Domenica vi abbiamo dato notizia del ritrovamento di parte dell’antica via Salaria sotto l’attuale piazza Pitagora. La Salaria Nova fu costruita nel I secolo dopo Cristo esattamente sul tracciato attuale, quello che passa per le Catacombe di Priscilla e scende giù verso viale Somalia e Prati Fiscali. Nello spiegare ai nostri lettori la differenza tra Salaria Vetus e Salaria Nova, abbiamo raccontato che quest’ultima fu realizzata solo grazie allo sbancamento della collina dove adesso si trova via di Tor Fiorenza. Carichi di entusiasmo per le grandi opere dell’antica Roma, il riferimento a quello sbancamento è stato che “sta lì da 2000 anni a dimostrazione che i lavori furono fatti bene“.
La frase non è sfuggita all’amico Lorenzo Grassi, coordinatore dell’Osservatorio Sherwood, nonché uno tra i più profondi conoscitori dell’area di Villa Ada e limitrofe. In realtà, a inizio del 2020, proprio nella scarpata che divide via di Tor Fiorenza da Via Salaria – ci ha ricordato Grassi – ci fu un crollo che ha provocato il restringimento della carreggiata e pesanti disagi alla viabilità. L’episodio ci era sfuggito e pertanto abbiamo visitato la zona per verificare le condizioni in cui si trova. Condizioni che sono davvero pessime e meritano di essere esaminate.
Cominciamo proprio dalla via Salaria, arteria super trafficata che in direzione Rieti è ridotta ad un budello. Dopo il crollo del 2020, il Comune fece installare per oltre 200 metri, i new jersey che tengono i veicoli lontani dalla scarpata. Sarebbe dovuta essere una soluzione provvisoria ma resterà ancora così per chissà quanto. Il problema sembra stia nella proprietà della scarpata. Secondo vecchi atti notarili, questa appartiene alle palazzine sovrastanti che hanno accesso da via di Tor Fiorenza e dunque dovrebbero essere loro a occuparsi del ripristino. Ma si tratta di una spesa ingente ed è difficile immaginare che pochi condomini riescano a farvi fronte. La soluzione dunque al momento non c’è.
Proseguiamo in direzione fuori Roma perché l’intera collina versa in condizioni fatiscenti, segno che la responsabilità non è solo dei privati ma anche del Comune che invece è proprietario del tratto seguente e che mai ha fatto manutenzione. Si incontra una lunga scalinata, quella che porta a via S. Siricio dove c’è una caserma dei Carabinieri. Anche questa scalinata versa in condizioni precarie tanto che per tentare un sostegno, sono state installate grandi travi di ferro che fungono da spinta contrapposta.
Molto peggio sta la scalinata seguente, quella di via Poggio Moiano. Questa è stata del tutto chiusa nel 2018 per il pericolo di crolli ma come spesso accade a Roma, la chiusura è solo una formalità per garantire al Campidoglio uno scarico di responsabilità. Qualcuno ha forzato la rete di protezione e da qui passano tutti, durante la notte anche personaggi non interessati solo a raggiungere i quartieri limitrofi, tanto che nelle aree verdi circostanti si vedono siringhe, bottiglie e portafogli svuotati.
E poi c’è questa piccola ex cabina elettrica Acea, in totale abbandono che è stata scelta come discarica di rifiuti speciali elettronici. Trabocca di vecchi arnesi che qualcuno ha scaricato qui, sicuro di restare impunito.
Dunque il ripristino della scarpata non è utile solo al traffico, ma è indispensabile per gli abitanti che tagliano lunghi percorsi per raggiungere le fermate dei mezzi pubblici ed è importante per il decoro complessivo della zona. Nel 2020, l’allora commissione lavori pubblici del II Municipio si impegnò ad avviare i cantieri per la parte di propria competenza nel corso del 2021. Tra breve saremo nel 2023, ma di operai si è vista neanche l’ombra.
2 risposte
Possibile che sono passati ormai 3 anni e ancora nessuno ha mosso un dito per risolvere il problema?
Avete qualche novità?
Che vergogna