Primule per i vaccini: non solo inutili ma addirittura controproducenti

Potrebbero costare 490 milioni e rappresenteranno un monumento alla follia dell'epoca Covid. Mezzo miliardo utile per attività al collasso da trasformare in centri vaccinali

In Italia si è sentita l’esigenza di promuovere la profilassi da Covid-19 con la pittoresca idea di riempire le maggiori piazza italiane con le cosiddette “Primule”, ideate dall’architetto Stefano Boeri.

Ambulatori temporanei di 315 mq che dovrebbero richiamare l’attenzione del cittadino sull’importanza del vaccino. Sembrava che il progetto fosse destinato a non partite viste le critiche piovute da tutte le parti, in primis per i costi mastodontici che queste “primule” portano con sé. Eppure, il 20 gennaio, il governo ha pubblicato il bando per affidare alle aziende vincitrici la realizzazione di questi padiglioni.

Una settimana di tempo per presentare le offerte tecnico-economiche e 35-45 giorni per la progettazione esecutiva e la realizzazione. Una sorta di bando farsa che mette soltanto l’acqua alla gola alle aziende intenzionate a partecipare. Scadenza rettificata, poi, con una proroga fino al 3 febbraio.

Si parla di un minimo di 21 strutture (una per regione) da consegnare entro un mese dalla firma del contratto, anche se il Commissario Domenico Arcuri specifica di riservarsi la facoltà di richiederne la produzione fino a un numero di 1200, che equivarrebbe a subissare tutta Italia di strutture sostanzialmente inutili.

Inutili per diversi motivi: il primo è il costo, elevatissimo, che lascia basiti di fronte alla crisi economica che i cittadini stanno vivendo. Ogni padiglione verrebbe a costare 1.300 euro al metro quadro, moltiplicato per 315 mq, la somma è di 400 mila euro a padiglione, moltiplicato per un massimo di 1.200 si arriverebbe a 490 milioni di euro.

Il secondo motivo sarebbe la scarsissima resa di profilassi che garantirebbero le primule.

Stando ai dati tecnici comunicati dal governo (persone che possono essere accolte all’interno, tempo di permanenza e molto altro, si potranno, infatti, vaccinare solo 6 persone contemporaneamente), l’architetto Carlo Quintelli, docente di ingegneria e architettura all’università degli studi di Parma, sulla sua pagina Facebook ha analizzato il reale impatto delle primule sul contrasto all’epidemia: “Ognuno di questi padiglioni potrà avere un costo massimo di euro 400.000 (+/- 20%) e a questa modica cifra si è in grado di effettuare 6 vaccinazioni alla volta per la durata, compresa anamnesi, di 10/15 minuti a seconda dei soggetti. Ma diciamo pure che 12 minuti per 6 postazioni equivalgono a 30 vaccinazioni l’ora per 10 ore, e quindi 300 vaccinazioni per 90 giorni”.

Dati alla mano di fronte ad una spesa monstre si vaccineranno 27 mila persone in tre mesi, aggiunge Quintelli: “Ora capite perché il Commissario si riserva di ordinarne 1.200 se si pensa che abbiamo 103 città con più di 60.000 abitanti e diverse da oltre 200.000 più Roma e Milano. Che dire… capisco sempre di più le perplessità di certi paesi nel concederci il credito europeo”.

Il Commissario Domenico Arcuri ha poi lanciato, nel tentativo di alleggerire la spesa pubblica, un avviso con la possibilità di “adottare una primula”. Ovvero si è ricorso ad un appello civico per trovare donatori o sponsor che intendano farsi carico di una parte o del totale del costo di realizzazione. Tutti coloro che doneranno un importo superiore a 400 euro riceveranno un “ringraziamento ufficiale”, chi invece si farà carico di tutta la spesa (400 mila euro) diventerà “Sostenitore unico”. Questo filantropo riceverà come riconoscimento una “targa” (50×50 cm), con il proprio nome o quello del brand, che sarà esposta all’interno del padiglione.

Dopo una nota di questo genere è difficile commentare. La domanda che dovremmo porci è perché nel nostro Paese gli eventi straordinari devono essere sempre cavalcati da un’onda organizzativa irragionevole e fuori controllo. Raramente si è in grado di essere razionali e pragmatici, concentrandosi sul reale problema delle vaccinazioni.

