Revocare la concessione ad Autostrade va bene. A balneari e bancarelle no?

Sulla tragedia di Genova è stato già detto tanto che nessuno sente la necessità del nostro pensiero. Ma il doppiopesismo sulla possibile revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia e le mille altre concessioni in vigore in Italia fa venire i capelli dritti.

Secondo la maggioranza di governo, soprattutto i 5stelle, è corretto nazionalizzare le Autostrade, revocando la concessione a termine ottenuta  dalla Società Autostrade, ma non è corretto che si tocchino le concessioni di ambulanti, balneari, Atac, porti, acque minerali e giochi. Insomma prendiamocela con Autostrade in questo momento in cui tutti la odiano per il Ponte Morandi, raccattando applausi populisti, ma lasciamo intatti mille privilegi ingiusti che danneggiano – quelli sì – i cittadini italiani. Il senso del populismo è proprio questo: cavalcare l’onda dando l’impressione di essere dalla parte della gente e contemporaneamente fregare quella stessa gente.

In Italia il sistema delle concessioni vige per moltissimi settori, circa 30, i principali dei quali sono: tv, radio, telecomunicazioni, aeroporti e porti, trasporti, acque minerali, impianti termali, caccia, idrocarburi, servizio postale, ambulanti e stabilimenti balneari. Le concessioni, come dice la parola stessa, sono il diritto che lo Stato concede ad un privato di svolgere una determinata attività su suolo pubblico per un determinato tempo. E’ chiaro che il criterio del tempo è fondamentale, perché altrimenti non si parlerebbe più di concessione ma di cessione definitiva.

Le norme italiane ed europee stabiliscono che ogni tot anni il servizio vada nuovamente assegnato tramite gara al miglior offerente. Così si fa per esempio con la tv, con le compagnie telefoniche, con gli aeroporti, etc. Ad ogni gara, lo Stato incassa molti miliardi che vengono poi redistribuiti ai cittadini. E così si è fatto con Autostrade per l’Italia che ricordiamolo ha pagato 9 miliardi per la concessione fino al 2038 (poi prorogata fino al 2042). Non vogliamo qui entrare nel merito di questa concessione, se le procedure seguite siano state corrette, ma solo sottolineare che questo servizio ha una scadenza temporale (molto lunga a causa dell’importante investimento sulle infrastrutture).

Vi sono in Italia altri settori dove la scadenza temporale non c’è. Si tratta quindi di concessioni illegittime per le quali più volte è intervenuta la commissione europea: tra questi spiccano gli ambulanti e i balneari. Una direttiva del 2006, la Bolkestein, stabiliva che questi servizi andassero messi a gara e assegnati al miglior offerente ogni 10 o 20 anni. Ma proprio dai 5stelle che oggi tuonano contro la concessione ad Autostrade, è arrivata una opposizione fortissima all’applicazione di questa direttiva. Assieme ad un manipolo di deputati Pd, i 5stelle sono riusciti ad ottenere la proroga della Bolkestein di altri due anni, quando il nostro ordinamento l’aveva recepita nel 2010. In teoria, insomma, a partire dal 2020 anche ambulanti e balneari dovrebbero restituire la loro concessione. Ma solo in teoria, perché proprio le forze di governo che si scagliano contro Autostrade, già parlano di esentarli dalle gare.

 

Per quanto riguarda gli ambulanti, il risultato è sotto gli occhi di tutti: a Roma vige un oligopolio di poche famiglie, accompagnato da bancarelle di altri proprietari compiacenti, presenti in ogni strada commerciale, in ogni luogo turistico della città. Il risultato è un degrado visivo senza precedenti, concorrenza sleale ai commercianti tradizionali, evasione fiscale, filiera delle merci incontrollata e lavoro nero. Un cocktail micidiale che qualsiasi amministrazione dovrebbe sradicare e invece la giunta Raggi e il M5S nazionale si ostinano a difendere.

 

Peggio, se possibile, per i balneari. Anche qui difesi a spada tratta dai grillini, hanno ottenuto l’ennesima proroga delle loro concessioni fino al 31 dicembre 2020. Ma la Corte Europea di Giustizia ha bocciato la proroga per “danno erariale”. Lo Stato, infatti, nel 2017 ha incassato dai 30 mila balneari italiani solo 103 milioni di euro a fronte di un giro di affari di 15 miliardi l’anno. In sostanza i privati fatturano circa 6 mila euro per ogni chilometro quadrato di spiagge, mentre lo Stato incassa 4 mila euro l’anno da un singolo stabilimento. La nostra regione, il Lazio, al terzo posto nazionale per chilometri di spiagge in concessione, paga allo Stato solo 10 milioni l’anno mentre il giro d’affari degli stabilimenti supera il miliardo.

Insomma dagli ambulanti e dai balneari ci prendiamo tutti una bella fregatura, ma questo non pare interessare il governo tutto preso da Autostrade.

 

Non molto diverso il discorso su Atac. Il servizio di trasporto pubblico a Roma deve essere messo a gara per legge europea tanto più che l’attuale concessionario, l’Atac appunto, non è in grado di far fronte ai propri impegni e non rispetta il contratto stipulato con il Comune. La giunta Raggi, invece di tutelare i cittadini romani esasperati dalla inefficienza dell’azienda, si preoccupa del fantomatico “mantenimento pubblico” di Atac, come se questo potesse risolvere i problemi di trasporto dei romani. E ha prorogato al 2021 una concessione che sarebbe scaduta nel 2019 e sulla quale pende pure un referendum voluto dai Radicali, per il quale la Raggi continua a spostare la data in avanti.

Succede così in tutta Europa domanderete voi? Neanche per sogno! Per esempio in Francia, gli stabilimenti balneari  hanno una durata massima della concessione di 12 anni. E soprattutto, la spiaggia può essere occupata dalle strutture massimo 6 mesi l’anno, mentre nei periodi invernali va smontato almeno l’80 per cento dei manufatti!

Capito? Proprio come a Ostia!

 

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