Da tempo diarioromano insiste per l’introduzione della raccolta differenziata a punti. Si tratta di un sistema adottato in molte città di Italia e del mondo grazie al quale il Comune è messo a conoscenza della quantità di rifiuti che un singolo cittadino riesce a riciclare.
A chi si reca alle isole ecologiche per lasciare oggetti ingombranti o rifiuti speciali verranno caricati dei punti su una tessera. Chi smaltisce i rifiuti di casa o dell’ufficio in maniera corretta otterrà altri punti. Alla fine dell’anno ad un maggior numero di punti corrisponderà una tariffa sui rifiuti più economica, in certi casi addirittura del 70%.
Ma come si fa a valutare se lo smaltimento domestico è corretto? Le tecnologie attuali permettono di tracciare il riciclo del vetro, della carta, dell’alluminio, dell’umido grazie ad un microchip di cui sono dotati i sacchetti della spazzatura. Si chiama RFid e rende intelligenti sia i sacchetti, sia i bidoni o i camion dove questi vengono gettati. L’Ama ha adottato questa tecnologia ed ha avviato la sperimentazione nel quartiere del Portico D’Ottavia per 760 residenti, 327 utenze domestiche e 68 tra ristoranti, bar, scuole, uffici.
A partire da febbraio, la sperimentazione si allargherà fino a raggiungere 490 mila abitanti dei Municipi X e VI e poi gradualmente verrà estesa. La notizia, dunque, è di quelle buone non solo per le tasche dei cittadini che pagheranno tariffe inferiori ma soprattutto per l’ambiente e la città. Gradualmente potrebbe entrare nella testa dei romani che smaltire correttamente significa risparmiare. E questo potrebbe tradursi in minori quantità di rifiuti abbandonati accanto ai cassonetti.
L’assessore Montanari aveva annunciato questo progetto pochi giorni dopo il suo insediamento e ora occorre riconoscerle che almeno sul punto è stata di parola. Le difficoltà di Ama che ha cambiato amministratori troppe volte e che ha visto pochi giorni fa le dimissioni del direttore generale Stefano Bina, non hanno al momento impedito l’avvio della sperimentazione.
Funzionerà? L’ostacolo maggiore ad avviso di diarioromano sta nel conferimento dei sacchetti. Questi, infatti, non si potranno gettare né nei cassonetti né nei bidoni all’interno degli edifici (laddove vi sono) ma dovranno essere consegnati agli operatori Ama due giorni a settimana in determinati orari. Questo tipo di conferimento è stato già adottato in diverse zone del centro storico e ha dato pessima prova. Molti utenti, infatti, non hanno voluto o potuto trovarsi ai luoghi di raccolta agli orari prefissati. Alcuni hanno preferito lasciare i sacchetti in strada creando ulteriore degrado.
In questo caso il problema potrebbe essere contenuto grazie al fatto che i sacchetti sono tracciabili e dunque abbandonarli in luoghi impropri espone al rischio di multa. Ma non basta. Occorre rendere facile la consegna dell’immondizia perché l’utente non la viva come una punizione ma come un gesto naturale che ciascuno deve compiere quando ne ha necessità. Ecco perché molti comuni hanno scelto un’altra modalità: all’utente viene consegnata una tessera magnetica che serve per aprire i cassonetti che si trovano in determinati luoghi o all’interno dei palazzi. Senza tessera i cassonetti restano chiusi e se si lascia il sacchetto all’esterno si potrà facilmente risalire al proprietario grazie al chip di cui è dotato. Ad esempio la città di Novara ha sperimentato in un quartiere il conferimento presso i punti mobili dell’azienda di rifiuti, mentre in un altro quartiere (Pernate) ha provato la tessera magnetica. La seconda soluzione è stata largamente preferita dagli abitanti.
Se si vuole ridurre il viaggio assurdo dei rifiuti di Roma fino al nord Italia o all’estero, la differenziata è l’unica soluzione. Il ministro dell’ambiente Galletti ha ricordato che i camion che attraversano il paese carichi di immondizia romana provocano più danni dei termovalorizzatori. “Perché molti comuni riescono a gestire correttamente il ciclo dei rifiuti e Roma no?” si è domandato polemicamente Galletti durante l’audizione di fronte alle commissioni Ambiente e Attività Produttive della Camera.
Nelle città dove la tecnologia RFid è stata introdotta, si è riusciti ad arrivare all’80% di differenziata, riducendo al minimo la quota da sversare in discarica. Per Roma, un buon risultato nei prossimi 3 anni sarebbe portare la quota di differenziata fino al 60/65 per cento. E la contestuale eliminazione dei cassonetti dalle strade potrebbe ridare alla capitale l’aspetto di una città d’occidente.