Un consiglio al neo assessore alla mobilità del Comune di Roma, Stefano Patané, glielo vogliamo dare: stia attento a fare previsioni sulla stazione Vigna Clara! E’ chiusa da 31 anni e negli ultimi dieci avremo riportato almeno 4 annunci di “imminente riapertura”. Non portò bene al Sindaco Marino che, subito dopo la conclusione di radicali lavori di ristrutturazione, aveva sbandierato il suo funzionamento per il Giubileo del 2015. In realtà questa importante fermata per i quartieri di Roma Nord non è mai entrata in funzione e i motivi sono tanti, riassunti in diversi articoli che trovate in fondo alla pagina. In estrema sintesi, una serie di ricorsi portati avanti da un condominio e una clinica che affacciano sulla ferrovia, non hanno consentito la sua messa in funzione.
Adesso Patané ci riprova e questa volta indica anche una data precisa: marzo del 2022. Mancava la pronuncia della Regione sul procedimento di VIA, Valutazione Impatto Ambientale che è stato escluso, ha spiegato l’assessore, per cui la linea potrà entrare in esercizio.
Non sappiamo giudicare se l’ottimismo di Patané sia dettato da certezze granitiche o da inesperienza su questa storia infinita ma ci auguriamo abbia ragione e questa sia la volta buona. I treni che passeranno per Vigna Clara consentiranno ai pendolari di Roma Nord di raggiungere Valle Aurelia in otto minuti e da lì cambiare con la metro A o la ferrovia regionale FL3. Si tratta di migliaia di persone al giorno che potrebbero lasciare l’automobile e il motorino e passare al trasporto su ferro. In una città normale questa stazione sarebbe in funzione da 30 anni, ma a Roma nulla riesce senza incappare in violente opposizioni giudiziarie, spesso infondate.
L’altra notizia arriva dal fronte del famigerato trenino giallo, il vecchio sferragliamento che corre lungo la Casilina, partendo da via Giolitti. Un mezzo di trasporto che nulla ha a che vedere con la modernità, essendo rimasto agli anni ’30 sia come concezione che come convogli. Per la sua trasformazione in metro G (lo sappiamo che usare la parola “metro” per questo mezzo è offensivo ma così sta scritto nel Pums), occorreva un ulteriore passaggio e cioè la proprietà oggi in mano alla Regione Lazio doveva essere trasferita al Campidoglio. La giunta Gualtieri ha varato la delibera che approva questo passaggio con l’obiettivo di rimodernarla entro il Giubileo del 2025.
Nel progetto, il trenino assumerà le sembianze di una metropolitana leggera, la linea G che collegherà la stazione Termini con l’Università di Tor Vergata. Il Comune e la Regione Lazio a luglio del 2020 avevano trovato l’accordo e i 213 milioni di euro necessari alla realizzazione dell’opera. La linea stava per essere smantellata dopo la nascita della metro C ma ha ritrovato vita grazie alla possibilità di portare i passeggeri dal centro città fino al polo universitario di Tor Vergata e all’Agenzia Spaziale Italiana, oggi non serviti da trasporto su ferro. Alle 20 fermate già esistenti, se ne aggiungeranno altre 9: una su via Giolitti che sarà riorganizzata nella sosta e le altre dopo Giardinetti, ovvero nella tratta più periferica.
I tempi però si annunciano lunghi in quanto tutti i binari andranno sostituiti. Quelli attuali sono “a scartamento ridotto” e per quanto la precedente giunta cercò in tutti i modi di mantenerli, il Ministero dei Traporti non volle sentire ragioni e impose di installare sulla Casilina binari a scartamento tradizionale. Se non si vogliono perdere i fondi del Pnrr che potrebbero includere anche quest’opera occorre sbrigarsi. Per terminare la progettazione esecutiva, indire la gara d’appalto e assegnare i lavori i tempi sono stretti e concludere tutto in tre anni sembra velleitario. Staremo a vedere.
L’obiettivo è trasformare questo trenino malmesso nella metro G. Il Pums, infatti, prevede che oltre le tre “vere” linee di metro (A, B e C), si debba costruire la D e rendere veloci ed efficienti la Roma-Lido (che diventerebbe la E), la Roma-Viterbo (diventerebbe la F) e appunto la Roma-Giardinetti la G.
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