Cosa sono i blog antidegrado nati in questi ultimi 10 anni a Roma? Un tentativo di riscatto, una visione diversa della città. Ma soprattutto un raduno virtuale di uomini e donne “diversi”. Non migliori, intendiamoci bene! Nessuno osa affermare che chi scrive o partecipa all’associazionismo cittadino contro il degrado sia più bravo o meritevole di altri. Si tratta in realtà di un tentativo di cambiare Roma, renderla meno egoista, meno involuta e irrispettosa.
Per ragioni storiche – che non possiamo qui analizzare per ragioni di spazio – la capitale è una città indolente, dove le brutte abitudini sono la regola. Lo scrive perfettamente Mattia Feltri in questo articolo su La Stampa quando ricorda l’uso smodato del clacson, il prepotente che salta la fila, la massa di rifiuti lasciati ovunque, l’assenteismo dei dipendenti Atac, l’ammontare immenso di multe non pagate e molte altri pessimi costumi del cittadino medio. “Se anche facessimo sindaco Charles de Gaulle, non ne ricaveremmo nulla”, chiosa Feltri. Ecco allora quale era l’obiettivo ambizioso e forse poco realizzabile dei blog antidegrado: aprire gli occhi a quei tanti che non vedono. Che ritengono normale questo stile di vita.
E qualcosa è cambiato. Non solo grazie ai blog, ma sicuramente una nuova linfa è stata instillata nel tessuto cittadino. Prendiamo i manifesti! Fino a 3 anni fa era la regola che chiunque appiccicasse carta e colla su ogni muro disponibile. Non c’era manifestazione di strada, spettacolo teatrale, messaggio politico, centro giovanile (di destra e sinistra) che non utilizzasse i manifesti per impiastricciare Roma. Adesso sono pochissimi i gruppi che ancora li adoperano e ormai provocano più fastidio che altro nel comune sentire. La goccia cinese dei blog, i “decoro day” che molti di noi organizzarono, la ripresa del controllo da parte dell’Ufficio Affissioni hanno modificato in pochi anni questa pessima abitudine. Segno che si può fare. Con grande fatica, ma l’alleanza tra i cittadini e l’amministrazione può vincere alcune battaglie.
E’ questa la colpa principale che si può imputare a Ignazio Marino: non aver ascoltato a sufficienza quella parte dei cittadini che volevano con lui cambiare Roma. Non certo lo scontrino di un ristorante (montatura ben orchestrata, come giustamente spiega Romafaschifo). Chi oggi festeggia le dimissioni di Marino perché avrebbe rubacchiato sui rimborsi e perché i trasporti sono inefficienti, non ha capito nulla. E per altre 4 o 5 generazioni non vedrà mai un miglioramento a Roma.
Facciamo l’ipotesi che a guidare il Campidoglio salga un Sindaco 5stelle. Armato dalla migliore volontà anticorruzione emanerà provvedimenti e delibere in tal senso. Ma se la macchina capitolina, i funzionari, i dirigenti non lo appoggeranno la sua azione verrà travolta in meno tempo di quanto non sia accaduto a Marino. Stefano Esposito, il bizzarro assessore uscente al traffico, lo ha detto chiaramente: scrivono le delibere sbagliate di proposito. Così vengono impugnate e tutto resta come prima.
L’illusione che un uomo solo, un partito solo, un 5stelle, un pd, una Meloni e così via possano cambiare questa città marcia è da sciocchi. Occorre riportare la legalità dal basso, nelle piccole cose di tutti i giorni, occorre incidere sulla mentalità dei romani. Come stanno tentando di fare i blog. Come fece Rudolph Giuliani a New York. O si cambia dal basso o si muore. Perché l’uomo o il partito della provvidenza non esistono.
Una risposta
Altro elemento importante nel graduale cambiamento di mentalità sono i voli low cost. Poche decine di euro ti permettono di vedere e di comparare realtà magari di paesi confinanti che sembrano però appartenere ad altri pianeti. E soprattutto di capire che la miserevole situazione romana è un unicum senza paragoni avvicinabili nel mondo civile (ma non solo)