Il cartello qui sopra, si riferisce a via Roma, strada centrale di Torino dove la sosta tariffata costa 2,50 euro l’ora. Nel capoluogo piemontese, le strisce blu si pagano minimo 1 euro l’ora nelle aree più periferiche, per passare a 1,50 euro l’ora nelle zone semicentrali e poi c’è il centro con la tariffa più alta.
Ancora più cara la sosta a Milano con ambiti territoriali che hanno costi crescenti man mano che ci si avvicina al centro. La più economica è nelle periferie (ad esempio San Siro, piazzale dello Sport, quartieri ospedalieri) con 1,20 euro l’ora. Nella cosiddetta corona Filoviaria (Cenisio, Buzzi), si passa a 2 euro l’ora e poi nell’Area C, il vero centro cittadino, si arriva a 3 euro l’ora per le prime due ore e poi 4,50 euro le ore successive.
Napoli ha semplificato con 2 euro per la prima ora e 2.50 per le ore seguenti.
Gli esempi potrebbero continuare in tutte le altre grandi città italiane e in nessuna si troverà una tariffa bassa come quella romana con 1,20 euro l’ora all’interno della Ztl e 1 euro nel resto del territorio, per non parlare delle agevolazioni previste per otto ore di sosta o abbonamenti mensili.
La giunta Gualtieri è consapevole dell’anomalia tariffaria della capitale e del fatto che questo spinga all’uso dell’auto privata tanto è vero che a settembre del 2022, l’assessore ai trasporti Eugenio Patané aveva annunciato l’imminente rincaro. Un piano – dissero dall’Agenzia per la Mobilità – che avrebbe rimodulato l’intera sosta tariffata romana. Secondo le previsioni il piano sarebbe entrato in vigore entro la fine del 2022.
Anche durante l’incontro con i blogger romani, a novembre del 2022, Patané ribadì lo stesso concetto precisando che sarebbero stati eliminati tutti gli abbonamenti. Ma ad oggi della rivoluzione annunciata non c’è traccia e Roma prosegue ad essere la città italiana con le tariffe più basse in assoluto.
Non è facile per la politica incidere su un tema che è sicuramente considerato impopolare. Chi vive nella capitale ritiene l’automobile un diritto assoluto e soprattutto poterla parcheggiare a costo molto basso è un fatto acquisito. Tutte le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 20 anni hanno provato a mettere mano alla sosta tariffata e nessuna ci è riuscita. Solo Alemanno lasciò il segno ma in senso più aperturista: introdusse gli abbonamenti e ampliò le strisce bianche.
Il Sindaco Marino provò ad aumentarne i costi ma fu bloccato da una sorta di rivolta popolare, capeggiata dalla stampa. La giunta Raggi, tramite il presidente della Commissione Mobilità Enrico Stefàno, lanciò una battaglia che fu persa senza troppo spargimento di sangue.
Adesso è la volta di Gualtieri. L’assessore Patanè ha le idee chiare e la competenza necessaria: sa che la rimodulazione delle tariffe di sosta permetterà una discreta riduzione del traffico privato ma è evidente che sta incontrando forti resistenze. Il progetto di Patanè è il seguente: i parcheggi soggetti a tariffazione passeranno dagli attuali 70 mila a 100 mila. Dei 30 mila nuovi stalli blu, 15 mila saranno instituiti in zone oggi non soggette a parcometri e altri 15 mila deriveranno dalla trasformazione di strisce bianche. Queste ultime non potranno sparire del tutto per via di una sentenza della Corte di Cassazione che considera illegittime le delibere comunali che non prevedano parcheggi gratuiti.
C’è poi il tema degli abbonamenti che secondo una prima versione della bozza predisposta da Roma Mobilità dovrebbero essere eliminati, ma c’è anche chi sostiene che potrebbero restare e diventare assai più costosi (oggi per 4 euro si può parcheggiare otto ore consecutive).
Paradossalmente, di tutti i progetti previsti dall’assessorato per incentivare l’uso del mezzo pubblico e disincentivare quello privato, l’aumento della sosta tariffata è il più facile da realizzare e anche il più equo se paragonato a quanto avviene nelle altre città italiane. Ma nello stesso tempo è visto come uno dei provvedimenti più impopolari e se la giunta non tirerà fuori il coraggio necessario entro il 2023, diventerà difficile che lo faccia in seguito, quando la fine del mandato si sarà avvicinata troppo.