Carrozza e cavalli, funerali stile Padrino per boss a Roma

Da giorni impazza sulla stampa locale e nazionale un’indignazione corale contro lo spettacolo offerto dalla famiglia Casamonica in occasione del funerale di uno dei suoi componenti.

Confessiamo di non essere esperti di malavita romana e sulle vicende di questa famosa famiglia di rom sinti stiamo a quanto raccontato qualche anno fa da Report e a dicembre 2014 da Servizio Pubblico. E sulla base di quei racconti diciamo senza problemi che di gentaglia del genere la città di Roma farebbe volentieri a meno, in ciò associandoci ai ripetuti interventi che sul tema ha fatto in questi giorni il blog “Romafaschifo” (qui, qui e qui). Purtroppo occorre prendere atto che evidentemente le forze dell’ordine e la magistratura non la pensano allo stesso modo, se questo clan, sotto i riflettori da anni ormai, continua a permettersi di fare il proprio comodo quotidianamente, persino in maniera plateale come in occasione del funerale di cui sopra.

Venendo alle esequie, a nostro avviso ognuno deve essere libero di celebrare il proprio lutto come crede, non essendo purtroppo pensabile di imporre a tutti l’obbligo del buon gusto (che peraltro se non ce l’hai non te lo puoi dare e mai come in questo caso si è vista carenza più grande). Ma ci sono ovviamente dei limiti ed essi sono dati dalle norme esistenti che tutti, vivi, morti, italiani, stranieri, rom o romani da 7 generazioni, sono tenuti a rispettare. O, per meglio dire, a Roma “sarebbero tenuti a rispettare”, perché qui ormai si è consolidata la regola del “fatto compiuto”, per la quale chiunque si sente in diritto di fare il proprio comodo, a prescindere dalla legge, salvo poi vedere se vi sono conseguenze. Peccato che poi queste conseguenze, a Roma, non ci sono mai o nel migliore dei casi sono buffetti, pacche sulle spalle, inviti a non farlo mai più. Facciamo qualche esempio.

Supponiamo io parcheggi la mia auto in divieto di sosta, magari sulle strisce pedonali ostruendo il passaggio per le carrozzine o addirittura bloccando la strada al tram o all’autobus. Quante sono le probabilità di subire una sanzione in tali casi? Scarsissime, così come quelle di subire un rimbrotto o magari un calcio nel sedere da chi ha avuto un danno per il mio comportamento (cosa che, chi scrive, riterrebbe censurabile ma comprensibile). E nella peggiore delle ipotesi dovrei solo affrontare il pagamento di una multa che con gli sconti attuali verrebbe meno di una pizza con gli amici.

Mettiamo io sia il titolare di un ristorante che si è visto rifiutare la concessione per mettere tavolini all’esterno (perché le norme di sicurezza, il codice della strada o la soprintendenza non lo consentono) e decida ugualmente di occupare in toto il marciapiede antistante il mio locale. Quale sarebbe la conseguenza di questa mia patente violazione? Praticamente nessuna, rischiando io al massimo un paio di multe l’anno che ai valori attuali potrei ripagare con anche solo una giornata di attività dei tavolini abusivi.

E scenari simili si possono descrivere per i venditori abusivi, per chi getta rifiuti ingombranti o al di fuori delle modalità previste, per il 90% dell’ambulantato regolare, per gli imbrattatori di muri, saracinesche e treni, e tante, troppe altre fattispecie di malcostume presenti a Roma. Per tutti vale la regola del “fatto compiuto”: io faccio quello che mi pare e se a qualcuno non sta bene mi facesse pure causa!

Il problema è che un atteggiamento del genere, diffuso a Roma in maniera esagerata, fa saltare le regole della civile convivenza, riportando la società ai livelli della legge della giungla, in cui è il più forte che ha il sopravvento ed i più deboli che soccombono, con buona pace dei millenni di progresso civile e dell’essere Roma il luogo in cui il diritto è nato.

Tornando alle esequie che tanto clamore hanno generato, il problema principale che noi vediamo è che esse sono stato l’ennesimo esempio di come a Roma il “fatto compiuto” paghi alla grande. Vuoi fare un funerale hollywoodiano (o forse dovremmo dire bollywoodiano) in piena capitale d’Italia fregantotene delle norme e dei fastidi che potresti dare ai tuoi concittadini? Ebbene fallo, che tanto della cosa non se ne accorgerà nessuno se non a fatto compiuto. E se anche qualcuno a posteriori si lamenterà, costringendo gli uffici a difficili verifiche se qualche norma è stata infranta, con la possibilità di ridicole sanzioni sempre annullabili al TAR, dov’è il problema?

