I taxi a Roma non sfuggono alla regola per cui nella nostra città le cose devono sempre funzionare in modo diverso dal resto del mondo, in genere peggio, in questo caso molto peggio.
Da generazioni i romani crescono con l’idea che i taxi sono costosi, non si trovano quando servono e spesso tirano a fregare il cliente. A chi poi capita di passare un po’ di tempo all’estero, si accorge che in realtà i taxi sono una componente fondamentale del trasporto pubblico, indispensabile per coprire tratte non servite dal Trasporto Pubblico di Linea (TPL), o per essere trasportati in orari o situazioni dove il TPL non va bene. Perché Roma dovrebbe fare eccezione a questo? Proviamo a capirlo insieme.

I COSTI Anzitutto vi è senz’altro un problema di costi, che però probabilmente è più complesso di quel che si pensi. Chi vi scrive ha preso un taxi recentemente da largo Goldoni a piazza dell’Orologio spendendo €7, con un traffico moderato; la prima impressione è di aver speso troppo per fare via del Corso, via del Plebiscito e Corso Vittorio, ma facendo la comparazione con un tragitto simile nelle altre capitali europee (tramite worldtaximeter.com) viene fuori che il costo è grosso modo in linea, forse leggermente più caro. Una possibile spiegazione dell’errata impressione è legata alla propensione romana all’utilizzo del mezzo privato, quella che ci mette in cima alle classifiche mondiali per rapporto veicoli/abitanti (primato tutt’altro che invidiabile); ebbene il costo dell’utilizzo del mezzo privato non è mai evidente sulla singola corsa, per cui nel mio caso sarei portato a pensare che utilizzando la mia auto avrei speso pochi centesimi di benzina contro i €7 del taxi; ma le cose non stanno così, per cui se dovessi ripartire tutti i costi legati al possesso di un veicolo sui singoli tragitti, quello dell’esempio mi sarebbe costato almeno €4. Se quindi il problema dei costi è in gran parte di percezione da parte degli utenti, esso può essere sì affrontato con campagne informative che cambino tale percezione, ma nell’immediato andrebbe risolto con un drastico abbassamento delle tariffe, almeno della quota fissa che appare essere molto più alta che nelle altre capitali europee; questo renderebbe l’opzione taxi più attrattiva per i possibili utenti, rimuovendo progressivamente il pregiudizio tutto romano. Inoltre ciò dovrebbe portare una maggiore attività per i tassisti che quindi dovrebbero aumentare i ricavi totali pur diminuendo quelli della singola corsa.

Taxi a Roma 3

Riguardo al fatto che i taxi non si trovino mai quando servono, ebbene questo non è un problema esclusivamente romano, giacché ovunque nel mondo ci sono difficoltà a trovare taxi disponibili quando piove o negli orari di punta. Si può parzialmente ovviare a ciò utilizzando la tecnologia, con sistemi di chiamata e prenotazione che sfruttino al meglio i mezzi disponibili su base cittadina. E l’impressione è che a Roma c’è ancora molto da fare, nonostante finalmente anche qui si sia arrivati ad un numero unico di chiamata taxi ed una app per farlo.

TASSAMETRO E RICEVUTA AUTOMATICA Sull’affidabilità ed onestà del servizio reso dagli autisti si aprirebbe un mondo fatto di storie riferite e brutte esperienze personali. Un mio conoscente soleva dire che prendere un taxi a Roma equivale a farsi turlupinare, c’è solo da capire a che livello: se sei di Roma l’autista punterà a fare un percorso un po’ più lungo, se sei straniero allungherà il percorso e magari imposterà la tariffa extraurbana, se infine sei un giapponese ti farà nero in tutti i modi possibili, incluso imbrogliare sul pagamento ed il resto (giacché notoriamente i giapponesi, nella loro infinita cortesia, non si lamenterebbero mai seduta stante). Queste sono chiaramente esagerazioni, ma non sono infrequenti storie di fraintendimenti tra il tassista ed il passeggero, al limite delle piccole truffe, che però la categoria non sembra far nulla per evitare. Se ad esempio si adottasse finalmente anche a Roma il tassametro con ricevuta automatica, il tassista non avrebbe nulla da nascondere ed il passeggero avrebbe sempre la possibilità di controllare la correttezza di quanto pagato (ovviamente ciò non impedirebbe gli allungamenti di tragitto ma per quelli ci sono ormai i navigatori sugli smartphone per controllare che strada si fa). Per motivi imprecisati la categoria dei tassisti si è sempre opposta strenuamente alla ricevuta automatica, ma, ci sarà consentito, ciò ci permette di pensar male.

