Roma Capitale come una Ferrari rimessa in pista, ma solo sulla fiducia

Per la Sindaca Roma era una Ferrari ferma e la sua amministrazione l'ha rimessa a posto. Ma non lo dimostra col bilancio e si prende il rimprovero della Corte dei Conti

A fine luglio la sindaca Raggi ha dichiarato: “Credo che Roma sia paragonabile a una Ferrari, che quando sono arrivata era ferma, poi l’ho ricostruita, fatta camminare e ora dobbiamo farla correre“.

 

Punto centrale di questo presunto risanamento operato dalla sindaca e dalla sua giunta è l’aver rimesso a posto i conti non solo di Roma Capitale, ma anche delle più grandi partecipate ATAC e AMA. Questo in contrapposizione alle giunte precedenti, responsabili di aver accumulato fino a 12 miliardi di debito storico.

 

Per la Raggi è ormai un mantra questa cosa dei conti in ordine e ovviamente lo è diventato anche per i suoi seguaci che si fidano ciecamente di quanto affermato dalla loro beniamina.

 

Per coloro che invece mantengono una certa indipendenza di giudizio, vi sarebbe il modo di verificare le affermazioni trionfalistiche della sindaca Raggi e si chiama “relazione di fine mandato“.

È questo un documento che tutti i comuni devono rendere pubblico “… per garantire il coordinamento della finanza pubblica, il rispetto dell’unità economica e giuridica della Repubblica, il principio di trasparenza delle decisioni di entrata e di spesa” (art.4 del d.lgs. n. 149/2011) entro il sessantesimo giorno antecedente la data di scadenza del mandato.

Tale termine per Roma è scaduto a maggio scorso, ma l’amministrazione capitolina non ha provveduto a questa obbligatoria incombenza.

 

Di più, con una nota del 27 maggio u.s. i magistrati della Corte dei Conti hanno comunicato a Roma Capitale che la relazione di fine mandato non era pervenuta né pubblicata sul sito istituzionale, ma dall’amministrazione capitolina non è arrivato alcun riscontro a tale nota.

 

E dire che, come scrivono gli stessi magistrati:

La relazione risponde al principio di accountability degli amministratori locali, chiamati a dare conto della gestione, al fine di favorire e rendere effettivo il controllo democratico dei cittadini in occasione delle elezioni amministrative; essa si inserisce fra gli strumenti di attuazione dei principi di massima responsabilizzazione, di effettività e trasparenza del controllo democratico …”

 

E ancora:

Tale documento costituisce pertanto uno strumento di conoscenza dell’attività svolta nell’esercizio delle funzioni e momento fondamentale di trasparenza nella fase di passaggio fra amministrazioni, da cui si prende atto della reale situazione dell’ente; infatti, la comunità locale, nell’esercitare il diritto-dovere di voto, deve essere resa edotta del suo stato finanziario.

 

Come può un’amministrazione sedicente paladina della “Trasparenza e Partecipazione” non aver prodotto un tale fondamentale documento che dimostrerebbe, numeri alla mano, i fantastici successi che ogni volta Raggi & Co. ci raccontano dalle loro pagine facebook?

Ci si sarebbe aspettati una pubblicazione annuale di tale rendiconto e invece “quelli della trasparenza” si dimostrano tanto opachi non solo dal non produrre la relazione, ma anche dall’ignorare il sollecito proveniente dai giudici contabili.

 

Lo scorso 4 agosto la Corte dei Conti ha ulteriormente accertato la mancanza della relazione di fine mandato, richiamando anche la sanzione prevista per il sindaco, ossia il dimezzamento dello stipendio per tre mesi (sanzione però sospesa per il 2021 da un recente provvedimento legislativo).

 

 

 

Le onnipresenti truppe che si ergono a difesa della sindaca, alcuni anche componenti della giuta capitolina, hanno risposto ai rilievi dei giudici contabili dicendo che la richiesta relazione è da mesi stata pubblicata sul sito web di Roma Capitale, nella sezione “Bilancio di Mandato“.

 

Il titolo della sezione farebbe in effetti pensare a quanto richiesto dalla normativa, peccato però che quella sezione sia un’accozzaglia di proclami elettorali, presunti successi, poche cifre e quelle poche sparate a casaccio.

Insomma una melassa propagandistica buona per i sostenitori della sindaca, pronti a bersi ogni balla, ma inutilizzabile per chi volesse davvero verificare quanto fatto dall’amministrazione Raggi nei cinque anni di mandato.

Laddove poi l’amministrazione ha scelto di redigere il bilancio di mandato suddiviso in verbose sezioni tematiche, è la stessa normativa a fornire uno schema tipo per la relazione di fine mandato e a spiegare come essa debba:

 

… descrivere le principali attività normative e amministrative svolte durante il mandato, con specifico
riferimento a:
a) sistema e esiti dei controlli interni;
b) eventuali rilievi della Corte dei conti;
c) azioni intraprese per il rispetto dei saldi di finanza pubblica programmati e stato del percorso di
convergenza verso i fabbisogni standard;
d) situazione finanziaria e patrimoniale, anche evidenziando le carenze riscontrate nella gestione
degli enti controllati dal comune o dalla provincia ai sensi dei numeri 1 e 2 del comma primo
dell’articolo 2359 del codice civile, ed indicando azioni intraprese per porvi rimedio;
e) azioni intraprese per contenere la spesa e stato del percorso di convergenza ai fabbisogni
standard, affiancato da indicatori quantitativi e qualitativi relativi agli output dei servizi resi, anche
utilizzando come parametro di riferimento realtà rappresentative dell’offerta di prestazioni con il
miglior rapporto qualità-costi;
f) quantificazione della misura dell’indebitamento provinciale o comunale.

 

Quindi, laddove la sindaca presenta il suo bilancio di mandato come un qualcosa di semplice da consultare e funzionale alla trasparenza, in realtà sta per l’ennesima volta mistificando la realtà, spacciando un insignificante elenco di punti per quella che dovrebbe essere una relazione dettagliata e puntuale.

 

Per fare qualche esempio, ecco le tabelle contenute nello schema che mostrerebbero l’andamento dell’indebitamento nei cinque anni di mandato:

 

 

Queste invece mostrerebbero l’andamento del bilancio nei cinque anni:

 

 

Se Virginia Raggi è così sicura di aver risanato i conti di Roma Capitale, di aver rimesso in pista questa “Ferrari”, perché non produce questa relazione seguendo lo schema fornito?

Per i suoi seguaci non farebbe differenza, ma per i tanti che vorrebbero giudicare con dati di fatto la sua gestione sarebbe l’unico modo per farlo.

In mancanza di ciò si è legittimati a credere che in realtà quelli della sindaca sono tutti proclami elettorali, slegati dalla realtà dei fatti.

Anche il fatto che ai giudici contabili non sia stato fornito alcun riscontro alle loro comunicazioni dà l’impressione che l’amministrazione capitolina stia cercando di sfuggire alle proprie responsabilità, contando di sopperire con la propaganda ai disastri che invece si sono combinati e che le cifre probabilmente attesterebbero.

 

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