L’incontro online organizzato per illustrare le opzioni disponibili per trattare i rifiuti organici, di cui anche noi avevamo parlato, si è effettivamente tenuto lo scorso mercoledì e purtroppo si è sentita solo una campana.
Scopo dell’incontro era parlare della recente scelta fatta dall’attuale amministrazione capitolina di dare mandato ad AMA per realizzare due impianti di biodigestione anaerobica con cui produrre metano a partire dai rifiuti organici. Gli organizzatori avevano dichiarato la loro contrarietà ad una tale scelta, preferendo il metodo alternativo del compostaggio dei rifiuti organici per ottenere compost, ed hanno pensato ad un momento di dibattito pubblico per fornire indicazioni tecniche sulle due opzioni ai cittadini, in modo che possano farsi un’opinione informata.
All’incontro era stata invitata anche l’assessora all’ambiente, Sabrina Alfonsi, contando che lei, o qualcuno da lei incaricato, potesse spiegare il perché della scelta dei biodigestori. Purtroppo però nessuno dell’amministrazione si è fatto vedere, per cui si sono potute sentire solo le tesi contrarie ai biodigestori e favorevoli al metodo di compostaggio.
L’assemblea è stata registrata e si può rivedere su Youtube. Sono oltre tre ore di interventi, tutti di persone qualificate che hanno spiegato i problemi che i grandi impianti di biodigestione anaerobica comportano, la loro scarsa sostenbilità sia ambientale che economica, facendo pensare che la scelta dell’amministrazione capitolina sia più dovuta a dinamiche di investimento legate al PNRR che ad un’analisi costi/benefici delle opzioni disponibili.
Si è parlato anche dei problemi che impianti simili stanno creando in Friuli, dove peraltro vengono spediti i rifiuti romani, come emerso in un’inchiesta di Fanpage.it.
In estrema sintesi le principali criticità degli impianti anaerobici sarebbero le seguenti:
- rischi di deflagrazione e incidenti rilevanti in zone urbane,
- l’impatto dei mezzi per trasportare i rifiuti da tutti i municipi verso quei municipi a cui toccheranno gli impianti,
- i residui della biodigestione sono consistenti e vanno a loro volta trattati,
- vi sono soluzione aerobiche che costano un quarto per tonnellata trattata.
La dottoressa Laura Reali, presidente dell’ISDE medici per l’ambiente di Roma, ha anche illustrato i rischi per la salute delle persone che gli impianti di tipo anaerobico comportano.
Sarebbe stato utile ed interessante sentire qualche parere opposto e pensiamo che l’amministrazione capitolina abbia perso un’occasione per dimostrare di avere preso il controllo della questione rifiuti a Roma e stare lavorando verso soluzioni efficaci e sostenibili.
Dal lato della raccolta continuiamo a vedere periodicamente le solite criticità, con i cassonetti della differenziata spesso pieni e i rifiuti che si ammucchiano per terra, mentre le notizie che giungono dall’interno di AMA fanno pensare al perdurare delle solite dinamiche dove la raccolta e il trattamento dei rifiuti è l’ultimo degli interessi della dirigenza.
Dagli operatori del LILA continuiamo a sentire di concorsi mancati, opache promozioni interne e il perdurare della mancanza di utilizzo dei circa 1.500 lavoratori parzialmente idonei.
Anche qualsiasi iniziativa per ridurre la produzione dei rifiuti, a partire da qualche soluzione per il riuso, non appare alle viste e tutti questi segnali fanno davvero temere che non si sia neanche iniziato un percorso che con i tempi dovuti possa far uscire Roma dall’emergenza rifiuti.
Il dato meno comprensibile è comunque la chiusura dell’amministrazione al confronto costruttivo con i cittadini. Da questo punto di vista non c’è stata alcuna discontinuità con l’amministrazione precedente e considerati i disastri che dopo cinque anni abbiamo dovuto registrare, di nuovo c’è molto di cui preoccuparsi.