TPL romano in era COVID19: la Caporetto continuerà

Per la prossima riapertura delle scuole l'assessore Calabrese annuncia un generico piano di potenziamento del TPL che già si sa non funzionerà. Nuovi rischi per tutta l'utenza

C’è grande aspettativa per la possibile riapertura delle scuole il 7 gennaio, ma rimangono tutti i dubbi sull’aspetto più problematico della questione, ossia l’impatto degli studenti sul trasporto pubblico.

 

L’inadeguatezza del TPL a Roma, soprattutto riguardo al garantire il necessario distanziamento tra i passeggeri, è stata testimoniata in questi mesi da innumerevoli immagini girate in rete.

 

 

A certificare che non si è trattato dell’esagerazione degli utenti è intervenuto il recente giudizio dell’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi di Roma Capitale (ACoS).

Nella sua relazione annuale, presentata il 21 dicembre scorso in Assemblea Capitolina, l’ACoS ha infatti illustrato l’inadeguatezza della risposta del TPL romano alle esigenze poste dalla pandemia da COVID19.

Scrive l’ACoS nella sua relazione (grassetto nostro):

Con il diffondersi dell’epidemia anche la mobilità pubblica è cambiata. Alle necessità di sempre, ovvero l’offerta di servizi affidabili, puntuali e adeguati alla domanda, si sono aggiunte le esigenze di sicurezza sanitaria di operatori e passeggeri. Il trasporto pubblico si è trovato quindi a dover reagire rapidamente e modulare la propria offerta a fronte di una discontinuità straordinaria della domanda e di una serie di nuovi vincoli normativi, tecnici, organizzativi ed economico-finanziari. L’adeguamento richiedeva tempi di reazione, capacità di programmazione e coordinamento con le istituzioni che non sempre sono stati dimostrati dal TPL romano (o comunque non sono risultati efficaci) e la cui carenza è in parte dovuta a criticità croniche del sistema più volte segnalate anche dall’Agenzia. È, ad esempio, il caso della regolarità del servizio e del rispetto dei livelli di produzione concordati con Roma Capitale che né Atac S.p.A. (Atac) né Roma TPL S.c.ar.l. (Roma TPL) sono riusciti a garantire, neppure nei mesi di parziale lockdown, senza traffico e nonostante la riduzione degli obiettivi di servizio.

 

E ancora:

Fin dalla primissima fase dell’emergenza, i gestori del TPL a Roma hanno posto in essere le misure richieste dai provvedimenti governativi in termini di comunicazione, sanificazione e riduzione del servizio, ma alla gestione del periodo di lockdown non è stata associata un’adeguata preparazione della fase di graduale ritorno alla “nuova” normalità e della ripresa a settembre con la riapertura degli istituti scolastici. Nella fase 2, infatti, gli interventi si sono concentrati sull’informazione per il distanziamento e sull’intensificazione del servizio su alcune direttrici, sottovalutando però l’importanza dei controlli e l’intensità delle ore di punta anche a fronte di una domanda mediamente ridotta rispetto alla norma.

[…]

l’affollamento riscontrato nelle ore di punta indica che la frequenza nelle ore ad alto flusso di passeggeri non è stata sufficientemente adeguata, né sono stati rafforzati i sistemi di controllo e vigilanza sui mezzi. Non sono stati, nello specifico, ancora attivati gli strumenti in corso di predisposizione per monitorare il numero di passeggeri presenti sulle singole vetture e per interdire l’accesso a mezzi e stazioni in caso di superamento dei limiti previsti.

 

Oltre a segnalare le criticità riscontrate nel TPL romano, nella sua relazione l’ACoS descrive brevemente l’esperienza di Milano, dove le cose sono state organizzate ed hanno funzionato decisamente meglio.

A Milano, dove il TPL ha dovuto rispondere a criticità simili, ma con effetti decisamente migliori nell’evitare fenomeni di affollamento, oltre a incrementare le frequenze, tutte le 113 stazioni della rete metropolitana sono state dotate di un sistema di conteggio automatico dei passeggeri ai tornelli in grado di monitorare il valore percentuale di riempimento in tempo reale delle banchine, tarato sulla base della percentuale di accesso consentita; il sistema, quindi, interviene ogni qual volta si raggiunge tale soglia bloccando i tornelli al fine di scaglionare l’accesso alla stazione. In superficie, invece, in caso di raggiungimento della capacità massima del mezzo, il conducente invita con annunci sonori gli ultimi passeggeri saliti a scendere e ad attendere il mezzo successivo. In ogni caso, in situazione di necessità il conducente, sempre in costante collegamento con la sala operativa del gestore del servizio, può richiedere l’intervento delle Forze dell’Ordine.

