Trasporti: la carta di Calenda. Ecco come voglio rivoluzionare la mobilità a Roma

Focus sul piano presentato dal candidato di Azione. Alcuni interventi da realizzare subito, altri in dieci anni. "La Raggi? Non ha progettato neanche un km di metro"

 

Carlo Calenda è partito per primo nella corsa verso il Campidoglio e per questo ha conquistato un vantaggio in termini di visibilità. Ma ha anche avuto più tempo per gettare le basi del suo programma.

Gli altri candidati si stanno timidamente affacciando solo adesso sulla scena e, tranne Giovanni Caudo e Virginia Raggi, tutti gli altri sono digiuni dei problemi di Roma.

Il leader di Azione, da bravo manager, ha saputo costruirsi prima degli altri un programma e lo sta presentando a tappe in modo da dimostrare di avere le idee chiare sul da farsi. Se nelle prossime settimane, gli altri concorrenti spiegheranno i loro progetti, daremo conto anche di questi. Oggi cominciamo con il piano trasporti e mobilità che Carlo Calenda ha illustrato a fine aprile durante una conferenza on line, assieme ad altri ospiti.

Il piano sembra ben articolato e con i piedi per terra perché divide ciò che va fatto nel breve periodo (quindi entro cinque anni) da ciò che si potrà fare in uno scenario più lungo (dieci/quindici anni). 

I dati di partenza sull’arretratezza di Roma, sebbene siano noti, non lasciano indifferenti.

Calenda ricorda che nella comparazione con Milano, la capitale ha l’87% in meno di tram, il 66% in meno di metro e l’86 di filobus. Questo forse spiega perché la nostra è la terza città più trafficata al mondo dopo Rio De Janeiro e Bogotà e costringe un cittadino medio a trascorrere 166 ore ogni anno bloccato in qualche ingorgo.

 

Di fronte un quadro così drammatico l’amministrazione si sarà rimboccata le maniche per cercare soluzioni e realizzare infrastrutture? Ebbene la giunta Raggi – fa notare l’ex ministro – non ha progettato neanche un chilometro di metropolitana. Al di là delle due fermate della metro C e di una discutibile funivia non c’è altro per il futuro.

Ecco dunque cosa occorre fare secondo Carlo Calenda. Nei primi cinque anni si devono sfruttare i fondi già stanziati che i 5stelle non hanno saputo spendere e dunque:

  1. avviare una revisione dei treni della metropolitana
  2. acquistare 18 nuovi treni per le linee A e B
  3. ammodernare, trasformandole in metropolitane, la Roma-Lido e la Roma-Viterbo che trasportano moltissimi pendolari
  4. mettere in funzione sette nuove linee di tram
  5. far decollare un bike sharing vero
  6. diffondere lo sharing e la ricarica elettrica
  7. raddoppiare i parcheggi di scambio
  8. rivedere il progetto della funivia Casalotti

Sul punto 8 l’approccio di Azione sembra troppo morbido. La funivia Casalotti non va rivista, ma cancellata. E’ una delle opere più inutili e costose che sia stata immaginata a Roma e non è cambiandone il percorso, la frequenza o le fermate che la si può trasformare da ranocchia in principessa.

 

Torniamo all’esposizione di Calenda e vediamo le opere da realizzarsi nel medio/lungo periodo, con un costo previso di 12 miliardi in dieci anni che è una cifra in linea con quanto spendono le altre capitali europee:

a. completare la linea C, avviando la progettazione della tratta che collega piazza Venezia con Farnesina
b. avviare i prolungamenti delle linee A, B e B1
c. progettare la linea D
d. chiudere l’anello ferroviario.

Sebbene siano tutti progetti indispensabili, ci sembra che sulla chiusura dell’anello ferroviario si ripongano troppe speranze. E’ diventato un mantra che viene ripetuto da chiunque parli di trasporti a Roma e sebbene sia effettivamente utile non è la panacea dei mali di Roma.

Ultime riflessioni del candidato di Azione riguardano Atac (alla quale dovranno restare le linee con meno redditività e la gestione delle grandi infrastrutture) mentre le altre tratte di superficie  dovranno essere messe a gara, senza alzare il costo del biglietto.

Alla presentazione hanno partecipato altri ospiti, tra i quali il professor Ennio Cascetta, ordinario di sistemi di trasporto all’Università di Napoli. “Nel capoluogo campano sono stati spesi 5 miliardi per le metro e i cantieri non si sono mai fermati nonostante i cambi di sindaco. A Roma, la Raggi ha fermato il processo”, ha spiegato il professor Cascetta che ha anche fatto notare come un’automobile venga usata mediamente per il 5% del tempo di una giornata mentre nel restante 95% resta ferma e occupa spazio prezioso. Dunque, troppe auto paralizzano la città anche da ferme.

Alberto Fiorillo, promotore del progetto GRAB, ha voluto sottolineare che il Grab non è solo una pista ciclabile ma l’occasione di miglioramento urbano in ogni luogo nel quale passa.

Mentre Emma Amiconi, di TuttixRoma, ha invitato Rfi e il gruppo Ferrovie a recuperare gli spazi dei binari dismessi per stimolare nuove trasformazioni urbane.

La parte che forse ci ha più convinto del programma di Calenda riguarda l’idea di un quartiere pilota. Si tratta di realizzare una serie di infrastrutture in una zona di Roma quali marciapiedi larghi e orecchie che evitino la sosta selvaggia, fermate bus protette, attraversamenti rialzati, corsie preferenziali, ciclabili, altre forme di mobilità dolce e molto altro. Questa zona dovrebbe diventare l’esempio di quello che potrebbe essere l’intera Roma e rendere così attrattivo per tutti adeguare la città a standard internazionali. Ci sarebbe, cioè, un effetto vetrina di una zona che sarebbe imitata grazie al miglioramento della qualità di vita.

La parte che convince meno è la mancanza di una indicazione di come si vogliono realizzare le cose promesse. Quali sono le forme di governance che dovrebbero fare il miracolo, sbloccare la burocrazia, velocizzare i tempi? Perché Calenda dovrebbe riuscire laddove molti altri sindaci hanno fallito? Questo aspetto resta da chiarire ma c’è tempo ancora per farlo.

Nell’insieme, comunque, il piano è concreto e soprattutto fattibile. Non si fanno voli pindarici sognando una Roma con la stessa rete di trasporti di Parigi perché vorrebbe dire prendere in giro gli elettori. Questo elenco è invece frutto di progetti già in cantiere e altri da scrivere, con finanziamenti raggiungibili in tempi ragionevoli.

Sul tema della mobilità si deve tornare a studiare e progettare e vedremo se gli altri candidati, a partire da Gualtieri, saranno in grado di redigere piani sostanziali e tangibili.

 


Per la registrazione della presentazione cliccare qui

 

 

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2 risposte

  1. Una volta migliorati i trasporti con più tram, bus e metro, si dovrebbe pensare a cambiare il sistema dei parcheggi e fare come a Madrid: 25€ all’anno per aver diritto di parcheggiare gratis nella tua zona (parcheggi verdi) e 2€ per 1 ora (e al max 2 ore) per parcheggiare fuori dalla tua zona. Si evita così tanti “parcheggi di scambio” in quartieri già affollati.

  2. I parcheggi sono una cosa importantissima, se alle fermate metro periferiche non permetti di lasciare la macchina nessuno la userà mai a piena capienza. Anche allontanando i capolinea delle metro in zone al limite della città (ed anche oltre) come a Parigi svuoti il centro di macchine. L’idea del quartiere “modello” è valida ma se non la fai con la testa poveri i suoi abitanti.

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