TROPPI TAXI AL PARCHEGGIO Corollario della scarsa propensione all’utilizzo dei taxi da parte dei romani è la necessità per gli autisti di sostare in attesa dei clienti. E dove farlo se non nei luoghi dove più probabilmente se ne troveranno di clienti, magari gli appetiti turisti? Da ciò il fenomeno, anch’esso tutto romano, degli affollamenti monstre di taxi nei luoghi più preziosi della città: piazza del Popolo, proprio davanti una delle due chiese gemelle, piazza di Spagna, via Tomacelli, piazza Argentina, piazza Mignanelli, piazza di Tor Sanguigna (dietro piazza Navona). Decine e decine di taxi accatastati alla bene e meglio, laddove di spazio regolare ve ne sarebbe solo per qualche vettura, con i conducenti a passare il tempo chiacchierando con i colleghi. Vedendo quanto succede si direbbe che i tassisti passino la gran parte del loro tempo a bivaccare presso le fermate, facendo di quando in quanto una corsa. Esattamente il contrario di quello che occorrerebbe alla mobilità cittadina. Peraltro secondo la vulgata cittadina uno dei motivi di questi affollamenti alle fermate è il divieto per i conducenti di prendere clienti al di fuori delle fermate, ma invece il regolamento comunale prevede tale possibilità, purché non vi sia una fermata nel raggio di 100 metri.

Purtroppo starebbe ai vigili far rispettare le aree di sosta ai tassisti, invitando quelli in eccesso a non sostare in divieto; ma come si può immaginare mai si è visto un vigile mettersi contro un tassista.

Si dirà che se non trovano posto alle fermate gli autisti dovrebbero andare continuamente in giro, ma è esattamente il loro compito: trovare persone da portare in giro; e magari se fossero obbligati ad adottare veicoli ibridi o a gas il loro girare creerebbe un inquinamento minimo.

taxi nel centro di roma

PIU’ PREFERENZIALI Volendo infine spezzare due lance a favore della categoria dei tassisti, che pur comprende moltissimi onesti lavoratori come ciascuno di noi avrà potuto sperimentare di persona, va anzitutto detto che a Roma manca un gran numero di corsie preferenziali per il TPL ma anche dei taxi, e quelle esistenti sono normalmente mal protette. Vi è ad esempio il caso emblematico della via Cristoforo Colombo, una grande arteria a 5 (cinque!) corsie per senso di marcia, dove autobus e taxi devono fare le stesse file del traffico privato. Inoltre è indubbio che i tassisti subiscono da anni la concorrenza sleale di un gran numero di NCC che, avendo licenze rilasciate da comuni diversi da quello di Roma, potrebbero operare nel territorio romano solo a certe condizioni; ma essendo il controllo di ciò demandato sempre ai vigili, la loro notoria inefficacia, utile ai tassisti per quanto detto prima, gli si ritorce contro in questo ambito.

Di Uber non parliamo in dettaglio perché, da quel che capiamo, a Roma il servizio dovrebbe seguire le regole degli NCC (UberPop, il servizio che è una sorta di car sharing con autista, a Roma non è ancora disponibile).

SEI PUNTI PER TAXI PIU’ EFFICIENTI ED ECONOMICI Per concludere, volendo riassumere le misure che a nostro avviso sbloccherebbero il servizio taxi romano, a vantaggio di tutta la cittadinanza ma anche degli stessi tassisti, esse sono:
– riduzione delle tariffe a partire dalla quota fissa di partenza,
– tassametro con scontrino automatico,
– rispetto dei posti disponibili alle fermate taxi,
– obbligo di adottare veicoli ibridi o a gas,
– controllo delle corsie preferenziali e creazione di nuove,
– controllo dei veicoli NCC extra-comunali.

L’aumento del numero delle licenze taxi, spesso materia di accesa discussione tra il Comune ed i tassisti, non ci appare al momento centrale, stante lo scarso utilizzo dei veicoli esistenti. Se e quando però si riuscisse ad incentivare l’uso dei taxi a Roma, sposeremmo senz’altro la proposta che a suo tempo fece l’Istituto Bruno Leoni per raddoppiare le licenze taxi a Roma senza danni per i tassisti esistenti: assegnare a ciascuno di loro una licenza aggiuntiva gratuita. In questo modo il singolo tassista vedrebbe svalutata la vecchia licenza ma ciò sarebbe compensato da quella nuova, mentre la città si ritroverebbe con un numero doppio di possibili autovetture.

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