L’argomento rifiuti continua ad essere caldissimo a Roma, sia perché la situazione, che già qualche giorno fa avevamo definito emergenziale nonostante le rassicurazioni di una ASL, non accenna a migliorare, sia perché gli stessi vertici di AMA hanno ammesso che fino a Natale è difficile aspettarsi miglioramenti (rischiando così di essere sostituiti da un’apparentemente furente Sindaco Raggi che li ha nominati solo pochi giorni fa), sia infine perché è intervenuto direttamente il ministro dell’ambiente Costa a cercare di mettere una toppa alla voragine che si è aperta.
Ieri infatti il ministro Costa ha fatto da tramite tra il Comune di Roma e la Regione Lazio, con quest’ultima che si appresta a firmare un’ordinanza con cui si chiede a tutti i siti di trattamento presenti nel Lazio di accogliere i rifiuti di Roma fino al massimo delle loro capacità.
Peraltro il testo originario dell’ordinanza predisposto dalla Regione dava al Comune di Roma 20 giorni di tempo per riportare la città ad una situazione di pulizia accettabile, mentre il ministro ha ridotto tale tempo a soli 10 giorni, affermando anche di aspettarsi un tempo ancora più breve per ripulire Roma, considerate le alte temperature ed i rischi sanitari.
Si prevede quindi un piano straordinario di raccolta dei rifiuti per AMA che impegnerà i propri dipendenti su tre turni, domeniche incluse.
Sulle reali possibilità che un tale piano abbia successo fin da ora si possono nutrire dubbi, stante la gravissima crisi di mezzi di raccolta che sconta AMA da mesi (una situazione non molto dissimile da quella di ATAC). Ecco cosa scrivevano solo il 24 giugno u.s. i tuttora inascoltati operatori della LILA (Laboratorio Idee Lavoratori Ama):
“Siamo arrivati ormai ad un buon 50% di autocompattatori pesanti e leggeri fuori uso, con decine di autisti inoperosi.
La novità è che In queste ultime due settimane, c’è stata una “strana” impennata di fermi macchina, nonostante che con i ricambi non stiamo messi male (??).
Eppure, dall’alto dei cieli Ama, ancora non scende nessuno “quaggiù” per fare le opportune verifiche e controlli (??).”
Escludendo quindi che gli operatori possano effettuare la raccolta a mano, ci vorrà un mezzo miracolo per ripulire Roma in 10 giorni.
Ma c’è un aspetto di tutta la vicenda rifiuti romana che fa apparire tutti gli attori coinvolti come dei pugili suonati, tutti concentrati a cercare di raccogliere i rifiuti senza chiedersi da dove vengano tutti questi rifiuti.
Il problema centrale di Roma sono i rifiuti indifferenziati, per i quali è necessaria una prima lavorazione e quindi una “termovalorizzazione” e/o avvio a discarica. I rifiuti differenziati al contrario costituiscono una risorsa per l’AMA, giacché essi possono essere avviati a riciclo con un pur minimo corrispettivo economico.
Purtroppo a Roma la raccolta differenziata da anni è ferma intorno ad un teorico 41/42%, che poi nei fatti è anche inferiore considerata la mediamente scarsa qualità della differenziazione (a causa del mancato controllo dei cassonetti della differenziata, dove bastano pochi conferimenti errati per rovinare un intero carico).
I rifiuti indifferenziati stanno invece crescendo in quantità a causa di diversi fattori:
- la presenza di cassonetti dell’indifferenziato non presidiati a Roma fa si che molti residenti dei comuni limitrofi, dove viene attuata una ferrea raccolta differenziata, preferiscano smaltire i loro rifiuti a Roma quando vi capitino, magari per venirci al lavoro;
- gli stessi cittadini romani spesso non differenziano i rifiuti, conferendo tutto nei cassonetti dell’indifferenziata, visto che nessuno mai si sognerebbe di contestargli gli errati conferimenti;
- è prassi invalsa in sempre più esercizi commerciali il conferire i rifiuti nei cassonetti dell’indifferenziata invece che utilizzare la raccolta porta a porta a loro dedicata; questo malcostume è stato probabilmente incentivato da una modifica nelle modalità di raccolta seguite dalle cooperative a cui è affidata la raccolta delle utenze non domestiche, ci è stato infatti riferito che fino ad ottobre dello scorso anno gli operatori dovevano pesare e controllare i rifiuti al momento del conferimento mentre da ottobre gli è sufficiente “smarcare” l’esercizio commerciale, con il lettore del codice a barre, spesso senza neanche raccoglierne i rifiuti.
