L’immagine sopra ci siamo presi la libertà di prenderla dalla pagina facebook della senatrice Taverna. Chiariamo però che se la senatrice ha qualcosa in contrario non ha che da dircelo e la rimuoviamo prontamente con tanto di scuse (non vorremmo dover rispondere di qualcosa in un eventuale giudizio, soprattutto con qualcuno che i tribunali può evitarli in virtù della propria posizione).
La prima domanda che viene in mente guardando la foto è: cosa mai ci sarà da ridere ad indicare l’albero di Natale più cencioso ed imbarazzante di cui sia mai avuta notizia?
Ma soprattutto, al di là dell’elemento estetico che pur una sua importanza deve averla (e lo diciamo da una città in cui da qualche millennio l’estetica viene utilizzata come accompagnamento e supporto alla politica ed all’economia), cosa ci trova da ridere la senatrice Taverna sul risultato di un’operazione che ha visto spendere circa 49.000 euro di soldi pubblici (contro i 15.000 dello scorso anno) per di più con un affidamento diretto giustificato dall’urgenza, come se improvvisamente il Natale quest’anno fosse arrivato prima?
Escludendo che una senatrice romana queste cose non possa non saperle, cosa ci trova da divertirsi? No perché vorremmo anche noi trovare il modo di lasciar stare questa polemica e pensare ad altro. Peccato che oltre a vergognarci quando ci capita di accompagnare qualche ospite in giro e, non potendo evitare piazza Venezia, ci tocca spiegare come sia possibile che a Roma ci sia un albero tanto imbarazzante, a noi non torna proprio tutta l’operazione che sta dietro a questo albero. E se pure tra un paio di settimane l’albero avrà la sua giusta sepoltura, a noi e a tanti cittadini romani rimarrà il dubbio che dietro una cifra tripla rispetto allo scorso anno, entrambe le volte sborsata a trattativa diretta con la stessa ditta, ci possa essere qualcosa di indicibile.
E siccome dell’incapacità conclamata dell’attuale amministrazione ce ne siamo fatti una ragione ma davvero non vorremmo doverci aggiungere anche fattispecie di altro tipo, saremmo davvero grati alla senatrice Taverna se volesse intercedere presso l’amministrazione amica affinché venissero fornite tutte le spiegazioni utili a fugare ogni dubbio sull’operazione “albero di Natale 2017”.
Noi non ci saremmo permessi di scomodare la senatrice Taverna su una questione tutto sommato molto locale, benché con possibili importanti riflessi sul modo di governare la capitale d’Italia da parte del M5S. Ma il vederla sorridere indicando l’ennesimo esempio dello stile “opacità e verticismo” (altro che “trasparenza e partecipazione”) che dall’inizio ha caratterizzato l’amministrazione a 5 stelle di Roma ci ha dato l’impressione che la sua volesse essere una specie di presa in giro.
Ci sbaglieremo sicuramente noi, che non si vede perché la senatrice Taverna dovrebbe voler prendere in giro i suoi concittadini, benché anche il testo allegato all’immagine dia adito ad uno sfottò (“Alla faccia de chi ce vo’ male!“). Ma allora la senatrice Taverna ci dia una mano a chiarire tutto quello che c’è dietro all’albero da lei indicato.
Non c’entra tanto se è bello o brutto; è la puzza di marcio che emana che risulta sempre meno sopportabile. Possibile che la senatrice Taverna non la avverta?
P.s.: non ce ne vorrà la senatrice se alla sua espressione romana noi rispondiamo con un: “ma che ce stai a cojona’?”