In questi cinque anni di amministrazione capitolina guidata dal M5S c’è stata un’indubbia regressione nell’associazionismo romano. A nostro avviso ciò è stato dovuto in gran parte alla totale chiusura dell’amministrazione a qualsiasi interlocuzione o collaborazione con cittadini e associazioni. La mancanza di una controparte istituzionale minimamente aperta al confronto ha portato molti attivisti a gettare la spugna.
Il bisogno di socialità è però sempre forte a Roma e così la voglia di molti di darsi da fare in prima persona cercando di sopperire alle mancanze delle istituzioni. Il movimento Retake Roma è il caso più noto ma negli ultimi anni sono emersi tanti esempi di piccole associazioni che hanno cominciato a prendersi cura di un giardino, una piazza o il proprio quartiere.
Oggi presentiamo un sodalizio alquanto giovane che circa un anno fa si è formato con il non banale obiettivo di trasformare il proprio quartiere rendendolo bello e accogliente per tutti. Parliamo dell’associazione di volontariato “Comitato Quartiere Incis Pisana – ODV“.
Questa la loro presentazione con il racconto della riappropriazione di un dimenticato monumento ai caduti.
Il Quartiere Incis La Pisana, situato nel XII Municipio, nasce agli inizi degli anni ’60: un complesso edilizio di circa cinquecento appartamenti assegnati in locazione ai dipendenti statali.
In tutti questi anni si sono succedute diverse istituzioni nella sua gestione che non sono state in grado di capirne le potenzialità e di fare un adeguato passaggio di consegne, lasciando ad oggi il quartiere trascurato e abbandonato.
Un anno fa un gruppo di cittadini si è ritrovato con la voglia di trasformare il quartiere e così è nata l’Associazione di volontariato Comitato Quartiere Incis Pisana odv che desidera prendersi cura del territorio, della sua socialità e fare rete con le altre realtà associative e culturali della zona.
A questo proposito si è colta l’occasione del 25 aprile per restituire un giusto spazio alla lapide dedicata ai caduti delle guerre.
IL MONUMENTO DI VIA LONGHENA
Nel territorio Bravetta-Pisana esistono luoghi e simboli storici della memoria come il Forte Bravetta e il Forte Aurelio, la lapide di Largo Gonzaga e quella di via dei Torriani. In questo percorso da ora in poi ci sarà anche la nostra lapide.
Al centro del nostro quartiere, in via Longhena, giace dal 1965 un masso in travertino dedicato ai “Caduti di tutte le guerre”, posato all’interno di una grande aiuola. Nel giro di riqualificazione iniziato un anno fa, oltre ad occuparci della pulizia di quel giardino, ci siamo domandati perché fosse così trascurato e dimenticato. Alcuni di noi ricordano che da bambini andavano a giocarci, altri che in alcune occasioni le maestre organizzavano una passeggiata per andare a deporre un fiore. Abbiamo quindi deciso di restituirgli la dignità che merita e in questi ultimi tre mesi abbiamo sistemato e ricostruito il muro di cinta, sbiancato il masso e chiesto all’AMA di spostare i cassonetti che ne coprivano la vista. Fino ad arrivare ai preparativi per la ricorrenza del 25 aprile: insieme ad altre associazioni come la Banca del Tempo Longhena, il Centro Anziani, il Comitato di Quartiere Pisana Vignaccia Quaroni, il Comitato Stazione Aurelia, l’Associazione Orti di via della Consolata abbiamo coinvolto l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) “Martiri di Forte Bravetta” per promuovere una piccola iniziativa di “ricordo e testimonianza”.
La strada quel pomeriggio, inaspettatamente, si è riempita di persone che hanno voluto testimoniare, anche solo con la loro presenza, che il nostro monumento da quell’istante in poi non sarebbe stato più dimenticato. Molti gli interventi anche dei rappresentanti della politica del XII Municipio, ci sentiamo però di dover ringraziare in modo particolare per la sua presenza Don Valerio Di Palma, il nostro parroco di San Bruno a La Pisana, per la sorpresa e soprattutto per il suo racconto sentito e deciso.
“Non potevo mancare il 25 aprile all’anniversario della Liberazione presso il “monumento ritrovato” a Via Longhena, dedicato ai caduti di tutte le guerre. È una cosa che “sento nel sangue” perché mio nonno paterno è una delle vittime del rastrellamento del Quadraro del 17 aprile del 1944, per essere poi deportato nel campo di concentramento di Fossoli (MO) e poi in Germania nei campi di lavoro. Mio nonno, uno degli “schiavi di Hitler”, così sono stati chiamati, non è più tornato a casa, è morto per sfinimento sulla via del ritorno e non sappiamo dove sia stato sepolto. Questa è una delle tante storie che ci ricordano quanto sia costata la nostra libertà e che bisogna sempre vigilare perché nulla è dato per scontato e c’è sempre il rischio di perderla di nuovo. Una liberazione pagata a caro prezzo, che mi fa venire in mente il riscatto/liberazione a caro prezzo di cui ci parla San Paolo: quella Liberazione/Redenzione pagata con il sangue del Figlio di Dio che ci libera dal peccato e dalla morte, e che bisogna sempre custodire perché non ci venga tolta. (cfr. 1 Cor. 6,20; Col. 1,14 )
È stato importante per me rendere testimonianza sull’importanza della Liberazione d’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista e sull’importanza della Liberazione totale pagata a caro prezzo dal Signore per noi. Per questo abbiamo potuto liberamente pregare per i morti di tutte le guerre e di tutti i fronti, anche per i nemici, perché ormai siamo liberi e liberati da ogni oppressione e siamo pronti a resistere ad ogni tentativo di toglierci la libertà, anche di opinione, anche delle opinioni contrarie alle nostre. Infine non dobbiamo solo ricordare i caduti delle guerre passate, ma anche i caduti di oggi, di questa “terza guerra mondiale a pezzi”, come dice Papa Francesco, fatta di tante guerre dimenticate dall’opinione pubblica, di tanti morti affogati nel Mediterraneo, di tanta indifferenza che uccide. Chi perde la memoria del passato, chi perde le proprie radici, non ha futuro, non ha più la libertà, ma diventa schiavo della moda del momento o dell’indifferenza che tutto annichila, ricordiamocelo noi, i liberi, i liberati dall’oppressione, dalla tirannia e dalla schiavitù, dalla morte e dal “suo pungiglione”, il peccato. Viva la Libertà!”
Alla fine della cerimonia abbiamo deposto una corona di alloro fatta con le nostre mani, piantato rose e margherite e intonato tutti insieme “Bella ciao”.
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