Un sottofondo musicale hindi che viene lanciato ad alto volume da ogni bancarella, gli ombrelloni bianchi strabordanti di merce, gli odori speziati della cucina bengalese. Sembra quasi che la metro B funga da teletrasporto, come in una Star Trek anni 2000 e permetta di esplorare le culture del mondo. In effetti prendere il treno a Termini (molto più Maghreb di Casablanca) e scendere a Eur Fermi è un’esperienza sensoriale.
Si resta perplessi salendo in superficie. Chi si volta verso sinistra immagina di trovarsi sulla cosiddetta linea verde di Beirut in piena guerra civile. Le ex Torri delle finanze, sventrate da anni, sono lo scenario perfetto del conflitto.
A destra, però, la situazione è diversa. La coltre di bancarelle è così fitta che non si riesce a scorgere altro che custodie per cellulari, sciarpe sintetiche fuori stagione e pentole dalla dubbia qualità. Per un attimo quella musica hindi ti fa pensare ad un bazar di Mumbai o al mercato vecchio di Dacca. Ma una voce ti riporta in pochi secondi alla realtà: “Amigo, c’ho prezzi boni, guarda…..”, fa indicando un paio di occhiali su una coperta stesa in terra. No, nessun viaggio nei continenti, nessuna trasferta molecolare. Questa è assolutamente Roma!
Nessun altra città in Europa offre scenari di questo tipo. Presi singolarmente, i vari elementi di degrado potrebbero essere pure folcloristici ma tutti insieme sono la ricetta unica della capitale d’Italia.
Mentre i mercati rionali stanno morendo, questi suk improvvisati sono frequentatissimi. Spostarli nelle strutture organizzate sarebbe utile sia per i venditori, sia per gli altri titolari di banchi, in primo luogo quelli alimentari, che non riescono da soli ad attrarre un numero sufficiente di clienti. Ed eviterebbe ai commercianti regolari una concorrenza che non possono sostenere. Ma purtroppo questi ambulanti sembrano tutto tranne che ambulanti. Sono inamovibili!
Viale America fu progettata come splendida passeggiata sul lago. E se il marciapiede di destra è ingombro di queste orride bancarelle, quello di sinistra è invece del tutto sbarrato. Da lungo tempo è stato transennato e nessuno ci lavora. Ovviamente è diventato la pattumiera del quartiere.
Viene voglia di scappare, di correre di nuovo alla metro nella speranza che questa volta il teletrasporto funzioni davvero e ti porti via da un luogo così bello in origine ma diventato così inospitale. L’ingresso della Stazione Fermi con i suoi graffiti animaleschi, purtroppo, fa svanire il sogno. Questa è Roma, la grande bellezza.