Mercoledì sera abbiamo ricevuto una segnalazione da un cittadino che abita in piazza Gondar: “Qui non si respira, un fumo acre sta invadendo le nostre case”. Dopo pochi minuti eravamo sul posto e l’aria era davvero pesante. Odore di copertoni bruciati, di materiali tossici di vario genere stagnavano con l’afa di queste serate di giugno.
Non è una novità per chi abita in zona. Dagli accampamenti abusivi sotto ponte delle Valli si sprigionano roghi almeno due o tre volte alla settimana. Ma questa volta il fuoco ha preso il sopravvento ed è sfuggito al controllo degli stessi nomadi che lo hanno appiccato. Capìta la malaparata, gli incendiari sono fuggiti lasciando sul posto le loro cose. I pompieri hanno lavorato per diverse ore prima di domare completamente l’incendio che ha bruciato alberi e vegetazione per alcuni metri.
La questione dei roghi tossici è drammatica ma sembra non esistere per l’attuale amministrazione. Solo pochi giorni fa abbiamo pubblicato l’appello di un nutrito gruppo di associazioni delle zone di Colli Aniene, Tor Sapienza, Ponte Mammolo, Settecamini, Ponte di Nona.
Venerdì, in diretta Facebook, Roberto Torre del Comitato via Salviati, ha documentato il fumo e le fiamme che per tutto il pomeriggio hanno appestato la zona.
E’ dal 2002 che gli abitanti di Roma Est chiedono l’intervento delle istituzioni per essere difesi dalle diossine sprigionate dai campi rom e dagli accampamenti abusivi. La Regione Lazio ha promesso che entro i prossimi tre mesi installerà nuove centraline per misurare la qualità dell’aria ma le centraline non risolvono il problema, ne raccolgono solo i dati. Occorre una seria repressione e prevenzione per evitare il ripetersi di questo fenomeno. Un anno fa proponemmo alla Sindaca di istituire una task force dedicata, composta da Vigili del Fuoco e Polizia Locale. Non appena una segnalazione giunge da un cittadino, la task force interviene nell’arco di pochi minuti in modo da cogliere in flagrante gli appiccatori. Ai rom e ai recuperanti non conviene farsi schedare o arrestare per cui ci penserebbero due volte. Oggi invece hanno la certezza che le autorità non si muovono se non dopo diverse ore e nel frattempo merci e rifiuti hanno finito di bruciare.
Purtroppo dalla Raggi neanche una parola è stata spesa sul tema, nonostante migliaia di romani ogni giorno siano costretti a tenere le finestre chiuse pure con 30 gradi.
In questo contesto le targhe alterne per tutelare la qualità dell’aria e l’allarme diossina quando scoppiò l’incendio nel centro EcoX di Pomezia, sono senza senso.