L’episodio di Corso Vittorio, angolo via Monterone, dovrebbe far vergognare Acea per la sua inefficienza. Ma probabilmente a piazzale Ostiense sono affaccendati in altre questioni tra cui la distribuzione del dividendo che si annuncia sostanzioso a fine anno (153 milioni gli utili del primo semestre 2017).
Nel settembre del 2016, una cabina elettrica scalcinata e mai manutenuta da Acea prende fuoco distruggendo il negozio di tessuti Bassetti in corso Vittorio, danneggiando il palazzo sovrastante. I danni ammontano a centinaia di migliaia di euro e sono imputabili probabilmente (c’è ancora un procedimento in tribunale) alla scarsa manutenzione di una cabina di trasformazione da media tensione a bassa tensione. Ce ne sono migliaia in tutta Roma, il 50% delle quali è posta in sottoscala, scantinati o retrobottega di palazzi e negozi. Negli anni 70 e 80, l’Azienda imponeva ai privati di concedere uno spazio per installare una cabina a servizio del quartiere senza la quale non avrebbe potuto garantire la fornitura di energia elettrica.
La gran parte di queste cabine viene controllata si e no una volta all’anno, con rischi per l’incolumità di chi ci abita accanto e di disservizi per l’utenza. In corso Vittorio, l’incendio fu così violento che il giorno seguente scoppiarono nuovi focolai, segno che i cavi e i quadri elettrici erano davvero mal messi.
Per non lasciare al buio decine di appartamenti, Acea installò sul marciapiede all’angolo con via Monterone questo mostro che avrebbe dovuto supplire alle funzioni in attesa della riparazione della cabina danneggiata.
Secondo le promesse dell’azienda, il casotto provvisorio sarebbe stato rimosso dopo 6/8 settimane. Siamo quasi a fine 2017 e la cabina provvisoria è diventata definitiva, con il classico corollario di scritte e affissioni abusive che caratterizzano ogni manufatto a Roma. Dal tetto partono cavi elettrici sostenuti in maniera precaria che raggiungono i palazzi circostanti. Una scena da provincia messicana più che da cuore di Roma.
Il portone del palazzo porta ancora i segni dell’incendio devastante e gli abitanti ci dicono che nessuno viene mai a eseguire la manutenzione della cabina provvisoria, probabilmente in attesa che anche questa prenda fuoco.
Ma spostiamoci a via Francesco Denza, ai Parioli. Anche qui una cabina posta all’interno di un edificio privato smise improvvisamente di funzionare, per fortuna senza incendi. Dopo aver lasciato al buio gli abitanti per quasi 48 ore, Acea piazzò un trasformatore provvisorio di colore rosa. Sono trascorsi più di tre anni dal suo montaggio e non solo sta ancora lì, ma come si può vedere nelle foto non verrà rimosso per chissà quanto tempo, dato che l’asfalto è stato modellato appositamente per sostenere il mostro rosa.
Già nel 2010 il Sindacato Cobas lavoro privato denunciava la pericolosità delle vecchie cabine dovuta alla obsolescenza dei macchinari interni e alla scarsa manutenzione. Quell’anno un operaio perse la vita durante un intervento sulla Cassia. Nel giugno scorso tre operai sono rimasti gravemente ustionati mentre lavoravano in una vecchia cabina all’interno di un condominio sulla Casilina. Altri due hanno subito gravi ustioni nel marzo del 2014, in piazza Anco Marzio, ad Ostia. Anche in questo caso la vetustà degli impianti era all’origine dell’incidente.
Insomma Acea finge di ignorare un problema serissimo che va affrontato con decisione. Il caso dell’Esquilino – quando una intera strada rimase al buio per due giorni perché non si riusciva ad accedere alla cabina, nel retrobottega di un negozio cinese – ha fatto scuola. L’intera dislocazione dei trasformatori Acea andrebbe rivista e andrebbe lanciata una campagna di manutenzione complessiva.
In questo quadro non si comprende perché l’azienda si serva di cabine provvisorie invece di rimodernare quelle originali. Il consigliere di Fratelli d’Italia del 12° Municipio, Giovanni Picone parla di costi di noleggio esorbitanti che in alcuni casi possono arrivare a 5mila euro al giorno. Ammettendo che una cabina costi 2mila euro al giorno, per i tre anni di via Denza Acea avrebbe gettato 2milioni e 190 mila euro, mentre per corso Vittorio 810mila euro. Non vogliamo credere che sia veramente come sostiene il consigliere Picone, ma quello che è certo è l’assurdità di lasciare come definitive delle cabine che dovevano essere provvisorie. Così come la mancata manutenzione degli apparati media/bassa tensione diffusi in tutta Roma.
Una risposta
Sono assolutamente d’accordo. Sarebbe necessario effettuare un rigoroso controllo sugli investimenti di ACEA e, se del caso, revocare la concessione sulla gestione della rete.