A parziale dimostrazione di quanto da noi affermato, mostriamo un paio di foto, prese nel quartiere Prati, che mostrano come molti dei rifiuti nei pressi dei cassonetti sono chiaramente non di provenienza di utenze domestiche.
Tanti sacchi neri hanno una provenienza diversa dalle utenze domestiche ma non essendoci lo straccio di un controllo è comunissimo vedere addetti degli esercizi commerciali conferirli tranquillamente en plain air.
Verifiche simili è possibile farle un po’ in tutta la città, almeno laddove vi siano cassonetti in strada.
Nei luoghi dove invece i cassonetti non sono presenti, i cittadini sono costretti a fare i conti con le inefficienze dell’AMA, il che vuol dire essere costretti a convivere con i propri rifiuti per giorni o anche settimane. Due le settimane di accumulo nel portone in centro storico di cui alla foto seguente:
Tra l’altro è sempre a causa della notoria inaffidabilità della raccolta rifiuti che la neopresidente dell’AMA Luisa Melara si è imbattuta in un ristoratore che accatastava i rifiuti del proprio locale sulla strada, invece che conferirli come previsto. Questo dimostra che è solo se tutti fanno il proprio dovere, cittadini, esercenti e AMA, che la questione rifiuti a Roma può essere affrontata con qualche speranza di successo.
Tornando al problema centrale di Roma, ossia l’esplosione dei rifiuti indifferenziati, in una situazione emergenziale come quella che stiamo vivendo la prima cosa dovrebbe essere provarle tutte per diminuirne la produzione.
Come nel caso di una falla in uno scafo, va bene adoperarsi per buttare fuori l’acqua ma contemporaneamente va tappata la falla, altrimenti è tutto inutile e si finirà senz’altro per affondare.
Per evitare quindi che Roma affondi definitivamente nei rifiuti è indispensabile mettere in campo immediatamente tutte le misure possibili perché la produzione di rifiuti indifferenziati crolli drasticamente in brevissimo tempo. Un esempio delle misure adottabili immediatamente ed a costo praticamente zero sono:
- dedicare una parte consistente degli operatori AMA (alcuni dei quali potranno essere coloro privi di mezzi perché rotti) a controllare i conferimenti nei cassonetti, sia che vengano fatti da contribuenti romani (chi abiti a Ciampino, ad esempio, non dovrebbe poter conferire gratuitamente nei cassonetti romani, o no?), sia che i rifiuti siano ben differenziati,
- controllare che le utenze non domestiche non utilizzino i cassonetti ma conferiscano i rifiuti alle cooperative incaricate,
- istituire uno e più centri del riuso, per evitare che oggetti riutilizzabili divengano inutilmente rifiuti,
- creare presso tutti i mercati rionali o i centri di raccolta AMA postazioni del tipo “NonSonoRifiuti“, dove conferire rifiuti differenziati dietro un corrispettivo.
Ve ne sarebbero tante altre di misure utili a ridurre in breve tempo la produzione di rifiuti (vietare le confezioni monouso degli hotel, o le pubblicazioni pubblicitarie non richieste) ma la cosa più stupefacente è che molte di queste sono elencate in quello che tre anni fa era il programma elettorale della candidata Virginia Raggi, alla sezione Rifiuti. Ecco cosa tale programma prevedeva per i rifiuti indifferenziati:
“Recupero e smaltimento dei rifiuti urbani indifferenziati
● Progressiva riduzione della produzione di rifiuti urbani indifferenziati;
● Modernizzazione ed adeguamento alle norme vigenti degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati;
● Realizzazione di un programma di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati;“
Al primo punto leggiamo quindi: “Progressiva riduzione della produzione di rifiuti urbani indifferenziati;“.
Ebbene dopo tre anni di nulla è giunto il momento di andarci giù pesanti con tutte le misure possibili per ridurre drasticamente la produzione di rifiuti indifferenziati.
È l’unica soluzione possibile per non precipitare nel caos finale. O si ha il coraggio di prenderla o tanto vale gettare la spugna ed ammettero il fallimento.
3 risposte
Perché non riconvertire la centrale elettrica di Civitavecchia, funzionante a carbone, in un moderno termovalorizzatore?
Non potrei essere più d’accordo.
Sottolineo anche che il Decreto Ronchi del 1997 (dicasi 1997) prevedeva già norme per ridurre la produzione di rifiuti. Ma è rimasto lettera morta. PERCHE’?????
Nella mia provincia (Treviso) si è raggiunto l’85% di raccolta differenziata. L’obiettivo, entro i prossimi 5 anni, sarà quello di raggiungere e superare il 90%.
Aggiungo che la parte indifferenziata, attualmente al 15%, opportunamente trattata, finisce nel termovalorizzatore di Padova.