Se la giunta Raggi e la presidente del X Municipio, Di Pillo, manterranno l’impegno, a Ostia potrebbe esserci una piccola-grande rivoluzione. Con una decisione inaspettata, Roma sembra non volersi avvalere della proroga fino al 2033 che il Governo Conte (col voto bipartisan di molti partiti) ha concesso a tutti gli stabilimenti balneari.
Questo vuole dire che entro il 15 marzo 2021, le prime 37 concessioni andranno a scadenza e verranno messe a gara. Ma non basta: gli attuali gestori che hanno commesso abusi edilizi non potranno partecipare alle gare. Se non ci saranno ripensamenti o se non compariranno cavilli legali per far saltare i bandi, si dovrà fare un plauso all’amministrazione Raggi per aver riportato legalità e correttezza in un settore che vive di privilegi e arroganza.
Poche settimane fa, avevamo puntato il dito contro i due governi guidati da Giuseppe Conte che, con diverse maggioranze politiche, avevano approvato una proroga illegittima e ingiusta che faceva scadere le attuali concessioni all’anno del mai. Un provvedimento che ha destato l’attenzione dell’Unione Europea tanto che la violazione delle regole di Bruxelles può costare all’Italia ben 1,5 miliardi di euro di multa. Una contravvenzione monstre giustificata dal vero e proprio regalo che quasi tutti i partiti hanno voluto fare ai balneari, assegnando loro per un periodo infinito, la disponibilità su un bene demaniale come le spiagge.
Per approfondire e leggere i dati tutti a vantaggio dei gestori vi rimandiamo ai nostri precedenti articoli (qui e qui).
Vediamo, invece, quali possono essere le conseguenze della scelta capitolina in una zona già divorata dall’illegalità come Ostia. In primo luogo dei 68 stabilimenti attivi, ben 37 andrebbero a gara già l’anno prossimo. Tra questi ci sono nomi importanti e noti ai romani: dallo storico Kursaal protagonista di film firmati da Fellini o Dino Risi, al Belsito. Dalla Vecchia Pineta, set di Suburra, al Plinius. E poi ancora il Delfino, l’Ancora, Mami, Battistini, Arcobaleno Beach e molti altri.
Le spiagge verrebbero assegnate al miglior offerente non solo in termini economici ma anche di servizi offerti alla cittadinanza. Questo significa che un bene pubblico torna ad essere a vantaggio di tutti e non di poche famiglie o imprenditori che se lo tramandano di padre in figlio.
Dal X Municipio fanno sapere che stanno realizzando il cosiddetto PUA, Piano di Utilizzazione degli Arenili. Per completarlo ci vorrà del tempo e nelle more la concessione sarà rilasciata di anno in anno, per un massimo di tre anni. C’è dunque la possibilità concreta che per i prossimi due o tre anni, i bagni restino agli attuali gestori ma subito dopo vi sarà un vero bando di gara con l’intervento di realtà del tutto diverse dalle attuali.
“E’ una decisione folle – dice al Messaggero Stefano Di Marzio, gestore del V Lounge – siamo determinati ad andare fino in fondo per far valere i nostri diritti”. Dunque i balneari stanno già affilando i ricorsi e certamente le leggi nazionali sulle proroghe potranno essere un’arma a loro favore. E’ su questo che il Campidoglio dovrà mostrare la propria capacità amministrativa: se riuscirà a predisporre il PUA in tempi ragionevoli e scriverà bandi inattaccabili, il litorale di Ostia potrà davvero tornare ad essere un bene comune e non più appannaggio di pochi.
C’è da sperare che l’avvocatura Comunale abbia studiato bene le leggi e i regolamenti perché si troverà a combattere con legali agguerriti e scaltri incaricati dai potenti concessionari. Per i 37 gestori deve essere un brutto Natale, ma per 3 milioni di romani è sicuramente un bel regalo trovato sotto l’albero.
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