A maggio di quest’anno riprendemmo la lettera che l’Associazione Zero Waste Lazio aveva inviato al Sindaco Raggi.
In quella lettera si diceva sostanzialmente che le possibili soluzioni per l’emergenza rifiuti a Roma erano tutte nelle mani del Sindaco stesso e che bastava avere un po’ di coraggio e d’iniziativa per metterle in campo. Si partiva, nella lettera, dal presupposto della delibera n.129/2014, quella denominata “Roma verso rifiuti zero”, scaturita da una delibera d’iniziativa popolare ed adottata dall’amministrazione Marino, che ha delineato un possibile percorso per portare Roma all’obiettivo “rifiuti zero” entro il 2020. Nella lettera si sottolineava anche uno degli aspetti più innovativi di quella delibera, ossia l’istituzione di una vera e strutturata partecipazione popolare che avrebbe accompagnato e sostenuto il percorso verso “rifiuti zero”.
Come era facile prevedere quella lettera non ha ricevuto alcuna risposta, o perlomeno a noi questo risulta, ben felici di essere smentiti se qualcuno avesse informazioni diverse. Temiamo però di aver ben capito come l’attuale amministrazione interpreta le parole “Trasparenza e Partecipazione”: esattamente all’incontrario!
La cosa ha un po’ stupito in quanto solo lo scorso febbraio, in un incontro con Zero Waste Lazio, l’assessore Montanari aveva fatto capire di essere d’accordo con gli obiettivi della delibera 129/2014 e di voler procedere con la sua attuazione. Ma evidentemente l’assessore stava già guardandosi in giro per capire se c’erano altri interlocutori, magari richiesta di farlo da parte di un’amministrazione che al solo pensiero di tanta partecipazione dei cittadini ci avrà perso il sonno.
Oggi abbiamo conferma del cambio di “treno” da parte dell’amministrazione, leggendone proprio sulle pagine del sito web del Comune: “Roma a Rifiuti Zero. In ottobre confronto internazionale su piano deliberato e avviato“.
“Roma Capitale ospiterà una task force internazionale di esperti per sostenere e rafforzare il proprio percorso verso Rifiuti Zero iniziato con l’approvazione, lo scorso mese di marzo, del Piano per la Gestione Sostenibile dei materiali Post Consumo 2017-2021. L’iniziativa, prevista dal 23 al 26 ottobre, è stata decisa nel corso di un incontro tra l’assessora alla Sostenibilità ambientale Pinuccia Montanari e Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy.”
Da questo incipit capiamo che da “Zero Waste Lazio” si è passati a “Zero Waste Italia” che, a dispetto del nome ed a meno che le cose non siano cambiate recentemente, non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra. Ci risulta anzi che le due associazioni siano tutt’altro che in buoni rapporti. Troviamo infatti che “Zero Waste Italia” ha incontrato l’assessore lo scorso giugno proponendogli il coinvolgimento della rete “Zero Waste International” nei progetti romani. E la cosa deve essere piaciuta all’assessore se ora viene annunciato un “International Advisory Board per Roma verso Rifiuti Zero” (mai che si riuscisse ad evitare il provincialismo dei termini inglesi …) che si riunirà per tre giorni nella capitale alla fine di ottobre.
Non vogliamo fare i disfattisti a tutti i costi, ma tanto zizzagare da parte dell’amministrazione su uno dei temi che già erano cruciali durante la campagna elettorale, ossia quasi due anni fa, non può non sollevare seri dubbi sulla sua effettiva capacità di almeno avviare a soluzione il problema dei rifiuti a Roma.
C’è poi un passaggio che ci lascia molto perplessi e che ci fa ulteriormente dubitare dell’effettiva utilità dell’annunciata iniziativa:
“In passato non sono mancati gli incontri tra le Amministrazioni Capitoline e quelle di città come San Francisco, che è stata la prima metropoli al mondo ad adottare una strategia Rifiuti Zero. Ma alle parole non sono seguiti i fatti. Per questo abbiamo deciso di confrontarci con chi ha già intrapreso il nostro stesso percorso verso Rifiuti Zero solo dopo aver deliberato e avviato il nostro piano.”
