“Quanta rottura col passato occorre per ridare a Roma la collocazione internazionale che merita”?

Apparentemente lo scandalo che ha coinvolto l'ex Capo di Gabinetto Ruberti si è risolto con un avvicendamento nella posizione, ma questo non basta di certo

La frase del titolo è ripresa dalle parole che l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino ha pronunciato nell’intervista su La Stampa del 20 agosto u.s.

Marino conosce bene il PD romano, avendone vissuto sulla pelle le dinamiche tutte tese al perseguimento del potere piuttosto che al conseguimento dei pubblici interessi e del bene comune.

È quindi assolutamente consigliato leggere le sue dichiarazioni per capire quali dovrebbero essere gli sviluppi della storiaccia che ha visto protagonista il numero due del Campidoglio (con più di qualcuno che afferma che in realtà fosse Ruberti a guidare le danze, con Gualtieri a metterci solo la faccia).

Su quale dovrebbe essere la strategia di Gualtieri, ora che è stato squadernato il contesto in cui opera se non tutto il PD quanto meno una sua parte rilevante, Marino è stato molto chiaro:

La strategia migliore è quella di una rottura totale. Assai più radicale di quella che io misi in atto. Sbagliai profondamente ad ascoltare i partiti e a non affondare lo scontro in profondità cercando solo il sostegno degli elettori. Dopo gli arresti del dicembre 2014 avrei dovuto strappare la tessera del Pd, dimettermi e ricandidarmi senza il Pd, come saggiamente mi suggerì un politico per bene, un vero signore che conosce la gentilezza e l’onestà, Luigi Nieri, allora mio vicesindaco.”

 

rottura totale” consiglia Marino, mentre quello a cui stiamo assistendo è un tentativo di mettere tutto a tacere da parte del sindaco Gualtieri, limitandosi a nominare un nuovo Capo di Gabinetto e addirittura ringraziando l’uscente per lo straordinario lavoro svolto.

Ringrazio ancora Albino Ruberti per lo straordinario lavoro svolto in questi mesi.

Noi di straordinario nel Capo di Gabinetto uscente ci abbiamo visto solo dei modi intollerabili per una carica istituzionale, con violenza verbale e minacce di morte, oltre al sospetto di movimenti opachi collegati al ruolo ricoperto nell’amministrazione capitolina o del partito.

Il tutto avrebbe quindi consigliato di evitare qualsiasi tipo di ringraziamento ed anzi di presentare una spiegazione di come sia stato possibile assegnare un ruolo tanto importante ad un individuo capace di azioni come quelle documentate dall’ormai famoso video.

Per essere più espliciti, non sarebbero fuori luogo delle scuse del sindaco Gualtieri per essersi scelto (o essersi fatto affibbiare) un individuo come Albino Ruberti come braccio destro.

 

Molto più importante è però capire se Gualtieri vorrà mettere una pietra sopra all’accaduto, o se vorrà seguire il consiglio di Marino di provare a fare una rottura totale col passato.

Per quanto riguarda il PD, il compito di avviare una seria autocritica su quanto avvenuto negli ultimi anni spetta al segretario Letta e per quanto è comprensibile che tutte le energie siano al momento dedicate alle elezioni del 25 settembre, già solo l’annunciare una nuova iniziativa che riprenda il lavoro iniziato da Fabrizio Barca nel 2015 (quello che individuava 27 circoli PD su 108 come “dannosi”) e poi miseramente abbandonato sarebbe un primo segnale incoraggiante.

Rispetto al Campidoglio invece, Gualtieri ha senz’altro la possibilità di cambiare registro e cominciare a ragionare con la propria testa, provando a mettere mano laddove devono avergli sconsigliato di farlo. Egli potrebbe ad esempio riconsiderare alcune scelte fatte per gli assessorati, quelle basate più sul numero di preferenze prese alle elezioni che sulla competenza ed esperienza nei vari settori.

