Stazione Nomentana: devastate le opere di street art. E tutto tace

Niente! A Roma non resiste niente alla devastazione, neanche le opere realizzate dagli artisti di strada, da coloro che dovrebbero essere l’espressione della libertà, della cultura giovanile e popolare. La stazione Nomentana, uno dei luoghi più degradati della città, aveva trovato nuova vita grazie a bellissimi murales realizzati da pittori indipendenti. In soli 9 mesi, tutto quel lavoro è andato perduto.

La colpa è ovviamente dei soliti coatti graffitari e vandali. Ma non solo loro. Anche le istituzioni hanno una grande responsabilità e vedremo tra poco perchè. Prima cominciamo col mostrarvi lo scempio del tunnel della stazione e di tutte le rampe che portano ai binari.

Nessuna opera è stata salvata: con pennello o peggio ancora con secchiate di vernice sono state coperte tutte le pitture.

Graffiti staz nomentana
Sull’opera ora campeggia: “Fanculo street art”
Graffiti staz nomentana2
“L’arte non ci serve a niente”

 

Graffiti staz nomentana6
“Libertà”

 

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“Basta legali”

 

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Graffiti staz nomentana3

 

Graffiti staz nomentana7

 

Insomma il messaggio che questi idioti mandano è molto chiaro: loro non vogliono i  muri legali, l’arte a loro non piace. La città deve invece essere coperta di scarabocchi senza senso, di spruzzi di bomboletta che hanno l’unico scopo di rendere tutto brutto e anonimo, di rimbecillire chi guarda.

E’ un fenomeno che si verifica in moltissime città del mondo, eppure tutte le grandi capitali occidentali l’hanno risolto. A Parigi, Vienna, Londra, New York, Madrid è difficile se non impossibile trovare una stazione abbellita da street artists che poco dopo viene coperta da robaccia del genere. Quelle città, infatti, hanno adottato delle misure preventive e repressive: la prevenzione si fa con telecamere, squadre di polizia urbana apposite (vedi il caso Parigi), educazione nelle scuole. La repressione la esercitano le forze dell’ordine grazie a database delle tags, ad indagini sui profili social (dove spesso costoro si vantano del proprio operato) e il magistrato obbliga chi viene colto in fallo a ripulire.

A Roma tutto questo non accade, anzi si prendono le tags come eventi inesorabili, come se fossero fulmini o temporali, contro i quali l’uomo nulla può fare. Il Campidoglio delega ai volontari la politica del decoro. E spesso i volontari come Retake, pur animati dalle migliori intenzioni, non hanno idea di cosa significhi incardinare una vera azione preventiva.

E così nello stesso giorno in cui diarioromano scattava queste foto alla Stazione Nomentana, l’assessore Meleo inaugurava alla stazione San Giovanni un bel murales firmato dall’artista Tina Loiodice. Senza il minimo accenno alla difesa di quell’opera, alla sua tutela e alla contestuale condanna di chi imbratta.

Le ultime amministrazioni, da Veltroni, ad Alemanno, passando per Marino non hanno saputo intavolare nessuna politica seria sulle tags. Se si eccettua la promessa (non mantenuta) di Marino che avrebbe piazzato delle trappole per i graffitari, il nulla è stato fatto. E la giunta Raggi si sta dimostrando la peggiore di tutte in termini di difesa del decoro della città.

Chi oggi passa dalla Stazione Nomentana non nota quasi più le belle opere che affrescavano i muri. Ora vede solo confusione, sciatteria e degrado. E’ il solito specchio di Roma.

 

 

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