I problemi a Roma non mancano. Eppure la tv che li denuncia costantemente e cerca di trovare delle soluzioni sta morendo. Un controsenso tutto romano che è simbolo di una imprenditoria meschina, attenta solo ad arruffianarsi il politico di turno. E se la politica si volta dall’altra parte, l’imprenditore non ci pensa un attimo a smobilitare.
Quello che sta accadendo in queste ore a Roma Uno, l’unica tv locale degna di questo nome, fa venire i brividi. Un’emittente che avrebbe tutte le potenzialità per essere il fiore all’occhiello nel panorama televisivo: opera nella città più grande di Italia con un bacino di utenza vastissimo. Si è accaparrata il canale 11 sulla piattaforma del digitale terrestre: nello zapping segue i principali network nazionali. Ha un corpo redazionale e tecnico di primissimo livello, di molto superiore a quello di blasonate tv.
Eppure Roma Uno è quasi morta. L’imprenditore che l’aveva fondata e sostenuta in questi anni, Manlio Cerroni, il re delle discariche, non ha più interesse a tenerla in piedi. Da quando la “sua” Malagrotta è stata chiusa e i rapporti con l’amministrazione si sono guastati irrimediabilmente; da quando egli stesso è stato coinvolto in inchieste giudiziarie pesanti, ha preferito scaricare la parte “migliore” delle sue imprese. Ha venduto o forse svenduto ad un altro imprenditore, Fabrizio Coscione, privo di qualsiasi piano editoriale e di visione sul futuro¹. Non gli è bastato che tutti i dipendenti si fossero tagliati lo stipendio del 40%, che continuassero a lavorare a testa bassa per produrre ogni giorno programmi di qualità. Ha smesso di pagarli quegli stipendi e ora le 29 famiglie che da 12 anni traggono il loro sostentamento da quel lavoro sono in ginocchio. Migliaia di romani che ogni giorno ascoltavano una voce libera vedono solo uno schermo nero perché presunti “problemi tecnici” impediscono la messa in onda.
Questa vicenda addolora tutti coloro che operano nel settore dell’informazione a Roma, ma – permettete un piccolo accenno personale – addolora molto chi scrive che con quei colleghi è cresciuto. Nel 1990, ben 25 anni fa, eravamo tutti giovani e pieni di speranze. Facevamo un bel telegiornale, il primo tg locale di Roma, nell’allora Teleregione, poi diventata T9. Anche in quel caso imprenditori miopi non hanno saputo aggiornarsi, restare al passo con le nuove tecnologie. Molti bravissimi colleghi emigrarono a Roma Uno nel 2003, portando il loro bagaglio di professionalità ed esperienza sia nella parte tecnica che in quella redazionale. Quella squadra iniziale si è arricchita di nuovi innesti e Roma Uno è stata ed è ancora l’unica voce che parla veramente di Roma e dei suoi problemi.
Non possiamo restare a guardare.
Mercoledì 11 novembre, ore 11.00, tutti in Campidoglio, dove i dipendenti dell’azienda getteranno simbolicamente in discarica le telecamere e i microfoni.
Contrordine: la piazza del Campidoglio non è stata concessa per cui dalle 11 alle 14 di mercoledì 11 novembre il presidio sarà in piazza Madonna di Loreto.
Dobbiamo farlo per Roma Uno, per l’informazione ma soprattutto per tutti noi. Perché senza una voce libera, siamo tutti meno liberi.
¹AGGIORNAMENTO DELL’8 APRILE 2024
In seguito a comunicazione ricevuta dal signor Fabrizio Coscione, indicato nell’articolo come editore all’epoca del fallimento di Roma Uno, si precisa che in data 21 marzo 2024 il signor Coscione è stato assolto dal Tribunale di Roma, 9a sezione Penale con Sentenza pronunciata con composizione collegiale dall’accusa di bancarotta fraudolenta “perché il fatto non sussiste”. Pertanto il signor Coscione non ha alcuna responsabilità legale relativamente alla chiusura dell’emittente televisiva.