Quanto c’è di Alemanno nella giunta Raggi

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Ieri Gianni Alemanno si è vantato su Twitter di aver attaccato nottetempo manifesti in ricordo di Pino Rauti, ex leader del Movimento Sociale nonché suo suocero. Peccato che si trattava di manifesti abusivi che andavano a coprire pubblicità che regolarmente avevano pagato la tassa.

Vantarsi di commettere una illegalità è qualcosa che è tollerata solo a Roma. Nei paesi civili ci sono stati ministri che hanno rassegnato le dimissioni per non aver pagato i contributi per la colf. Nella capitale d’Italia un ex sindaco non si fa scrupolo di coprire interi quartieri con affissioni abusive e – con uno stile che si commenta da solo – dare dei pezzenti ai redattori di Romafaschifo che gli facevano notare quanto fosse riprovevole il suo comportamento.

 

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Per chi segue le vicende romane nulla di nuovo. Il comportamento di Gianni Alemanno è sempre stato questo. Quando era lui a guidare il Campidoglio i manifesti abusivi erano più che tollerati, quasi incentivati. Nel breve periodo della giunta Marino, l’assessore Leonori dichiarò guerra all’attacchinaggio irregolare, impegnandosi a oscurarlo nel più breve tempo possibile. Ed è grazie a quel provvedimento che anche la cartaccia in ricordo di Rauti ieri è stata coperta.

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Non serve neanche sottolineare quanto fosse ipocrita l’ex Sindaco che, nel 2013 agli sgoccioli del suo mandato, assieme ad alcuni ambasciatori e ai ragazzi di Retake fingeva di staccare i manifesti abusivi e coprire le scritte sui muri.

 

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Non stupisce neanche il suo giubilo per l’approvazione da parte dell’Assemblea Capitolina del provvedimento contro la Bolkestein e a favore delle bancarelle e della famiglia Tredicine. Acqua passata, d’accordo, ormai Alemanno rappresenta poco più che se stesso. Ma siamo partiti dalle “gesta” di queste ore dell’ex Sindaco per domandarci quanto della sua eredità politica vi sia oggi in Campidoglio. Quanto la giunta Raggi si stia allontanando dalle scelte di quel quinquennio o se, invece, stia ripetendo alcuni errori.

Se dovessimo giudicare dai due argomenti citati fin qui, decoro e bancarelle, sembrerebbe che il M5S sia l’indegno erede della peggior giunta che Roma abbia subìto negli ultimi 30 anni. Il voto unanime dei consiglieri pentastellati contro la riforma dell’ambulantato, a fianco di Davide Bordoni e Ignazio Cozzoli, cioè gli uomini che furono più vicini ad Alemanno in quegli anni provoca i brividi. Trascuriamo poi il rapporto misterioso che lega la Sindaca Raggi a Raffaele Marra, che di Alemanno fu braccio destro e la difesa ad oltranza di un funzionario raccontato nell’ultima inchiesta de L’Espresso come uomo poco trasparente e abile negli intrallazzi.

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Erano in molti a sostenere che la Raggi provenisse da ambienti di destra, data la sua vicinanza all’avvocato Sammarco, stretto collaboratore di Cesare Previti. In realtà la formazione del marito della Sindaca, Andrea Severini e della stessa Raggi sembra essere più legata ad ambienti di sinistra, quelli dell’ex lavanderia del S. Maria della Pietà (locale occupato dai 5stelle senza titolo!).

Ma quello che conta davvero non è quali fossero le idee politiche della Sindaca prima di approcciare il MoVimento grillino, piuttosto quali sono le sue scelte oggi che governa Roma. Ebbene alcune di queste scelte sono nel solco del più becero alemannismo, a partire dalla decisione di non dedicare alcuno sforzo al decoro per finire alla difesa di piccole/grandi lobby: gli ambulanti che invadono i marciapiedi di tutta la città; i balneari che chiedono il rinnovo sine die delle loro concessioni; i tassisti che non vogliono la concorrenza dei servizi nati con le nuove tecnologie. La giunta Raggi, votata per cambiare, sta gettando a mare ciò che di buono era stato fatto mentre ripercorre i medesimi errori commessi dalla amministrazione Alemanno. Alla faccia della trasparenza che avevano promesso, gli assessori grillini si sono arroccati nelle stanze, convinti che chiunque complotti contro di loro. Gli streaming sono un ricordo antico e la condivisione “dell’uno vale uno” (che tra l’altro è una stupidata) accantonata. Proprio come faceva Alemanno.

Il primo Sindaco di destra dopo decenni di giunte di sinistra decise di bloccare la gran parte delle opere in corso di realizzazione (il Ponte dei Congressi di Enzo Siviero, il sottopasso di piazza dei Navigatori, il prolungamento della linea B da Rebibbia a Casal Monastero, la Prenestina bis, il Ponte della Scafa tra Ostia e Fiumicino, il raddoppio della Trionfale e della Pineta Sacchetti, il Campidoglio 2, il nuovo stadio del Tennis al Foro Italico e molto altro). Disse che avrebbe indetto nuove gare, che quelle opere si sarebbero realizzate in tempi e modi diversi. E invece non si fece nulla, provocando una paralisi micidiale e una stasi economica senza precedenti.

La Raggi sta commettendo gli stessi errori: lo stop allo Stadio della Roma, alle Torri dell’Eur, all’ex Fiera e alla prosecuzione della linea C sono una replica di quanto abbiamo visto 7 anni fa. La Sindaca che si professava la più libera dalle lobby si sta dimostrando schiava di quelle di terz’ordine, senza avere una visione di come dovrà sviluppare la città nei prossimi 10 anni. Un bis – dopo Alemanno – che Roma non può più permettersi.

 

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Una risposta

  1. finchè i blogger racconteranno mezze verità non si arriverrà lontano ! Neanche vi sto a rispondere su finte liberalizzazioni che in realtà mirano a togliere il lavoro alle persone che lavorano e consegnandolo alle multinazionali! Il centro commerciale abusivo sotto il colosseo (sperando che non si faccia mai) e forse l’esempio più lampante ma neanche l’unico ! Speriamo ci siano persone oneste anche nel PD….speriamo veramente !

    Verissimo che i giornalisti che predono i soldi da Caltagirone ci diffamano in tutti i modi . Io invece non mi permetto di farlo ! Tutto qui !

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