 

Che a Roma la mobilità in era COVID19 non avrebbe funzionato era facile prevederlo. Lo avevamo fatto anche noi nel nostro piccolo, scrivendone alla vigilia della riapertura di maggio.

 

Tornando alla prossima riapertura delle scuole, di fronte a tale sfida sono di qualche giorno fa le parole che l’assessore alla mobilità ha affidato all’ennesimo post sulla sua pagina facebook (grassetto sempre nostro):

Per la riapertura delle scuole a gennaio abbiamo realizzato un piano per potenziare il servizio di trasporto pubblico, nel rispetto dei criteri di sicurezza legati alla situazione emergenziale e in accordo con la Regione Lazio. È stato un lavoro di squadra. Roma Capitale si è fatta trovare pronta. Ora ci aspettiamo che le risorse governative arrivino al più presto.

L’obiettivo, così come già sottolineato al tavolo di coordinamento della Prefettura con tutti gli enti coinvolti, è garantire la continuità del servizio di trasporto pubblico, assicurando il rispetto dei requisiti di riempimento dei mezzi fissati a livello nazionale. Abbiamo previsto l’impiego di mezzi integrativi soprattutto sulle linee scolastiche e sulle linee ordinarie che transitano presso gli Istituti più frequentati, negli orari programmati di ingresso e di uscita delle scuole. E’ un servizio che dovrà essere garantito ferma restando la necessità di differenziare ulteriormente gli orari di apertura di tutte le attività sul territorio capitolino, anche quelle direzionali e degli uffici ministeriali, così come richiesto dalla nostra amministrazione, in modo da permettere agli utenti di spostarsi più agevolmente e in sicurezza.

 

Visto il precedente di mesi di lockdown passati a far nulla, a parte le solite dichiarazioni roboanti, facendosi trovare gravemente impreparati anche al ridotto afflusso di passeggeri dei mesi estivi, quanto scritto ora dall’assessore suona assai poco credibile.
Va detto che non tutto è nelle sue mani per poter garantire gli spostamenti in sicurezza a Roma. Il potenziamento del TPL ha infatti limiti fisici che non si possono superare in breve tempo ed anche l’utilizzo dei bus turistici non può incidere più di tanto sui numeri dei passeggeri a Roma.

 

Un punto cruciale rimane la differenziazione degli orari di apertura e chiusura di tutte le attività a Roma, come scritto anche dall’assessore, che non è stato ancora adeguatamente affrontato. Al momento si è deciso infatti di scaglionare le sole scuole, con due orari di entrata alle 8 e alle 10 e di uscita alle 13:30 e 15:30. Nulla però sembra si sia deciso sugli orari di uffici e attività commerciali, quelli che hanno il maggior impatto sull’affollamento dei mezzi del TPL.
E dire che a maggio c’era stata una sperimentazione per aperture differenziate di negozi, uffici e centri commerciali; noi ne avevamo dato conto ricordando anche il lavoro sul tema fatto da Mariella Gramaglia ai tempi della prima giunta Rutelli. Chissà perché il tema non è stato ora ripreso dalla giunta capitolina.

 

Quello che però troviamo inaccettabile è che un aspetto così importante venga lasciato dall’assessore a mero accenno nel suo post.
La responsabilità di assicurare spostamenti sicuri sui mezzi del TPL è infatti tutta sua e se la mancata differenziazione di tutti gli orari comporta che tale sicurezza verrà senz’altro a mancare, spetta a lui dirlo forte e chiaro ed adoperarsi perché sindaco e giunta capitolina affrontino il problema.

 

Invece il solito aziendalista Calabrese sottace ancora la cosa e si accontenta di comunicare la predisposizione di un “… piano per potenziare il servizio di trasporto pubblico, nel rispetto dei criteri di sicurezza legati alla situazione emergenziale”.
Che poi tale piano già si sa che non funzionerà al Calabrese non deve importare molto, giacché il suo chiodo fisso, come sanno tutti, è il risanamento di ATAC che la sua amministrazione starebbe portando avanti. Un presunto risanamento che sta avvenendo a fronte di un servizio che a Roma non è stato mai così disastroso come gli ultimi anni, ma anche questo all’assessore e al sindaco Raggi evidentemente non interessa minimamente.

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