Ad oggi, dopo che su questo funerale è stato scomodato il ministro Alfano e sono state preannunciate interrogazioni parlamentari, l’unica infrazione rilevata parrebbe essere il lancio dei petali di fiori dall’elicottero, con l’elicotterista che si è visto sospesa la licenza (ma siamo sicuri che il tipo troverà il modo di risolvere la cosa, magari con l’aiuto di chi l’ha ingaggiato). Parrebbe però che vi siano altri aspetti ancora da chiarire, stando almeno alla testimonianza di uno dei vigili che, pare senza preavviso, è stato coinvolto nella gestione del corteo funebre:

Alle 10 circa abbiamo ricevuto una chiamata in sala radio che avvertiva di una imminente partenza e arrivo di un corteo di circa 600 macchine con annessi e connessi costituenti un corteo funebre, con tanto di carro funebre.
A quel punto si è cercato in modo estemporaneo di creare meno disagio possibile al quartiere, anche perché lungo tutto il tragitto eravamo presenti solo noi.
Con 6 pattuglie ci siamo barcamenati quindi nel chiudere i vari incroci presenti sul percorso delle 600 e più macchine, circondate fra l’altro di moto e scooter tutte con conducenti senza casco senza che potessimo per ovvi motivi opporci a questo.
Abbiamo quindi incanalato il corteo fino a piazza Don Bosco, cercando, mi ripeto, di creare il minimo disagio possibile, credo riuscendoci e credo anche evitando problemi di Ordine Pubblico, perché vi assicuro la gente era avvelenata.
Sul posto c’era solo una pattuglia di CC e, per 5 minuti, è arrivata una pattuglia della P. S.

Capiamo quindi che nel quartiere più popoloso della città, un corteo di circa 600 automobili, più innumerevoli moto, è stato notato solo nel momento in cui stava per muoversi, come fosse una specie di lugubre flash mob. E la risposta delle istituzioni, invece che disperdere un tale corteo, multando adeguatamente i motociclisti senza casco e gli eventuali veicoli in sosta vietata, è stata di scortarlo, minimizzando i disagi per gli altri cittadini.

Pur comprendendo il punto di vista dell’agente, e solidarizzando con lui per l’essersi trovato in una posizione tanto scomoda, noi ci saremmo aspettati che un dirigente della PLRC si prendesse la responsabilità di rispondere alla protervia in atto applicando la legge, a costo di mobilitare le squadre anti-sommossa degli altri corpi di polizia.

vignetta
Riportiamo l’esplicativa vignetta che l’agente di PLRC ha voluto accompagnare alla sua testimonianza

Ma l’indolenza tipica di chi ha ruoli di responsabilità a Roma, per di più nella settimana a ridosso di ferragosto, ha di nuovo dispiegato i suoi deleteri effetti mettendo una volta di più la città a servizio del prepotente di turno. Che, come abbiamo spiegato sopra, la passerà ancora una volta liscia e si sarà ulteriormente rafforzato nella convinzione che a Roma il crimine paga.

 MarinoOrfini

Purtroppo a passarla ancora una volta liscia non sarà solo il furfante di turno, ma anche tutti coloro che hanno permesso a costui di comportarsi da furfante. Ed in questo l’appello del commissario del PD a Roma, Matteo Orfini, di reagire insieme all’affronto fatto alla città dal funerale Casamonica suona semplicemente ridicolo. Il PD è al governo del Municipio dove i fatti si sono svolti, esprime il Sindaco della città ed il Presidente del Consiglio del governo nazionale. Se gli eletti di un tale partito non sono in grado di prevenire o di rispondere adeguatamente e tempestivamente all’arroganza dei prepotenti, invece che fare manifestazioni di piazza a posteriori dovrebbero semplicemente passare la mano e lasciare che qualcun altro provi a rimettere le cose nei corretti binari.

Se infatti non si può non dar atto all’attuale governo cittadino di aver messo mano a metastasi cittadine che prosperavano da anni, quello che ancora non si vede è un’inversione di tendenza, qualche minimo segnale che a Roma violare la legge comincia ad essere svantaggioso. Questo manca ancora del tutto nell’azione del sindaco Marino e la cosa più grave è che egli stesso non sembra rendersi conto che governare una città senza legge è praticamente impossibile. Sarà per questo che pur avendo di fronte una città ancora allo sbando, il sindaco ha pensato di potersi permettere una decina di giorni di vacanza all’estero? Per fare un paragone di quelli a lui cari, se chi scrive avesse una figlia con la febbre a 40, non si sognerebbe neanche di andare in vacanza, contando di sentirla ogni tanto al telefono. Ma magari siamo noi che esageriamo.

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