Sarà la volta buona per un nuovo regolamento sull’arte di strada?

Ennesimo tentativo di riscrivere il regolamento vigente, approvato nel 2012, che fin dall'inizio ha mostrato limiti gravissimi

Come abbiamo spesso scritto in passato, laddove in tante città l’arte di strada contribuisce ad arricchire l’offerta culturale, a Roma essa tende ad essere l’ennesimo elemento di degrado, soprattutto in molti luoghi del centro storico.

Per una descrizione della situazione attuale rimandiamo ad un nostro articolo dell’aprile 2015, ancora purtroppo e incredibilmente attualissimo.

Del fenomeno ci siamo occupati più volte, l’ultima a dicembre 2018, quando descrivemmo il fallimento del tentativo di riforma della materia di cui nella precedente consiliatura si rese responsabile la commissione cultura dell’Assemblea Capitolina, presieduta da Eleonora Guadagno (che quindi oggi possiamo solo ricordare per l’imperdibile riabilitazione della memoria del poeta Ovidio).

 

Nell’attuale consiliatura un nuovo tentativo di riscrittura del regolamento per l’arte di strada è stato fatto partire dalla presidente della commissione cultura dell’Assemblea Capitolina, Erica Battaglia. L’iniziativa è stata stimolata lo scorso anno da una richiesta di chi scrive, sempre in rappresentanza di un’associazione di residenti del centro storico, e fino ad un mese fa si era solo concretizzata in un’audizione in commissione di alcuni rappresentanti di cittadini residenti in centro storico.

Nelle ultime settimane c’è stata un’improvvisa accelerazione nei lavori della commissione, coincisa con la presentazione di una proposta di regolamento da parte di una serie di associazioni degli artisti di strada.

Tale proposta sembra essere stata accolta in maniera entusiastica da parte della maggioranza capitolina, soprattutto a cura dell’assessore alla cultura, Miguel Gotor, che in una seduta della commissione ha addirittura affermato che il 90% delle proposte degli “artisti” sarebbero state accolte!?!

Tale affermazione suona curiosa, solo a leggere la vaghezza del testo proposto dagli artisti, una collezione di buoni propositi esclusivamente basati sulla volontà collaborativa dei soggetti e infarcita di previsioni (“Solo esibizioni che non prevedono
suoni forti.“) impossibili da verificare.

Il testo di quella proposta è disponibile a questo link e chiunque può rendersi conto di come non possa assolutamente essere considerato una base normativa ma al meglio un insieme di desiderata degli “artisti”.

 

Da sottolineare inoltre l’anomalia di una parte in causa che anziché avanzare suggerimenti e richieste, arriva a presentare una presunta bozza di nuovo regolamento. Sarebbe come se le rappresentanze degli esercenti presentassero un loro nuovo regolamento in maniera di OSP, una cosa che non si sono mai azzardati a fare (anche se chiaramente avranno le loro interlocuzioni in assessorato); curioso che assessore e commissione non abbiano cortesemente rimandato al mittente la proposta, ricordando che le norme le scrive l’Assemblea Capitolina, seppur ascoltando il territorio.

 

Purtroppo sembra di assistere ad un film già visto almeno un paio di volte. Già nella consiliatura del sindaco Marino ci fu un tentativo di riscrittura della delibera del 2012 per l’arte di strada; ne fu artefice l’allora consigliere di maggioranza Gianluca Peciola che si schierò platealmente dalla parte degli “artisti” lamentando presunte limitazioni derivanti dalla normativa vigente. Tanto sbilanciato approccio (“Sfido chiunque a trovare un solo romano che la sera è infastidito dagli artisti di strada” ebbe incredibilmente a dichiarare Peciola) non poteva che finire con un nulla di fatto, lasciando immutato il far west esistente.

Del tentativo nella passata consiliatura, quella guidata dal M5S, abbiamo accennato all’inizio e anche in quel caso si può dire che nel momento in cui la commissione si pose quasi a servizio delle rappresentanze degli “artisti” il tentativo naufragò. In quel caso i problemi per la commissione furono probabilmente creati dal Dipartimento Ambiente il quale, convocato in seduta, fece presente i molti adempimenti richiesti dalla normativa acustica per l’utilizzo di impianti di amplificazione.

 

L’iniziativa in corso presso la commissione cultura sembrerebbe animata da uno spirito più concentrato sull’interesse pubblico, e quindi di tutte la parti coinvolte, anziché appiattirsi sulle richieste di uno solo degli attori; questo almeno stando a numerose dichiarazioni della presidente Battaglia, benché le discussioni intercorse nella seduta del 15 marzo della commissione cultura abbiano allarmato non poco quanti sperano che questa sia la volta buona per superare lo sconclusionato regolamento vigente.

Sulla convinzione degli “artisti” che il regolamento vigente sia per loro penalizzante, basta richiamare quanto dichiarato dalla Polizia Locale in una recente seduta della commissione cultura, ossia che loro da anni inviano richieste di revisione della normativa al Dipartimento Cultura in quanto dal loro punto di vista è materialmente impossibile effettuare controlli.

La verità è che nel far west realizzato dal regolamento del 2012, soprattutto dopo la sentenza del TAR che ha eliminato il divieto generalizzato di utilizzo degli amplificatori (benché senza liberalizzarne l’uso ma richiedendo di sottometterli alla normativa acustica, previsione ignorata da tutti), c’è stata una selezione al contrario degli “artisti”, con quelli più propensi a rispettare le regole che sono stati scalzati da quelli più spregiudicati; questi ultimi, spesso i peggiori e non di rado privi di doti artistiche, tendono ad occupare le postazioni più appetibili con amplificazioni esagerate e senza rispetto per le fasce orarie, con la Polizia Locale che non può fare molto e normalmente non fa proprio nulla.

 

Domani le rappresentanze dei residenti del centro storico verranno sentite di nuovo dalla commissione cultura, benché per un tempo molto limitato.

 

La speranza è che la presidente Battaglia voglia raggiungere un risultato positivo questa volta e perché ciò accada è necessario che tutti gli attori vengano tenuti nella giusta considerazione: anzitutto gli uffici coinvolti (Dipartimento Ambiente e Polizia Locale) che devono dare indicazioni su cosa si può fare sulla base delle altre normative esistenti, poi certamente le rappresentanze degli artisti ma anche quelle dei abitanti del centro che spesso devono subire gravi fastidi derivanti dalle esibizioni (si immagini chi debba lavorare da casa o semplicemente studiare con invadenti concerti sotto casa per tutto il giorno e fino a tarda notte), così come le rappresentanze degli albergatori che non di rado devono subire le rimostranze dei clienti per il frastuono delle esibizioni, oppure di istituzioni religiose che si ritrovano a celebrare con sottofondi sonori imbarazzanti.

 

Seguiremo gli sviluppi di questa iniziativa della commissione cultura, con un misto di scetticismo, visti i precedenti, e di speranza che finalmente dopo 11 anni si riesca a far fare a Roma un piccolo passo avani.

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