Le chiamano Beirut perchè ricordano più la capitale libanese bombardata che una città del 2016. Sono in abbandono da 15 anni e finalmente, dopo una lunga trattativa, Tim aveva accettato di trasformarle nel proprio quartier generale.
Le Torri delle Finanze dell’Eur però sembrano essere sottoposte ad una maledizione. Ogni volta che un progetto sta per andare in porto, per qualche motivo viene bloccato. Era accaduto con la trasformazione immaginata da Renzo Piano e sembra stia per succedere anche con i lavori iniziati dalla Tim.
Il Comune ha revocato il permesso di costruire e il cantiere si fermerà per un tempo indeterminato, forse per sempre. All’origine c’è una divergenza sul costo degli oneri concessori. La società proprietaria del complesso immobiliare (posseduta da Tim e Cassa Depositi e Prestiti) ha versato circa un milione di euro nelle casse capitoline. Ma il dipartimento Urbanistica ne chiede ben 24, giustificando il calcolo con l’importanza del progetto, il più importante realizzato a Roma negli ultimi anni.
Non solo: sembra che l’ottenimento di alcuni permessi e proprio la riduzione degli oneri concessori siano frutto di mazzette pagate ad alcuni dirigenti comunali. Un dirigente, in particolare, avrebbe escogitato il trucco per far pagare alla società proprietaria 1 milione al posto dei 24 dovuti. Il progetto sarebbe stato fatto passare come “recupero urbano” anzichè come “edilizia commerciale”.
L’indagine della magistratura farà il suo corso, ma nel frattempo cosa accadrà? Senza permesso di costruire il cantiere avrà possibilità di andare avanti o l’Eur sarà destinato ad assistere allo spettacolo osceno dei palazzi sventrati per altri vent’anni?
La nomina del nuovo amministratore delegato di Tim, Flavio Cattaneo (che ha sostituito Marco Patuano) aveva già provocato un ridimensionamento del progetto. Niente più palestra interna per i dipendenti, arredi più sobri, impianti più economici. Ma l’azienda alla fine aveva confermato la volontà di trasferire lì la propria sede e questa era una buona notizia per lo skyline intorno al Laghetto.
Nella nostra rubrica Città in rovina avevamo descritto la condizione del quartiere e riassunto brevemente la storia di questi palazzi disegnati dall’architetto Ligini. Rimandiamo a quell’articolo per chi volesse approfondire. Il lieto fine, all’epoca, sembrava sicuro e i lavori stavano per iniziare. Oggi il timore di uno stop perenne pesa sul futuro del quadrante, già duramente provato dai lunghissimi lavori per la Nuvola (ormai finalmente quasi terminati) e da quelli per l’Acquario, bloccati più volte per mancanza di fondi.
Ci terremo lo scheletro delle Torri ancora per tanti anni?