Non solo l’attuale amministrazione continua ad essere schierata a protezione di tutto il commercio ambulante a Roma, a prescindere dagli eventuali suoi deleteri impatti sulla realtà cittadina, ma addirittura si rende responsabile dell’installazione di nuove postazioni ambulanti in centro storico.
Vediamo come, dopo un po’ di cronostoria.
L’invasione delle bancarelle a Roma è avvenuta pian piano negli anni, con alcune di quelle localizzate nei luoghi più preziosi, autorizzate “temporaneamente” con procedure anomale e la netta sensazione che l’amministrazione Alemanno abbia dato un contributo determinante alla loro esplosione a Roma (benché ammettiamo di non avere numeri a suffragio di tale ipotesi e ben pronti a documentare un’eventuale diversa versione dei fatti).
Per molto tempo ci siamo ritrovati tra i pochi a lamentarsi per l’ingombrante presenza di bancarelle un po’ ovunque in città, con marciapiedi sequestrati dai banchi e resi praticamente inagibili, uscite della metro in pieno suq, postazioni ad impallare i luoghi più preziosi della città.
Man mano la sensazione che si stesse esagerando ha preso piede e sempre più cittadini si sono resi conto di come tutto ciò fosse anomalo, che i marciapiedi e le aree pedonali non possono essere stabilmente occupati da bancarelle, che tipicamente il commercio va esercitato in locali commerciali e non en plain air (eccezion fatta per i mercati rionali), che è assurdo incidere stabilmente sul godimento di un’opera d’arte per il solo motivo che ad una bancarella sia concesso di stazionare in sua prossimità.
È successo un po’ lo stesso con i cartelloni: prima quasi nessuno faceva caso mentre li stavano installando ovunque a Roma, poi pian piano c’è stato una specie di risveglio delle coscienze e si è arrivati alla riforma del settore (che però da due anni aspetta ancora di essere attuata).
Tornando alle bancarelle, l’amministrazione Marino ebbe il merito di cogliere il livello di saturazione che i cittadini avevano cominciato a manifestare e avviò la prima grande iniziativa per ricollocare le postazioni ambulanti che occupavano in maniera “ingombrante”, benché in qualche modo lecita, alcuni luoghi del centro storico.
Nel luglio 2015 assistemmo tutti alla rimozione di molte postazioni ambulanti dai Fori e dall’area del Tridente, ricollocate sempre in centro storico ma in posizioni più defilate. Anche le molte bancarelle che prima occupavano piazza dei Cinquecento furono rimosse, mettendo fine a situazioni di grande degrado ai capolinea delle linee ATAC.
Grazie all’iniziativa dell’assessore Leonori e del Sindaco Marino si riuscì a superare il maledetto principio della posizione commercialmente “equivalente” nel caso di spostamento di una bancarella, che ai tempi del presidente Storace in Regione Lazio qualche “abile manina” riuscì ad inserire nella legge regionale n.33/1999.
Quella del luglio 2015 doveva essere solo la prima di una serie di ricollocazioni che avrebbero dovuto riguardare molte postazioni ambulanti in centro storico, ma purtroppo intervenne la mai abbastanza vituperata sfiducia del PD al Sindaco Marino per via notarile e l’iniziativa si bloccò.
Il commissario Tronca non ritenne di portare avanti le ricollocazioni (chissà poi perché) utilizzando il lavoro preparatorio fatto dalla giunta precedente e quando fu chiaro che il M5S avrebbe vinto le elezioni da molte parti si temette un ulteriore fermo a causa delle posizioni chiaramente anti-Bolkestein del MoVimento.
La realtà fu poi più articolata del previsto. Da una parte infatti si pose il presidente della commissione commercio, Andrea Coia, che fin dall’inizio prese le parti del commercio ambulante (a partire dal suo provarle tutte per restituire la festa della Befana agli “operatori tradizionali”) fino al capolavoro della delibera da lui promossa che a sua detta avrebbe dovuto rivoluzionare in meglio il settore ed invece, come facilmente prevedemmo, ne immortalò l’indecente stato. Dall’altra parte si posizionò invece l’assessore al commercio, Adriano Meloni, che dopo qualche primo stentato passo comprese l’opportunità, oltre che la necessità, di mettere mano all’ambulantato romano e si predispose a cogliere l’occasione della direttiva Bolkestein per intervenire in un settore altrimenti bloccato da norme e cavilli congegnati ad arte per mantenere lo status quo.
Purtroppo il governo Gentiloni decise di posticipare la Bolkestein ma l’assessore Meloni riuscì lo stesso a lasciare un segno nella direzione giusta: è infatti grazie alla sua richiesta di applicazione di una previsione del PGTU che si è riusciti a liberare i marciapiedi di via Tuscolana dalle decine di bancarelle che ne rendevano il passaggio spesso penoso (e rimane risibile il tentativo del Sindaco Raggi di ascrivere il merito della cosa alla delibera di Coia).
A oltre due anni di distanza dal suo insediamento, cosa ha dunque fatto l’attuale amministrazione per ridurre l’invasività delle bancarelle a Roma? Risposta facile: a parte lo spostamento dei banchi di via Tuscolana, operato come detto in attuazione di una norma della precedente amministrazione, non si è fatto un bel niente, lasciando che i banchi continuino ad operare a prescindere dalla loro invasività o indecenza. Tutte le strade sfigurate per anni da un commercio ambulante ipertrofico e senza regole sono rimaste uguali nonostante ormai tali situazioni vengano giudicate inaccettabili probabilmente dalla maggioranza dei romani. E basta andare in via Cola di Rienzo, viale Regima Margherita, via Ravenna, piazzale Flaminio, per citare i casi più noti, per rendersene conto.
