Circa un mesetto fa parlammo di come a Parigi i cittadini vengono coinvolti nelle scelte strategiche dell’amministrazione con ben organizzati dibatti pubblici. Il tema che in quell’occasione veniva dibattuto era la possibilità di passare alla gratuità del servizio di trasporto pubblico, segno che lì il tema è affrontato seriamente ed evidentemente non appare “lunare” come alla gran parte dei cittadini romani (esperienza di chi scrive).
Mercurio Viaggiatore si è esercitato in una riflessione di cosa potrebbe rappresentare una tale ipotesi per Roma con risultanze che confermano l’assoluta ragionevolezza della cosa.
di Mercurio Viaggiatore (@mercuriopsi)
A Roma ben il 70% dei costi di funzionamento del trasporto pubblico è coperto dalle tasse, ed ogni contribuente versa mediamente 280€/anno tra ATAC (230€/anno) e RomaTPL (50€/anno). Il restante 30% dei costi, pari a circa 270 Milioni€, è coperto dalla vendita dei biglietti. Se si ripartisse questo costo tra i 2,2 Milioni di contribuenti romani, si potrebbe rendere il trasporto pubblico completamente gratuito ad un costo medio di ulteriori 125€/anno a contribuente, un prezzo decisamente vantaggioso per quel 35% di popolazione che usa tutti i giorni i mezzi pubblici, specialmente per chi ha a carico dei figli che vanno a scuola con l’autobus, e per le fasce economicamente più deboli (le tasse sono progressive).
In Europa vi sono diversi Comuni dove il trasporto pubblico è totalmente o parzialmente gratuito per i residenti, tra cui Tallinn, la capitale dell’Estonia (già dal 1° gennaio 2013). I vantaggi sono molteplici:
- valido incentivo all’uso del trasporto pubblico, decongestionando il traffico e aumentando la velocità commerciale e quindi la disponibilità degli autobus;
- risparmi sui costi di controllo (personale, tornelli) e distribuzione dei biglietti (rete di vendita esterna, macchinette emettitrici)
- minore inquinamento e meno polveri sottili, a tutto beneficio della salute pubblica, oltre a mitigare il riscaldamento globale e la dipendenza dal petrolio;
- minor numero di incidenti stradali, risparmi manutentivi sulle strade;
- anche una maggiore equità, in quanto chi non usa il trasporto pubblico e paga un fiume di soldi di tasse per sostenerlo, ha un ritorno in termini di minor traffico e più parcheggi.
In definitiva, una migliore qualità della vita per tutti.
Questo sistema, funziona? Ha realmente portato benefici e instradato le persone verso il trasporto pubblico? La risposta è sì, a determinate condizioni.
Vi sono differenti ordini di problemi che si intrecciano tra loro. Pensiamo a Roma: allo stato attuale, tanti di quelli che oggi usano i mezzi di trasporto pubblico passerebbero volentieri all’uso del mezzo privato, se potessero.
La prima condizione affinché un sistema incentivante del trasporto pubblico funzioni, è che il servizio stesso di trasporto funzioni: le corse devono essere frequenti e puntuali, i mezzi moderni e comodi. Dato il primo elemento, subentra il fattore culturale e sociale: il mezzo pubblico non deve essere più visto come un mezzo di trasporto “sposta-povery”, ma come una più efficace modalità di mobilità, necessaria per il bene di tutti.
Il fattore economico sposta solo una piccola percentuale ed incide in maniera minore rispetto ai due punti precedenti e, se ci pensiamo, a Roma il costo dell’abbonamento annuale di 250€ è già bassissimo rispetto ai costi di esercizio di una macchina, eppure l’uso di automobili e scooter è elevatissimo (ben il 65% della cittadinanza), con grande sofferenza per la mobilità di tutta la popolazione.
Al momento il sistema a “tariffa zero” non è comunque applicabile a Roma: le leggi impongono una copertura massima delle spese del 65% da parte dell’Amministrazione, inoltre non si possono istituire tariffe discriminatorie tra i cittadini comunitari, ovvero tra romani gratis e turisti a pagamento.
Un sistema per aggirare l’ostacolo potrebbe essere quello di rivedere le tariffe, ad esempio si potrebbero fare abbonamenti solo annuali a 36€ per tutta la rete di superficie, e di 50€ incluso il metroferro, portando il costo dei singoli biglietti a 3€. In questo modo potrebbe esserci un sostanziale pareggio di coperture con la situazione attuale, ma con un maggiore incentivo all’uso del trasporto pubblico. Passaggio obbligatorio a Roma sarebbe che il Comune pagasse ATAC al 100% (come già fa con RomaTPL, e come fa il Comune di Milano con ATM), e si facesse carico della quota di rischio legata agli incassi dai biglietti, in modo da poter operare con più autonomia e flessibilità sul sistema tariffario (incomprensibile che non sia stato fatto finora).
Insomma, a Roma i motivi per realizzare un sistema più incentivante sono tantissimi, basterebbe solo che qualcuno iniziasse a portare sul serio una ventata di innovazione.
Una curiosità per concludere: questa sistema tariffario è conosciuto con il termine inglese “ZERO FARE”, ma, senza tradurlo, potrebbe andare benissimo come slogan dell’Amministrazione romana.
Una risposta
Per curiosità sono andata a vedere il bilancio ATAC al 31 dic 2017.
La perdita dell’esercizio 2017 è di circa 120 milioni di euro.
La quota maggiore dei ricavi di atac nel 2017 è dovuta dai proventi pagati da Roma Capitale (circa 470 milioni di euro e circa 74 milioni di euro dalla Regione Lazio).
I costi sono circa 846 milioni di euro (di cui circa 538 milioni di euro per il personale).
Lo stato patrimoniale al 31.12.2017 chiude con una perdita di 170 milioni di euro.
Che numeri!!