Chi si fosse trovato a frequentare il bar Panamino negli ultimi mesi avrà notato una certa sciatteria e un sensazione di dismissione. Probabilmente i gestori erano consapevoli che i sigilli sarebbero arrivati di lì a poco e hanno tagliato molto sia sulla qualità sia sul personale. Al banco girovagavano un paio di giovani impiegate poco avvezze al lavoro massacrante del bar, mentre il cibo era spesso mancante oppure poco attrattivo.
Insomma quello che per molti è stato un fulmine a ciel sereno, agli occhi di un attento osservatore era qualcosa di prevedibile. E infatti è dal 2016 che sulla testa delle due società concessionarie, la Panamino e la Eolie srl, gravava una sentenza senza appello del Consiglio di Stato: chiusura e demolizione. La sentenza non era stata attuata nonostante nel 2017 il Municipio avesse notificato ai gestori un’ordinanza di sgombero e la conclusione della concessione. Ma loro sono andati avanti imperterriti a servire caffè, tramezzini, bevande fresche all’ombra degli alberi di Villa Ada, o parco Rabin, come si chiama questa porzione da qualche anno.
I gestori, come si dice a Roma, si “erano allargati“. Lo avevano fatto nel senso letterale del termine, ampliando il chiosco con vetrate, tendoni e strutture che l’avevano fatto diventare di 90 metri quadri. Molti di più degli originali 30 per i quali avevano ottenuto la concessione. Eppure in largo Bangladesh, un punto di ristoro c’è sempre stato. E’ nato insieme al quartiere con i grandi palazzi razionalisti di via Panama, via Lima e via Bruxelles, costruiti per le famiglie borghesi e benestanti. Nelle tavole di progetto dell’edificio di fronte, in via Lima 48, realizzato nel 1936, è già indicato un piccolo chiosco dirimpettaio. Qui si fermavano le mamme con i bambini che venivano a passeggiare in quella che allora si chiamava Villa Savoia.
Il vero boom e la trasformazione in un bar con tanto di frigoriferi e macchine per il caffè Segafredo, arriva alla fine degli anni ‘5o e – sebbene non abbia esercitato lo stesso fascino dei più celebri Parnaso e Casina della Muse, frequentati dai giovani bene dell’epoca – il Panamino era un punto di riferimento del quartiere.
La decadenza inizia in anni più recenti, con prezzi molto elevati e questo continuo ampliarsi che lasciava intuire una scarsa sensibilità civica di chi aveva la fortuna di gestire un bar in un luogo pregiato.
E’ un po’ la storia del Casino dei Pini, dentro Villa Massimo, di cui ci siamo occupati pochi giorni fa. Anche in quel caso, le superfetazioni abusive hanno portato alla chiusura definitiva e ora il rudere di quello che fu un bar grazioso, rovina l’immagine del giardino, oltre a fungere da rifugio per sbandati.
Finirà allo stesso modo per il Panamino? Anche questo chiosco resterà sigillato per decenni fino al crollo strutturale? Si augura di no l’Osservatorio Sherwood, la più attenta associazione cittadina a tutela di Villa Ada. “Chiediamo che sia ripristinata la legalità e che si proceda senza indugio alla demolizione degli abusi“, scrivono sulla loro pagina Facebook. Ma temiamo che la richiesta di Sherwood sia davvero irrealistica. Non solo per l’esempio della Casina dei Pini, ma anche per l’altro scandalo che investe la zona di via Panama con la mega voragine lasciata da un parcheggio irregolare che deturpa il parco.
Iniziato a febbraio del 2010, il mega cantiere per la costruzione di un parking da 497 posti auto e 13 mila metri quadri, fu bloccato a gennaio 2011 dalla magistratura. Da allora resta un enorme cratere che forse non verrà mai ricoperto. Una società, la Panama Giardini srl, pensò di iniziare la costruzione presentando solo una Dia, senza un vero permesso di costruire, perché intendeva avvalersi delle agevolazioni previste dalla legge Tognoli. Ma quelle agevolazioni non erano applicabili ad un’opera di quelle dimensioni.
Dunque, da questa settimana, in via Panama i residenti avranno davanti alle loro abitazioni due diverse incompiute: un parcheggio abbandonato e ora anche un chiosco con i sigilli. Eppure trovare una soluzione per entrambe le questioni non dovrebbe essere impossibile.