Oppure potrebbe prendere qualche inizaitiva seria sulle partecipate, AMA e ATAC in primis, provando a svegliarle dal torpore pluridecennale anche a costo di scontentare qualche potentato interno.

 

Un ambito che ci permettiamo di suggerire al sindaco per dimostrare l’intenzione di dare una svolta al suo mandato è quello della Polizia Locale (PL). Da anni noi consideriamo l’irrilevanza del corpo di PL come il problema principale di Roma, considerato che il rispetto di praticamente tutte le norme cittadine dovrebbe essere assicurato dagli agenti di PL e ciò non avviene praticamente mai.

Inoltre la PL ha dimostrato in più occasioni di avere delle vere e proprie metastati al suo interno che ne minano ogni efficacia e credibilità (per dettagli vedasi la puntata di Report del 20 novembre 2020). Stando a ricostruzioni giornalistiche, la cacciata del sindaco Marino fu agevolata da dossier preparati all’interno del corpo di PL su richiesta di ambienti vicini o interni al PD.

Ebbene le storie di cui sopra riguardanti la PL non sono state mai approfondite ed oggi ci ritroviamo comandanti di PL sui quali pendono sospetti di poca correttezza nello svolgimento delle proprie mansioni, quando non proprio di falsità in dichiarazioni pubbliche.

 

Gualtieri può mettere mano a questo vero e proprio cancro cittadino procedendo col cambio del comandante generale, affidando il corpo a persona esterna che però ne conosca dinamiche e pericoli. Un possibile nome (il migliore!) l’abbiamo già espresso e siamo sicuri che la svolta in meglio si vedrebbe in poco tempo.

Tra i compiti del nuovo comandante vi dovrà anche essere quello di far luce su tutte le storie torbide che hanno riguardato o lambito il corpo nel recente passato, con l’obiettivo di mettere da parte gli elementi che si sono resi responsabili di condotte contrarie alla disciplina ed onore richieste nell’adempimento di funzioni pubbliche. Non ci si aspetta nessun tribunale di piazza, ma i cittadini devono avere la consapevolezza che la Polizia Locale gira pagina rispetto a decenni di assenza, inefficacia e in alcuni casi di vero e proprio malaffare.

 

Nel ribadire che il sindaco Gualtieri non può pensare di far passare in cavalleria senza spiegazioni uno scandalo come quello che lo ha appena lambito, ci permettiamo di suggerirgli di cominciare dalla Polizia Locale un eventuale “nuovo corso – rottura totale“.

 

L’altro e ultimo suggerimento che vogliamo dargli è di seguire quanto indicato da Marino, ossia il prendere un po’ di distanze dal proprio partito cercando il sostegno diretto degli elettori/cittadini. Contrariamente a quanto avvenne con Marino, nel caso di Gualtieri lo scandalo ha riguardato una singola persona del suo entourage, benché si tratti del suo braccio destro; per cui non è pensabile il dimettersi per farsi eleggere col supporto diretto dei cittadini.

Nel caso attuale però, Gualtieri potrebbe benissimo entrare in contatto in maniera strutturata con le tante forze civiche presenti a Roma, prendendo da loro consigli, forza e legittimità per contrastare eventuali strabordamenti del partito.

Temiamo tutto ciò sia un po’ troppo per Gualtieri e quindi non ci facciamo troppe illusioni che le cose possano sostanzialmente cambiare.

Ma senz’altro le possibilità ci sono, se solo Gualtieri avesse un briciolo del coraggio richiesto …

 

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Una risposta

  1. Gualtieri non ha la personalità per fare un cambio radicale nel Pd romano, anzi, credo che sia stato scelto proprio per questo. L’ho pensato quando si seppe della sua candidatura ed è per questo che non hanno voluto candidare Calenda: troppo autonomo, troppo determinato a cambiare le cose. Il Pd romano è il male di Roma ma non è esente da colpe il Pd nazionale, che non fa nulla. Vuol dire che gli va bene.
    E Roma sprofonda.
    Come fanno i romani a votare Pd a queste elezioni?

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