Ha compiuto un anno il nuovo portale del Comune di Roma e come nulla fosse continua a rimanere in versione “beta”.
Noi avevamo fatto notare l’anomalia dell’utilizzo di una versione non definitiva un paio di mesi dopo la sua messa in linea, stupendoci come ciò potesse avvenire per la capitale d’Italia.
Per chi non avesse presente cos’è la versione “beta” di un software, riportiamo la definizione che ne dà wikipedia:
“Il beta testing (o verifica beta) si riferisce invece ad una fase di prova e collaudo del software non ancora pubblicato, con lo scopo di trovare eventuali errori (bug).”
“Va sottolineato che generalmente con “versione beta” si intende un software potenzialmente instabile, quindi, benché spesso vengano rilasciati a basso prezzo o addirittura gratis, sarebbe buona norma non fondare i propri sistemi di lavoro su software in versione beta, o almeno passare alla versione completa e stabile appena è disponibile.”
Facendo fede all’annuncio della messa in linea del nuovo sito web, noi pensavamo che la cosa sarebbe effettivamente durata poco:
“Il processo di migrazione dal vecchio al nuovo portale sarà completato entro la primavera del 2018 grazie a ulteriori sviluppi che terranno conto anche delle indicazioni che perverranno direttamente dai cittadini nei prossimi mesi.”
E così passati cinque mesi tornammo sull’argomento, provando a chiederne conto all’assessore Marzano ma ovviamente senza ottenere alcun riscontro.
Ora siamo all’anno abbondante e come nella migliore tradizione italica, dove non c’è nulla di più durevole di qualcosa di provvisorio, la versione beta del sito web permane a far fare una figura di guano in rete a Roma.
Rifacendo qualche ricerca degli annunci di un anno fa da parte dell’amministrazione abbiamo trovato questa pagina dove viene data una spiegazione del perché si fosse scelto di utilizzare una versione beta:
“Il Portale da oggi online è in “versione Beta”, in quanto la piattaforma è in continua evoluzione e miglioramento, sia per la presenza di alcuni rimandi al vecchio portale per aree specifiche la cui migrazione è in corso, sia per ricevere i riscontri degli utenti con un apposito spazio presente alla fine di ogni pagina. Grazie per la collaborazione.”
Peccato che una tale spiegazione sia tecnicamente sbagliata, una vera e propria castroneria. Ogni software è infatti in continua evoluzione e miglioramento ma solo degli irresponsabili penserebbero di utilizzare versioni beta di software in ambienti cosiddetti “di produzione”, ossia a disposizione degli utenti finali.
Come infatti spiegato sopra, “… sarebbe buona norma non fondare i propri sistemi di lavoro su software in versione beta, o almeno passare alla versione completa e stabile appena è disponibile.”
In Campidoglio evidentemente delle buone norme se ne infischiano, così come del diritto dei cittadini ad avere un portale web che non sia l’ennesima dimostrazione di dilettantismo del sedicente “governo del cambiamento” (in peggio).
Una risposta
Vabbè dai, Gmail c’è stato 5 anni in beta… 😀