Prendiamo ad esempio Israele dove il governo è riuscito a vaccinare una media di 150 mila persone al giorno, ripetiamolo, 150 mila persone al giorno, grazie a degli enormi tendoni da campo, dislocati nelle maggiori piazze, e punti nevralgici, aperti giorno e notte senza sosta. Spesa minima, resa massima.

Israele, varchi di accettazione nei tendoni di vaccinazione. Foto da ilfattoquotidiano.it

 

In Italia quale sarebbe la reale necessità di queste primule?

Potremmo apparire retorici, ma a volte la retorica è utile a ricordare quello che non si vuol vedere. Quindi siamo tenuti a sottolineare alcune iniziative che il governo potrebbe attuare con la cifra di 490 milioni di euro:

  • realizzare nelle palestre chiuse dei poli di vaccinazione, ristorando i proprietari delle strutture e i gestori dell’attività.
  • trovare un accordo con gli alberghi per riconvertire parte dei loro immobili (solo a Roma si è registrato un calo di turismo pari al 97%).
  • riconvertire gli edifici abbandonati, soprattutto pubblici, come ex caserme e scuole.
  • mettere a disposizione le sale cinematografiche, i teatri e gli spazi polivalenti, come gli oratori delle parrocchie dove da ormai un anno è impossibile svolgere le normali attività. A Roma più di 50 sale cinematografiche hanno chiuso i battenti, molte di loro sono abbandonate da anni.

Lo storico cinema “Azzurro Scipioni”, monumento della città per quanto riguarda l’arte cinematografica, ha dovuto chiudere per i debiti accumulati e aggravati dalla pandemia. Di fronte la chiusura forzata dai DPCM, il proprietario, Silvano Agosti, non è riuscito a far fronte al costo dell’affitto. Per quanti anni avremmo potuto vedere ancora film, chiacchierando con Silvano, se il governo avesse rilevato i suoi debiti? O almeno calmierato l’affitto del suo locale?

La stessa Anac è intervenuta sulla questione: «Il Mibact e il Comune di Roma si facciano carico delle difficoltà di gestione di questo storico locale e ne consentano la continuazione dell’attività, così come è già accaduto in passato per il Cinema America; allo stesso tempo, nell’ambito delle reciproche competenze, gli stessi mettano in atto un efficace piano di sostegno e di rivalorizzazione di tutti quei luoghi di cultura e di socialità che, a partire dalla Capitale, si trovano a dover affrontare in tutte le città italiane una difficile ripartenza».

Questa vicenda che riportiamo non è scollegata dalla questione delle primule, vedere stanziare un bando che potrebbe comportare la spesa di mezzo miliardo di euro per strutture provvisorie (inutili), mentre muoiono attività storiche, e non, è una realtà politica difficile da accettare.

Il governo avrebbe dovuto lanciare un appello civico per cercare finanziatori per le attività in crisi. Sottolineando che tutti coloro che avrebbero alleviato le sofferenze dei commercianti avrebbero ricevuto una nota ufficiale di ringraziamento, chi invece ne avrebbe garantito la sopravvivenza come “Sostenitore Unico” sarebbe stato ricordato con una targa 1x1m, esposta in un luogo pubblico, per ricordare alle prossime generazioni di come il governo, nell’era del Covid, aveva rilanciato e tutelato il senso di collettività, e non uno spirito affaristico.

Israele, tendoni di vaccinazione. Foto da repubblica.it

 

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2 risposte

  1. E senza considerare i costi di demolizione a fine vaccinazioni, e di smaltimento dei materiali, che equivalgono ad almeno un terzo dei 490 milioni di spesa

  2. nel Paese degli stadi chiusi, dei campetti di calcio vuoti, delle scuole a mezzo servizio, delle caserme abbandonate, delle palestre serrate, degli edifici pubblici dismessi, della protezione civile onnipresente, dei poliambulatori ASL, dell’esercito-carabinieri-polizia-finanza diffusi capillarmente, si sentiva il bisogno di un’ulteriore spreco di denaro pubblico……..
    Certo, questi so’ gli “honesti”…..e pensa tu se erano dis-honesti

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