Un quadro desolante quello tracciato dai Gruppi di Ricerca Ecologica del Lazio sulle microdiscariche che devastano il territorio romano. Non è un sorpresa per chi legge i blog che quotidianamente segnalano montagne di rifiuti lasciate in luoghi anche pregiati. Aree verdi, ciglio dei fiumi, boschi. Il fenomeno non è invece ancora ben inquadrato dall’amministrazione comunale che per la prima volta ha cominciato a muoversi ma ancora non ha centrato il punto.
Se, infatti, la giunta Raggi ha meritoriamente piazzato alcune telecamere in giro per la città pronte a filmare gli zozzoni che gettano tutto in strada, è anche vero che non ha ancora agito sulla causa principale di questa piaga: gli svuotacantine abusivi. Poche settimane fa un tassista è stato filmato mentre gettava materiali edili dalla sua macchina ed è stato multato. Ma il numero di discariche è talmente elevato che non è sufficiente solo la repressione. Occorre agire anche sulle cause e quindi su chi sversa per professione, come appunto coloro che si pubblicizzano con gli adesivi sui cassonetti.
I GRE Lazio si sono concentrati soprattutto sui quartieri est della capitale, forse i più martoriati. Hanno contato 122 siti che rappresentano delle bombe ambientali. E’ stato calcolato che 190 mila metri quadri sono oggi ricoperti di frigoriferi, calcinacci, materassi, mobili e addirittura amianto.
Secondo la legge e l’interpretazione della Corte di Cassazione si parla di “illecito smaltimento” quando vengono gettati una volta sola dei rifiuti in maniera illegale. E si parla invece di “discarica abusiva” quando più volte e abitualmente si conferiscono rifiuti in un determinato luogo. Sembra una distinzione sottile ma da questo dipende anche la multa che viene comminata a chi è colto con le mani nel sacco. Se infatti è un singolo cittadino che abbandona rifiuti, viene punito con una sanzione pecuniaria per illecito amministrativo. Se invece è una impresa o un titolare di una attività a sversare, allora si parla di reato ambientale con l’arresto da tre mesi ad un anno e una multa da 2.600 a 26.000 euro.
Ecco perché riteniamo che sia molto importante intervenire sugli svuotacantine e sulle imprese edili che sono le prime responsabili. Creare un albo di chi compie piccoli traslochi e smaltisce regolarmente è l’unica garanzia che ha il cittadino. Solo così infatti può sapere che si è rivolto ad un operatore autorizzato e non ad uno che getterà tutto nei parchi.
La ricerca del GRE ha evidenziato che sono il ciglio dei fiumi ad essere oggetto dei rischi maggiori di inquinamento ambientale, in particolare l’Aniene. Nel solo Municipio IV sono stati censiti 56 siti di sversamento e sei discariche, con le falde acquifere compromesse in determinati casi.
Molto grave la situazione nel Municipio V dove a ridosso dei rottamatori di via Palmiro Togliatti ci sono quattro ettari dove viene gettato di tutto. Montagne di rifiuti negli immobili occupati di via Raffaele Costi e via Cesare Tallone. Non va meglio al terzo Municipio, in particolare tra la Salaria e la Tangenziale est vi è una discarica che è davvero pericolosa per le acque dell’Aniene. Fu denunciata da noi addirittura a fine 2014 e da allora è solo peggiorata.
Nel VI e VII Municipio i problemi principali sono legati ai campi nomadi di via di Salone e La Barbuta ma non mancano i siti diffusi come quello di via Walter Procaccini.
La mappa è in continuo aggiornamento e chiunque può segnalare al GRE le discariche in modo che possano denunciarle e inserirle nella pagina internet che hanno dedicato. Basta cliccare qui per rendersi conto della quantità di luoghi devastati che sarà sempre più difficile bonificare.