Rinnovabili: l’ambizioso piano di Zingaretti, le utopie e la realtà

Secondo il presidente della Regione, entro il 2050 il Lazio sarà alimentato solo da energia green. Per farlo occorre ridurre del 40% il parco auto e usare mezzi pubblici 100% elettrici

 

Qualcuno dice che siamo troppo severi con Zingaretti e potrà pure essere vero ma un presidente che è a fine mandato, dopo aver governato ininterrottamente per dieci anni, dovrebbe trarre i bilanci delle cose fatte e non proseguire con gli annunci futuri. Come sulla Roma-Lido che resta la peggior linea di trasporto del paese pur essendo protagonista di magnificanti conferenze stampa sul domani che verrà.

Adesso è la volta delle energie rinnovabili, tema di grande rilevanza soprattutto da quando i costi di gas e carburanti sono schizzati alle stelle e ci resteranno per chissà quanto. Il Lazio ha presentato il suo PER, Piano Energetico Regionale che pianifica da qui al 2050 la politica del territorio in tema di combustibili. A leggerlo, il PER è entusiasmante: entro i prossimi 28 anni tutta l’energia della Regione sarà prodotta da rinnovabili e nelle nostre cinque province non ci saranno più emissioni di anidride carbonica!!!

Per raggiungere l’obiettivo, piuttosto ambizioso, si dovranno ottenere tappe intermedie: la prima nel 2030 quando i consumi (da fonti fossili) saranno ridotti del 33% rispetto ad oggi.

Dunque il piano prevede due filoni principali: il primo è la riduzione della produzione da fonti fossili e il secondo è l’efficientamento energetico che si traduce nel cambio di tante nostre abitudini. Tra queste c’è l’eliminazione del 40% delle auto private (!) che verranno sostituite dal trasporto pubblico (!?!), dal car/scooter e bike sharing e dalla mobilità dolce. Inoltre lavoreremo sempre più da casa in modalità smart working e acquisteremo i nostri prodotti sempre più on line, evitando dunque di dover uscire e consumare energia.

Il 74% delle auto private rimanenti saranno solo elettriche mentre sul fronte del trasporto pubblico e su gomma, questo dovrà essere elettrificato al 74% oppure alimentato da idrogeno per il 13%.

Stesso discorso per gli impianti di riscaldamento che dovranno essere alimentati solo da pompe di calore (elettriche) e fonti rinnovabili aerotermica e geotermica.

Pur non essendo tecnici del settore, ci sarà consentito porci la domanda sul come verrà prodotta tutta questa energia elettrica necessaria a far muovere il trasporto, riscaldare le case e alimentare l’industria. La risposta la dà l’assessora regionale alla Transizione ecologica Roberta Lombardi, o almeno prova a darla. Civitavecchia diventerà il capoluogo del Lazio per l’eolico con un parco da 27 pale che produrranno 270 megawatt, poi occorrerà ricavare (sempre entro il 2050) 15 mila megawatt l’anno dal fotovoltaico. In prospettiva anche l’eolico dovrà riuscire a produrre 1000 megawatt.

Con le attuali conoscenze tecniche questo è praticamente impossibile ma giustamente si confida nel fatto che nell’arco dei prossimi anni si mettano a punto tecnologie nuove e più performanti.

Potremmo soffermarci sul mondo prospettato da Zingaretti e Lombardi che ci immagina come persone chiuse in casa a lavorare, senza mai uscire neanche per fare acquisti al fine di risparmiare energia. Le conseguenze sociali ed economiche sarebbero talmente devastanti da renderci felici di non arrivare per limiti di età a vivere in quel mondo (anche se perfidamente ci piacerebbe osservare Zingaretti anziano chiuso in un mini appartamento perennemente connesso alla rete attraverso la quale ordina il cibo e l’abbigliamento che non dovrà usare perché tanto non esce). Ma preferiamo lasciare ai lettori immaginare questo futuro distopico tanto “green” quanto disumano.

E’ opportuno invece soffermarci sull’attuale condizione energetica della nostra regione che non brilla affatto per efficienza tanto che Bankitalia ha bacchettato il Lazio per essere il più indietro quanto a fonti rinnovabili. Siamo fermi al 9%.

C’è poi il tema delle CER, le Comunità Energetiche Rinnovabili che una legge regionale del 2020 prevedeva per 100 comunità. Si tratta in pratica di 100 comuni che sarebbero diventati carbon e gas free grazie a fondi speciali e ad una futura copertura del PNRR. Anche di questo progetto si è saputo poco e niente tanto che l’autorevole Quale Energia, il portale per la decarbonizzazione dell’economia, ha posto numerose domande all’assessora Lombardi e non ci sembra abbia ottenuto risposta.

In otto anni, dal 2012 al 2020, la produzione di rinnovabili nel Lazio è cresciuta del 2,9% (la virgola è corretta, due virgola nove, non 29) e non ha neanche raggiunto gli obiettivi previsti (fonte GSE Gestore Servizi Energetici).

 

C’è da aggiungere la bocciatura del presidente di ANIE Rinnovabili, Alberto Pinori, che pone il Lazio nella parte bassa della classifica. Nel 2021 la Regione ha generato solo 2.157 megawatt, meno della metà delle aree del nord Italia. Pinori parla di burocrazia regionale come ostacolo alle fonti green e chiede bandi regionali simili a quelli della Lombardia e del Veneto.

Insomma, lo scenario reale è assai differente da quello delineato da Zingaretti e Lombardi e forse un pochino più di realismo nell’annunciare il piano sarebbe stato utile oltre che onesto.

 

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