delle antiche mura risorga dalla necropoli dove fu sepolto 2000 anni fa e venga a rivendicare i suoi diritti.
Tra l’altro le stesse mura romane, una volta portate alla luce, stanno deperendo ogni anno che passa e sono preda di vandali e tombaroli. L’impresa che svolgeva i lavori, infatti, ha abbandonato il cantiere per la troppa incertezza. Il Municipio ha dirottato i denari necessari all’opera su altre priorità e in via Portuense c’è solo desolazione. Guardate nelle foto qui sotto le condizioni dell’area.
I cittadini del Comitato Portuense Attiva, lo scorso 25 giugno hanno organizzato un flash mob. Chiedono che gli vengano restituite tante ore di vita trascorse in coda in questi 7 lunghi anni. Non hanno pretese impossibili, ma solo che si conosca il destino di quest’opera. I ruderi possono essere spostati? Devono essere reinterrati? Occorre cambiare il progetto della strada? Insomma la Sovrintendenza cosa vuole fare?
Dopo la protesta degli abitanti, è intervenuto Francesco Prosperetti, sovrintendente statale per l’area archeologica di Roma che ha stanziato 100mila euro per la ripresa degli scavi. Una volta terminati (si spera in massimo 3 mesi) si deciderà il da farsi. E a quel punto il Municipio dovrà riassegnare l’appalto ad un’impresa e trovare i fondi necessari.
Insomma uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, anzi dovremmo scrivere sotto al ponte, si vede. Ma è ancora flebile e i tempi non si annunciano brevi.
Al di là dei disagi dei cittadini e del rischio che quello che si voleva tutelare, cioè il patrimonio archeologico, vada perduto a causa dei furti, resta l’amara constatazione di una città che si fa prendere di sorpresa per qualcosa che dovrebbe essere routine. Una capitale che in 7 anni non è riuscita a mettere intorno ad un tavolo le istituzioni coinvolte nella vicenda perché trovassero la via d’uscita.
Insomma una approssimazione e una incapacità di coordinamento che non hanno eguali.
Una risposta
Ad onor del vero, la situazione è sempre stata quella attuale, anzi peggiore perchè il sottopasso era fino a 7 anni fa quello in mattoccini dell’ottocento dove persino piccoli furgoni avevano difficoltà a passare. Detto questo, trovo quantomeno rivoltante il fatto che i lavori pubblici possano essere così lungamente rimandati senza che vi sia un meccanismo ad impedirlo.
Nello specifico: la ditta se ne va dopo aver vinto (sono sicuro avranno avuto le loro ragioni) e non succede nulla? Non paga penale, non riprendono subito i lavori? Anzi c’è danno erariale per cui vanno trovati altri fondi? Inaccettabile.