L’amministrazione attuale non è neanche riuscita a proseguire lo spostamento delle postazioni più scandalose del centro storico, nonostante si trattasse solo di portare avanti il lavoro della Leonori, per cui vi sono ambulanti che possono continuare ad operare in posizioni pazzesche, peraltro pagando cifre ridicole per l’OSP, alterando la fruizione di alcuni dei monumenti più importanti al mondo.
In una ipotetica classifica delle postazioni ambulanti più intollerabili, a nostro avviso il primo posto spetta senz’altro ai due “dioscuri” del degrado che stazionano stabilmente di fronte alla fontana di Trevi, impallandone la visione dalla piazza.
Al secondo posto, benché meriterebbe l’ex-equo, mettiamo il banchetto che stazionando di fronte al Pantheon impedisce a chiunque di prendere una foto pulita del secondo monumento più visitato d’Italia (come in Campidoglio non si decidano almeno a farlo spostare da un lato quel dannato banchetto è cosa che sfugge alla comprensione).
Al terzo posto, ma meriterebbe il primo per le incredibili modalità con cui il titolare si è assicurato la postazione, mettiamo il caldarostaro di piazza di Spagna, unico esempio conosciuto al mondo di venditore di caldarroste che se ne frega del procedere delle stagioni e tiene vivo il suo braciere anche con i 30 e oltre gradi di luglio ed agosto.
A nostro avviso questi esercenti dovrebbero baciare il suolo dove passano i rappresentanti dell’attuale amministrazione, avendo costoro congelato la ricollocazione di questi come di altri banchi, che molto probabilmente la passata amministrazione avrebbe portato avanti.
Come appare a noi indiscutibile, da tali ricollocazioni qualche singolo ci avrebbe rimesso (benché se si considera tutto il pregresso di anni fatto di lauti guadagni e ridicoli canoni OSP chiunque ci metterebbe la firma) ma la collettività ci avrebbe guadagnato. Davvero curioso quindi dover constatare come il M5S sia palesemente e da anni schierato a favore di qualche singolo e contro l’interesse della collettività.
Ma veniamo all’ultimo capolavoro dell’attuale amministrazione, ossia la concessione di nuove postazioni ambulanti in pieno centro storico, licenze che valgono cifre pazzesche (probabilmente milioni di euro) regalate a pochi fortunati che hanno il solo merito di un’anzianità alquanto discutibile.
Parliamo delle decine di nuovi banchi che si stanno allestendo in via delle Muratte l’ampia strada sul percorso Trevi-Pantheon (senz’altro il più redditizio della città dal punto di vista commerciale) che nel giugno 2015 era stata quasi completamente ripulita dai tanti banchi che la occupavano abusivamente.
Ecco il nuovo allestimento in corso:
Di via delle Muratte ci siamo occupati quando fu liberata, e poi tante altre volte, ad esempio quando si è saputo che il Municipio I aveva chiesto al commissario Tronca di sbloccare il bando oppure quando si è saputo che l’amministrazione M5S si era decisa a rioccuparla con nuove bancarelle.
Come tornerà ad essere via delle Muratte lo sappiamo già, basta andare a rivedere le immagini del 2015 prima dello sgombero.
Evidentemente è questo il livello di decoro che l’amministrazione attuale considera consono per il centro storico di Roma e tutti noi dovremo ormai farcene una ragione. Costoro non sanno dove stia di casa il rispetto dei luoghi, senza contare la concorrenza sleale che questi banchi ricominceranno a fare alle librerie vere.
Vi è poi l’aspetto economico della cosa che grida ulteriore vendetta. A quanto ci consta i vincitori del bando, “miracolati” per una molto discutibile anzianità (sempre quello il criterio cardine), non pagheranno nulla per la concessione ma solo il canone OSP, vale a dire poche centinaia di euro l’anno, mentre otterranno un privilegio che non è esagerato valutare nell’ordine delle diverse centinaia di migliaia di euro. Considerando che il bando riguardava 19 postazioni ambulanti, stiamo parlando di qualche milione di euro che l’amministrazione avrebbe potuto dedicare a chissà quante emergenze cittadine e che invece si tramuterà nell’ennesimo beneficio per pochissimi.
Preveniamo infine l’obiezione che il processo di rilascio di queste concessioni ambulanti viene dalla passata amministrazione e che vi è anche un pronunciamento del TAR affinché il bando venisse effettuato. L’attuale amministrazione ha dimostrato infatti che quando c’è la volontà politica si fanno cose straordinarie, tipo il rinunciare alle Olimpiadi quando in campagna elettorale si era promesso di fare un referendum, oppure lo stravolgere un progetto complicatissimo come quello del nuovo stadio della Roma facendo un regalo colossale ai costruttori, oppure l’optare per il concordato per l’ATAC, con tutti i rischi che comporta per l’azienda municipalizzata più grande, e indebitata d’Italia.
Non ci si venga quindi a dire che non c’era il modo per l’amministrazione capitolina di far sì che non venissero rilasciate queste nuove incredibili 19 concessioni ambulanti nel centro storico di Roma, la prenderemmo come un’offesa alla nostra pur limitata intelligenza.
Una risposta
La colpa e dei vigili venduti che non controllano e fanno le tresche con le rumene e le lasciano lavorare