Saldi e Befana: gli unici a festeggiare sono gli ambulanti

mercato piazza Alessandria bancarelle

 

I commercianti si lamentano sempre e questa non è una novità. Ma quest’anno l’allarme dei negozianti è confermato dai dati della Camera di Commercio di Roma che ha segnalato la chiusura di 600 esercizi in pochi mesi a fronte di un aumento degli affari solo per l’ambulantato.

I saldi, avviati i primi di luglio, sono stati la conferma di questo trend discendente per il commercio tradizionale. Meno 20 per cento in tutti i comparti secondo i rilevamenti di Confesercenti che denuncia la totale assenza di controlli da parte del Comune. “Non si è visto un solo vigile che verificasse la regolarità delle vendite scontate – ha dichiarato a Repubblica Valter Gianmaria, presidente di Confesercenti Lazio – così chi doveva comprare ha già comprato danneggiando gli esercenti onesti”. Onesti che sono sempre più schiacciati da una fiscalità pesante, da una alta contribuzione per i dipendenti e da una selva di regole cui attenersi (uscite di sicurezza, norme antincendio, insegne, etc).

C’è chi non deve sottostare a tutto questo e può permettersi di offrire merce scadente a prezzi molto bassi. Gli ambulanti, infatti, pagano occupazioni di suolo pubblico irrisorie e spesso (troppo spesso) tengono i lavoratori a nero oltre a non battere mai uno scontrino. Non c’è da stupirsi allora dei dati snocciolati da Camera di Commercio e Confesercenti: a Roma nel 2016 hanno chiuso duemila negozi; 600 nella prima parte del 2017 mentre il fatturato dell’ambulantato cresce del 28.7 % nell’ultimo quinquennio. Il riflesso è devastante sia in termini occupazionali che per le entrate tributarie (lavoratori in nero, evasione fiscale). Maurizio Innocenti, presidente di Anva Associazione Nazionale Venditori Ambulanti di Confesercenti, ha denunciato che dal 2012 al 2016 oltre 96mila imprese ambulanti hanno aperto e poi richiuso dopo poco tempo di attività senza versare un euro di tasse. Il 70% di queste era intestato a cittadini extracomunitari dai quali è assolutamente impossibile recuperare qualcosa. Secondo Innocenti questo boom di bancarelle è gestito da una rete malavitosa italiana che approfitta del bisogno degli immigrati per evadere il fisco e sfuggire ad ogni regola.

Insomma il quadro è chiaro: la concorrenza sleale delle bancarelle sta uccidendo il commercio tradizionale. Eppure il Campidoglio è preoccupato solo per le conseguenze occupazionali degli ambulanti. Prima con l’approvazione del regolamento Coia che di fatto regolarizza gli osceni banchetti che invadono ogni strada e piazza. Poi con la retromarcia sull’unico aspetto severo di questo regolamento che avrebbe revocato la licenza a circa 1300 operatori (è bastata una manifestazione in assessorato per far tornare sui loro passi i 5stelle). Infine per piazza Navona.

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Della festa della Befana ci siamo occupati tantissime volte per cui non ripercorriamo tutta la storia. Recentemente avevamo scritto delle difficoltà che l’assessorato al Commercio stava incontrando per bandire una gara per l’assegnazione dei banchi nei tempi previsti dalla legge. Secondo quanto scrive Repubblica, pare che l’ostacolo sia stato superato e che venerdì scorso la Giunta abbia stabilito i criteri di massima: 63 banchi dei quali 48 per attività artigianali, 6 per spettacoli viaggianti, un teatro dei burattini, una giostra, un fotografo e altre 6 attività varie. Se si riuscirà a bandire la gara in tempi brevi i vincitori avranno diritto a stare in piazza Navona per molti anni. Ma il nodo sta tutto nel punteggio del bando: se l’anzianità sarà ritenuta il requisito principale, la festa tornerà appannaggio dei soliti Tredicine e parenti. Invece di far pesare maggiormente i criteri di qualità (prodotti artigianali, legati alle tradizioni etc), aver esercitato su quella piazza per anni varrà come merito sufficiente per restarci per altri anni ancora.

Il fatto che la festa fosse stata trasformata in vendita di giocattoli made in China, porchetta e dolciumi confezionati non conta.

Ora, una maggioranza che pensa solo alla tutela dell’intero comparto dell’ambulantato a Roma a scapito delle altre forme di commercio e che ritiene sia giusto appaltare a vita alle solite famiglie la festa più tradizionale del Natale delude le aspettative di molti. Non solo non mantiene quelle promesse di innovazione della campagna elettorale ma condanna la città a restare nel medioevo per un altro decennio. Una responsabilità che non potrà essergli perdonata.

 

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