Noi ce lo ricordiamo l’incontro del Sindaco Marino con quello di San Francisco, e ricordiamo che non ci piacque particolarmente. Ma ci chiediamo: che senso ha deliberare ed avviare un piano verso rifiuti zero PRIMA di confrontarsi con chi quel percorso l’ha già intrapreso? Se qualcuno una strada l’ha già intrapresa non sarà il caso di chiedere consigli prima di decidere come percorrerla?
Non che qui si provi gusto a fare i puntigliosi, ma le frequenti carenze logiche dei polpettoni che vengono sistematicamente pubblicati sul sito del Comune o sulle pagine facebook di assessori e Sindaco sono per noi evidenti segnali di carenza di idee chiare e convinzione nelle iniziative.
Va inoltre considerato che il piano di cui si parla non può che essere stato redatto sulla base della delibera n.129/2014, non potendo immaginare che l’assessorato vada in una direzione diversa da quella indicata dall’Assemblea Capitolina. Perché quindi continuare con la sterile retorica delle amministrazioni precedenti che non hanno fatto nulla se l’architrave su cui si basa la nuova strategia dei rifiuti è stato approvato dalla passata Assemblea Capitolina (peraltro sulla base di una delibera d’iniziativa popolare)?
A noi questa conferenza internazionale sembra tanto un voler buttare un po’ di fumo negli occhi dell’opinione pubblica, oppure fare ammuina, per nascondere le tante evidenti incapacità di cui continua a dar mostra l’attuale amministrazione.
A che serve infatti chiamare i massimi esperti internazionali di “rifiuti zero” se ancora non si è in grado di reprimere minimamente qualsiasi conferimento in strada, sia esso di una cicca, un sacchetto o un’intera cucina fatta a pezzi?
Serve forse una schiera di americani per cogliere la contraddizione tra il vessare gli utenti del porta a porta (che facilmente ricevono multe anche solo per una lettera gettata nell’indifferenziato) e continuare a lasciare impuniti i tanti che continuano a riempire la città di elettrodomestici?
Peraltro sarà interessante vedere come l’assessore Montanari presenterà al gotha mondiale dei “rifiuti zero” le schiere di cassonetti che ancora ingombrano le strade romane, uno spettacolo indegno che mai gli americani si aspetterebbero di vedere in una capitale europea.
La verità è che le macroscopiche magagne romane non necessitano di esperti internazionali, a cui anzi sarebbe il caso di nasconderle con un po’ di sana vergogna, ma solo di idee chiare, capacità decisionali e coraggio nell’agire.
Purtroppo l’attuale amministrazione continua a dimostrare gravi incapacità tecniche ma soprattutto una grande paura, terrore si direbbe, di prendere le dovute decisioni per premiare i comportamenti virtuosi e sanzionare con fermezza e continuità quelli sbagliati.
Manca inoltre all’appello qualsiasi misura che dia ai cittadini il segnale di una svolta nel modo in cui vengono trattati i rifiuti a Roma.
Possibile, ad esempio, che l’assessore Montanari non abbia ancora trovato il tempo e modo replicare in tutti i mercati rionali l’ottima esperienza del Box n.95 del mercato Trionfale, quello dove ti pagano a peso i rifiuti differenziati?
Oppure come mai a Roma ancora non esiste almeno un, che sia uno, magazzino del riuso dove chiunque possa portare oggetti riutilizzabili che non hanno mercato per evitare che divengano rifiuti da trattare, o materiali post consumo, come ama definirli ora l’amministrazione?
Chiudiamo con una domanda che, lo ammettiamo, è anche un cattivo pensiero (ma come si sa a pensar male …): non è che lo stuolo di americani invitati al convegno viene a farsi una vacanza a Roma pagata dal Comune? Assumiamo che no, che non sarà certo il Comune a pagare così tanti consulenti la cui utilità nello specifico romano è tutta da verificare. Magari ognuno si pagherà il viaggio per conto suo e allora saremo ben lieti di aver fatto la figura delle malelingue, una volta tanto.